Vivere in famiglia: elisir di lunga vita
di Giacomo Mameli.
Nell’aula magna dell’università di Cagliari, a fine settembre, ha ascoltato la tesi di laurea in architettura del nipote Giacomo. Poi è ripartita per Perdasdefogu dove Annunziata Stori è nata 96 anni fa e dove abita in casa del figlio Mario, della nuora Marcella e dei loro figli.
Era stata a Cagliari, in ospedale, anche lo scorso febbraio, operata di carcinoma. «Temevo per la mia vita, ma il chirurgo, professor Antonio Macciò, ha fatto le cose bene. Ha detto che gli anziani hanno gli stessi diritti dei giovani. Bravi gli infermieri. Dopo quattro giorni ero in piedi», ricorda nella casa di Santonalài con vista sugli orti con la chiesa del Salvatore. Piega lenzuola e asciugamani, fa colazione, rassetta il letto. Poi in macchina col figlio alla vigna a guardare i grappoli d’uva scampati alla grandine d’agosto. Dice: «Vivo in famiglia e faccio di tutto, d’estate vado al mare e sto in spiaggia a prendere il sole». Memoria di ferro: «Ricordo il mio matrimonio del settembre 1952, ma anche i nomi degli scrittori venuti a Foghesu per il festival letterario, che brava Benedetta Tobagi, ricordo anche le commedie dialettali ascoltate nel cortile delle elementari. In paese vivo bene». E mantiene le pubbliche relazioni. Per “Sa Strangìa” – il giorno prima della festa grande, quando i foghesini accolgono i forestieri – ha invitato a casa la prima centenaria di Castiadas, zia Elvira Orrù. «Ci siamo raccontate tante storie, anche gli amori giovanili. E i balli in piazza».
Vive bene perché vive in famiglia. Come succede a tante coetanee e coetanei di Perdasdefogu. È il villaggio che detiene – e resta imbattuto – il record mondiale della longevità familiare con la saga dei Melis, quella di Consola morta lucida a 108 anni. È il villaggio che su 1880 abitanti (2928 nel 1971) conta 54 ultranovantenni. La terapia casalinga unita a quella paesana è un efficace stile di vita: perché resti legato al tuo ambiente, trovi sorrisi, gente vestita come te, non camici bianchi. Trovi soprattutto dialogo. Parli e vivi. Non sei solo, stai con la gente, tra piaceri e dolori.
Succede a Carolina Mura, che di anni ne ha 93, autonoma nella casa fronte biblioteca a pochi metri da quella del figlio Giampaolo. Tiene la contabilità “vicinato per vicinato” di chi nasce e di muore, si commuove quando ricorda l’incidente sul lavoro, nei pressi di Stoccarda, quando – 1969 – era morto il marito Cesare. Se non è a Foghesu si trasferisce a Villagrande dal figlio, Antonio. «Sempre fra nipoti e conoscenti, sempre tra sorrisi e tante discussioni».
Stessa vita, stesso affetto nel rione Sa Muragessa per Battistina Carta (92 anni), per Francesca Sirigu (96). La prima ricorda gli anni della guerra col marito Carlo Deidda in Africa, la sua vita “indipendente” vicina di casa della figlia Antonella, le visite alle sorelle Elena (84) e Clelinia (80). Francesca parla del marito Luigino Salis prigioniero degli inglesi, dei suoi figli, («uno fa l’attore, un’altra insegna a Cagliari»).
Alla fine del paese, sulla strada per Ulassai, abita – ricordando la vita di “emigrata da Escalaplano” – Antonietta Prasciolu Corona. «I miei figli mi portano sempre alle feste in campagna, alle cene con gli amici. E io recito poesie». Federica Melis, 96 anni, maestra in pensione va ogni mattina alla prima Messa, rientra a casa, «e leggo i miei autori, Manzoni, Leopardi e la Deledda. I libri mi tengono viva».
Stessa terapia casalingo-paesana per i colleghi seniores maschi. Zio Vittorio Palmas, noto Catzài, di anni ne compirà 105 il prossimo dicembre. È noto in tutt’Europa. È uno dei sopravvissuti al lager di Bergen Belsen, quello di Anna Frank. È protagonista di libri di storia, è raccontato in monologhi teatrali (“Storia di un uomo magro” dell’attore Paolo Floris) fra la Sardegna, il resto d’Italia e la Spagna. Vive tra la sua casa di Piazza Longevità e quelle delle figlie Donatella e Antonietta. «Sto una settimana da una figlia e una settimana da un’altra. D’estate torno a casa mia con le figlie che rientrano da Roma».
Stessa vita per Antonio Brundu (anni 101) salvato nel 1943 dalle bombe che avevano distrutto Cagliari. Quando è a Perdasdefogu sta dal figlio Gianni, e passa tante ore a chiacchierare con gli amici in piazza Europa, ascolta le gare poetiche dialettali, non manca alla presentazione dei libri. In inverno a Monserrato dalla figlia Beatrice, in estate a Foghesu con i figli Aldo (lavora a Torino) e Luigi (vive a Parigi).
Bonino Lai, prossimo al secolo di vita, ex impiegato comunale, ex radiotelegrafista nella seconda guerra mondiale, passa le sue giornate nella casa di via Roma, vicino alla chiesa parrocchiale, con la moglie Elena, le figlie e nel viavai di parenti e amici. E racconta pagine di vite e di storia. Così come fa Armando Marci con tanti altri suoi coetanei vicini al secolo di vita.
E tutti a dire: «Gli anziani devono vivere a casa loro e nel paese dove sono nati». Sì, il paese, ogni paese, è un elisir di lunga vita. Il festival letterario ha un marchio celebrato al Salone del libro di Torino: “Leggendo si vive”.
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