Vatileaks. Che succede?
“In nome della Chiesa, vi chiedo perdono per gli scandali accaduti in questi ultimi tempi; è inevitabile che avvengano scandali: ma guai all’uomo a causa del quale avviene lo scandalo”.
di Simona Incollu
“In nome della Chiesa, vi chiedo perdono per gli scandali accaduti in questi ultimi tempi; è inevitabile che avvengano scandali: ma guai all’uomo a causa del quale avviene lo scandalo”. Queste le parole di Papa Francesco all’indomani della tempesta mediatica che a partire dallo scorso ottobre ha travolto la Chiesa dopo la fuga di notizie riguardante le finanze del Vaticano e che ha preso per la stampa il nome di Vatileaks. Avidità, clientelismo, corruzione si trovano al centro di questa inchiesta che coinvolge alcune persone ai vertici della Chiesa Cattolica, facendo emergere fatti e accadimenti che contrastano fortemente con l’azione riformatrice intrapresa dal Papa che ha sempre sottolineato la sua volontà di fare pulizia all’interno dei palazzi curiali, e di cercare e stanare la corruzione, portando dalla sua parte chi si trova immischiato nei giochi di potere, sperando nella capacità di conversione e di cambiamento degli uomini, da esperto pastore con ottima formazione gesuita. Perché egli, pur trovandosi suo malgrado al centro di questa bufera, continuamente manifesta tanta voglia di andare avanti con il proprio progetto, che non si risparmia in atti di accusa palesi, diretti e senza mezzi termini, anche se negli ultimi tempi è apparso visibilmente provato e perfino invecchiato. Un Papa che, alla vigilia del conclave, ancora in vesti cardinalizie, già si era espresso in un intervento in cui considerava la “mondanità spirituale” il male peggiore della Chiesa: “Se questa mondanità spirituale invadesse la Chiesa e operasse per corromperla attaccandola nella sua stessa origine, sarebbe infinitamente più disastrosa di qualsiasi altra mondanità semplicemente morale. Ancora peggio della lebbra infame che, in certi momenti della storia, sfigurò così crudelmente la Sposa amata [la Chiesa - ndr], quando la religione sembrava collocare lo scandalo nel suo stesso santuario e, rappresentata da un papa libertino, occultava il volto di Cristo sotto pietre preziose, belletti e spie … Un umanesimo sottile nemico del Dio vivente – e, in segreto, non meno nemico dell’uomo – può stabilirsi in noi attraverso mille sotterfugi”.
Sommariamente, i fatti che emergono dalle intercettazioni e dai documenti trafugati in questi mesi e pubblicati, riguardano operazioni finanziarie discutibili e discutibilmente conformi allo spirito cristiano, violato nel suo significato più profondo in virtù di un potere troppo grande e troppo distante da esso. È nata così quest’inchiesta (prima giornalistica e poi penale) che coinvolge fatti terreni in un contesto in cui il terreno è a un passo dallo spirituale, e che coinvolge uomini che hanno scelto per la loro esistenza l’esempio di Gesù Cristo, profanandolo negli intenti, nelle volontà e nelle manifestazioni. Un gioco di potere, ambito e pericoloso, che stravolge le coscienze, e che cozza duramente con l’operato della miriade di umili sacerdoti, che lavorano duro spesso in contesti di povertà e difficoltà nelle periferie non solo geografiche, ma anche (citando ancora le parole di Papa Francesco) “quelle del mi¬stero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e del-l’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”. Considerazioni severe che suonano naturali al pensiero che Gesù nacque in una grotta, e che richiamano chi decide di vivere nel suo nome al dovere di sopportare quantomeno
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