Una scuola a Ikorongo: un ponte tra Sardegna e Tanzania
di Ilaria Melis.
Un’esperienza che sa di solidarietà, di unione e di amore, l’unico capace di costruire ponti e regalare speranza
Tra gennaio e febbraio sono stata in missione, a Pawaga, in piena savana, da Don Carlo Rotondo, missionario della diocesi di Cagliari. Sono partita con altri undici volontari di Admiss (Amico della Missione, www.admiss.org), associazione laica di Cagliari, fondata sedici anni fa.
Andare in missione, dai più poveri, è stata per me una seconda grande opportunità, un vero e proprio privilegio, essendo già stata in Kenia nel 2018. Un’adesione immediata del cuore in seguito alla comunicazione dell’organizzazione del viaggio.
Dopo l’accordo con mio marito, con gioia, ma anche tanta trepidazione, ho detto il mio sì. L’obiettivo del viaggio, è stata l’inaugurazione delle prime due aule di una scuola primaria a Ikorongo, un piccolo villaggio Masai che dista circa 15 chilometri da Pawaga, sede della missione.
La costruzione della scuola è iniziata, un anno e mezzo fa, in seguito alla richiesta di aiuto del Capo villaggio a Don Carlo: costruire la scuola perché i bambini del villaggio dovevano percorrere ogni giorno 15 chilometri a piedi, esponendosi ai pericoli della savana, attacchi degli animali compresi.
Admiss ha, così, attivato nel 2023 una raccolta fondi e diverse iniziative benefiche con l’obiettivo di realizzare il sogno di Ikorongo.
Grazie alla collaborazione di tante persone un primo step importante è stato raggiunto. Dovevamo partire con 24 valigie da riempire e – con l’aiuto e la generosità di tante persone – dopo un annuncio in parrocchia a Jerzu il 6 gennaio, si è scatenata in Ogliastra un’onda di solidarietà che ci ha permesso, in sole tre settimane, di raccogliere qui circa 6.500 euro e centinaia di chilogrammi di materiale scolastico e sportivo. È stato meraviglioso vedere le persone, dai piccoli agli anziani, attivarsi, in unità, con una gioia e un entusiasmo bellissimi; tutti hanno contribuito ciascuno a proprio modo, a sostenere la scuola a Ikorongo. Io e i miei compagni siamo stati rivestiti di una fiducia inaspettata e di una grande responsabilità sui doni ricevuti da portare a Pawaga.
Il viaggio è stato impegnativo, ma ripagato pienamente dall’esperienza.
Eravamo molto attesi: abbiamo ricevuto un’accoglienza di altissimo valore umano, in un contesto di estrema povertà. Don Carlo, in semplicità, ci ha ospitati nella casa missionaria dove abbiamo condiviso dodici giorni di lavoro e vita familiare. La quotidianità è stata scandita da incontri, ricchi di emozioni, con la gente di Pawaga, in particolare i bambini. Momenti passati nelle scuole, al dispensario, nella visita ai malati, coi giovani sportivi per condividere i doni che ci erano stati consegnati, fino al grande giorno dell’inaugurazione.
Ricordo con emozione: la bandiera dell’Italia e della Tanzania, il canto degli inni nazionali e le parole di Don Carlo all’Omelia: «I vostri sogni sono i nostri sogni; essere missionari vuol dire avere gli stessi sogni di Dio e questo (la scuola) è un sogno di Dio che ha usato noi per realizzarlo. Pertanto, non dite che questa scuola è costruita coi soldi, ma è costruita coi sogni, costruita con il sudore della gente…la parola più bella per concludere i nostri pensieri è Grazie, Grazie, Grazie».
La scuola è terminata e noi continuiamo a sognare. È in corso il progetto Mama Mzazi, cofinanziato dalla regione Sardegna per la realizzazione della nuova Maternity per consentire alle donne di Pawaga di partorire in sicurezza. E abbiamo ancora bisogno del vostro sostegno…
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