Una fiaba senza lieto fine
di Fabiana Carta.
La Scuola Civica di musica di Tortolì è stata una realtà molto importante per il territorio e gli appassionati. Una parabola finita male a causa – pare – di questioni politiche, beghe e denaro amministrato scorrettamente. Non è stato facile reperire informazioni: alcuni hanno scelto di non raccontare, segno che la chiusura della scuola resta ancora una ferita aperta e certi aspetti continueranno a restare nell’ombra.
C’era una volta e oggi non c’è più. Fingiamo che sia una fiaba, tuttavia il finale non è lieto.
Tutto cominciò con la legge regionale del 15/10/1997 n. 28, che permise di istituire la Scuola Civica di musica a Tortolì. Il testo prevedeva che i comuni che avessero già dei corsi di musica in atto potessero essere inseriti nell’elenco delle Scuole Civiche di musica della Sardegna.
Tortolì, all’epoca, non aveva ancora avviato dei corsi simili, ma la legge prevedeva che si potesse raggiungere un certo numero di abitanti tramite la costituzione di un Consorzio e, in questo modo, fondare la scuola. «Abbiamo creato un Consorzio di comuni – ricorda Pierpaolo Lai, presidente del Consiglio d’amministrazione e primo presidente della nascente Scuola Civica –, il comune di Tortolì era capofila e sede principale, a noi si sono uniti Lotzorai e Tertenia. Siamo partiti coinvolgendo tre comuni in tutto».
Tutti ricordano la gioia di quella partenza, un nuovo prezioso servizio per la comunità: era l’anno 1997/1998. Da subito ci fu grande partecipazione e le famiglie si sentirono coinvolte, il numero degli alunni crebbe in maniera esponenziale. Teoria e solfeggio per tutti gli iscritti, pianoforte, chitarra classica, chitarra moderna, canto moderno e lirico, sax, tromba, organetto: la scuola diventò subito una realtà importante, non solo per la cittadina tortoliese, ma anche per i paesi vicini.
Pian piano al Consorzio si unirono altri comuni, come Girasole, Urzulei e Talana, fino ad arrivare a tredici comuni in tutto. «Era una bella scuola – continua Pierpaolo Lai – e il livello degli insegnanti era altissimo. Alcuni dei ragazzini che frequentavano i nostri corsi poi hanno continuato a coltivare la loro passione fino a trasformala in una vera e propria professione».
Molti degli insegnanti ricordano con nostalgia gli anni trascorsi all’interno della Scuola Civica di Tortolì e il suo clima sereno: «Nei primi anni tutto si svolgeva in una dimensione molto umana e le cose sono andate bene. Si puntava molto al coinvolgimento dei ragazzi, al fine di avvicinarli alla musica attraverso la passione degli stessi docenti», commentano.
La favola per un po’ procede in modo lineare, non ci sono intoppi, ma come lo schema della favola insegna, a un certo punto il percorso viene ostacolato. Ecco che arriva il pericolo, la politica si traveste da lupo cattivo. È un peccato che la colpa (presunta) sia quasi sempre la sua. È un dato di fatto che da un certo momento in avanti le cose abbiano iniziato a precipitare, qualcuno dice che «tutto è stato snaturato». E i bambini, i ragazzi e le famiglie hanno perso l’occasione di usufruire di un servizio, un bene comune. Tutti, con grande dispiacere, hanno dovuto rinunciare alla bellezza, al linguaggio e all’educazione musicale. «È un vero peccato che la scuola non esista più, a causa di questioni economiche e di amministrazione sbagliata, che non c’entrano niente con il senso del progetto. Anche se è finita male, resta sempre la speranza che un giorno possa rinascere, ripartire», commenta una ex alunna. Come è giusto che sia.
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