In breve:

Una favola vera chiamata Niala

Niala

di Fabiana Carta.

Sarà l’atmosfera fiabesca, sarà l’incanto del bosco, sarà il coraggio smisurato. In piena pandemia mondiale, quando di certezze non ce n’erano affatto e pensare al futuro assomigliava a brancolare nel buio, Silvio Giacobbe, 32 anni, tenta l’impossibile. «Nel periodo Covid ho partecipato al bando del Comune di Ussassai per l’affidamento del punto di ristoro Niala – racconta Silvio –, la maggior parte delle persone mi considerava un folle perché mi sono aggiudicato il ristorante senza sapere quando effettivamente avrebbe riaperto, ma soprattutto perché il locale aveva chiuso per la mancanza di servizi turistici e la situazione continuava a essere la medesima». Una scommessa vinta. Ussassai è un paese che una decina d’anni fa contava mille persone, oggi ne conta circa quattrocento. Potrebbe essere uno dei comuni sardi che rischiano di scomparire, neanche tanto lentamente, sempre che non arrivi un imprevisto cambio di rotta.

Silvio Giacobbe, imprenditore di Cagliari sposato con una ragazza di Ussassai, è speranzoso. Il suo progetto prevedeva di riportare in vita il ristorante Niala, ma alla base di tutto c’erano intenti ancora più nobili: dare nuova linfa al paese, smuovere le acque, convincere gli abitanti a restare. «Mi sono innamorato di questi posti – spiega Silvio –. Niala l’ho sempre frequentato, nel suo periodo più bello e in quello più brutto, quando la tratta del Trenino Verde è stata interrotta. Dopo la chiusura ho pensato di provarci!».

Un progetto che inizia concretamente il 2 luglio 2021, insieme al socio Federico Ena, 35 anni di Uta. Dopo un importante investimento per ristrutturare gli interni, allestire il nuovo arredamento e realizzare i camminamenti nell’area esterna – lavori eseguiti da un’impresa locale – le porte del Niala riaprono. In sottofondo, le chiacchiere e i pensieri della gente: il progetto, ai loro occhi, continuava a sembrare folle e visionario. «La ripartenza del punto di ristoro è stata molto rumorosa nella zona – fanno notare –: senza il trenino che trainava non solo il Niala, ma tutte le attività, sembrava impossibile proseguire. Siamo andati avanti, perché il potenziale resta altissimo». Per i due giovani non si tratta, infatti, solo di cibo. L’idea è offrire un’esperienza, un’immersione totale nelle antiche tradizioni ogliastrine. Il pranzo si accompagna al suono delle launeddas, dell’organetto o della chitarra; le escursioni guidate nel bosco permettono di scoprire e vivere il territorio; le degustazioni fanno conoscere le cantine e prodotti della zona; gli spettacoli e i laboratori, come quello del pastore che prepara il formaggio, aiutano a entrare nel vero clima locale. «Giorgio Loi, un pastore di Ussassai scomparso recentemente, è stato uno dei pochi che ha creduto in noi e nel nostro progetto. Tutte le settimane è stato al nostro fianco, a fare il formaggio, a portare i suoi prodotti, compreso il casu marsu, per soddisfare la curiosità dei turisti. Ci fa piacere ricordarlo», spiegano.

Tutto oggi è più difficile: prima il Trenino Verde accompagnava centinaia di turisti a due passi dal ristorante, fino alla fermata di San Girolamo, adesso devono spostarsi da soli. Non è un luogo facile da raggiungere, non è un luogo di passaggio e non è neanche un luogo che può accogliere centinaia di macchine. Ma Silvio e Federico stanno già raccogliendo i frutti del loro impegno. Durante l’estate il ristorante ha raggiunto numeri che prima si toccavano con l’aiuto del trenino; l’impresa più difficile resta richiamare gli abitanti locali nel periodo autunnale e invernale, nelle giornate fredde e piovose. Una bella soddisfazione. «Per il Trenino Verde non smettiamo di lottare – continua Silvio Giacobbe –: so che è stata istituita una fondazione, gestita da Arst e che sono stati stanziati dei fondi per la manutenzione di tutta la strada, perché quando il treno non passa la manutenzione costante non viene fatta. Speriamo che l’anno prossimo si possa rivederlo in tutta la tratta ferroviaria. È necessario capire che quel semplice trenino traina l’economia di tutti quei paesini, è una catena: la bottega, il bar, il ristorante, il B&B. Tutto ruota intorno alle persone che viaggiano costantemente. Nel mio piccolo sono riuscito a trattenere in media dieci persone in un paese di circa 400 abitanti (lo staff del ristorante), pensate cosa può fare un treno che passa lì ogni settimana e porta centinaia e centinaia di persone. Lo spopolamento di cui si parla si può fermare, basta creare occupazione, creare o rafforzare i servizi».

Per Silvio Giacobbe l’obiettivo più grande è far conoscere Ussassai, fare in modo che le persone che raggiungono Niala, dopo, possano restare, per continuare a godere delle bellezze del territorio, per continuare ancora a vivere il paese. La difficoltà più grande, riaperto il punto di ristoro, indovinate quale è stata? Trattenere le persone. A Ussassai, due anni fa, c’era solo un Bed and Breakfast, questo significa che poteva accogliere al massimo cinque o sei persone. «Dopo l’apertura, con l’aiuto dell’amministrazione comunale, ho coinvolto le persone disponibili a fare degli investimenti. Ho proposto loro di trasformare le case disabitate in altri B&B, così oggi contiamo sei strutture ricettive. Possiamo accogliere una quarantina di persone. Sì, mi sono proprio innamorato di questo posto», conclude Silvio Giacobbe. Sarà l’atmosfera fiabesca, sarà l’incanto del bosco, sarà il coraggio smisurato.

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