In breve:

Turismo interno, l’incognita delle presenze

Foto territorio (1)

di Alessandra Secci.

Si parla spesso delle aree interne e del loro immenso potenziale in chiave turistica, o forse se ne parla troppo poco. O forse, meglio, tanto se ne dice e poco si fa per attuare politiche che realmente valorizzino e consentano lo sviluppo dei territori dell’interno, rendendoli appetibili a turisti e visitatori. Ma in questa pazza estate 2020, in tempi di Covid-19, l’incognita è proprio legata alle presenze. Tra i gestori delle attività ricettive, sentimenti contrastanti, fra timori, incertezze e speranza

Secondo un recente sondaggio del Sole 24 ore, in questo 2020 sei italiani su dieci non faranno nemmeno un giorno di vacanza: l’emergenza pandemica, con la chiusura delle attività e il blocco di almeno l’80% della totalità degli ingranaggi produttivi, ha di fatto ulteriormente scoraggiato le già timide propensioni per una stagione estiva che sembrava non arrivare mai. Una durissima battuta d’arresto per un settore, quello turistico, già fortemente vessato dalla burocrazia spesso incombente, dalla concorrenza non troppo leale dei pacchetti vacanze per le destinazioni straniere e che ora si trova a fare i conti con un trimestre nel quale, sin dalle prime battute di risveglio dal lockdown, era chiaro che vigesse un clima di fortissima incertezza. Tanto ha fatto, purtroppo, quella che a detta di tutti i comparti è stata la maggior pecca di tutta questa triste vicenda, la comunicazione: dalle ormai arcinote autocertificazioni, alla lunga attesa per la riapertura di alcuni esercizi commerciali, ai protocolli che questi ultimi, nonché gli utenti, avrebbero dovuto seguire pedissequamente, quali tipi di mascherine utilizzare, la diatriba sui guanti e la loro effettiva utilità, e si potrebbe continuare ancora a lungo. Non ultimo, in questo confuso scenario, l’infinito alterco tutto sardo sulla questione del passaporto sanitario, che dalla metà di maggio ha maggiormente ravvivato i dubbi e le insicurezze in quei (pochi) irriducibili turisti che avevano scelto la nostra isola come meta per il soggiorno estivo.

Dall’apertura delle frontiere italiane e in seguito extra nazionali, si è quindi immediatamente ragionato su quelli che sono i problemi più annosi, lasciati in capo alle amministrazioni comunali, ovvero il contingentamento antropico e il rispetto dei protocolli di contrasto alla diffusione del virus. In ambito ogliastrino, Baunei è intervenuto negli ultimi sprazzi dello scorso mese di maggio regolamentando gli accessi su Cala Goloritzè in massimo 250 presenze giornaliere, prenotabili a ridosso delle 72 ore precedenti al giorno dell’escursione, e in ultimissima battuta, proprio lo scorso 30 giugno, sulle spiagge di Cala Birìala e Cala dei Gabbiani, in cui gli operatori marittimi, scaglionati in orari precisi e predefiniti, potranno far sostare i propri utenti per un massimo di due ore in ciascuna di esse, in grado di contenere un carico rispettivo di 300 e 350 utenze contemporanee. Il tutto gestito da un’app, Heart of Sardinia, che sin dal 1° maggio ha registrato un vero e proprio boom di downloads e che, spiagge a parte, offre un’ottima panoramica a 360° su quella che è l’offerta turistico-culturale isolana.

Se i comuni costieri claudicano, ma grazie all’azzurro orizzonte riprendono l’equilibrio perso, per i territori interni la pandemia ha rappresentato invece, il più delle volte, il definitivo abbandono di un sogno concretizzato da pochissimo. A poco sembrerebbero servire grandi e affascinanti attrattori come la Stazione dell’Arte a Ulassai, le cascate di Sa Stiddiòsa a Seùlo, i complessi museali di Seui o i panorami mozzafiato del Gennargentu ogliastrino; lo stesso Trenino Verde, immancabile incognita di ogni estate, è ripartito solo il 4 luglio, garantendo il servizio sino a Gairo Taquisara, ma relativamente ai giorni di venerdì, sabato e domenica. Alessandro Murino, operatore turistico di Gairo, si mostra a tal proposito ottimista: «Stiamo riscontrando una sensibilità verso il Trenino molto più accorta rispetto agli anni scorsi; è sempre stato un vettore fondamentale per i nostri territori, che difficilmente verrebbero visitati. E pure se, causa protocolli anti contagio, le carrozze potranno viaggiare solo a carico dimezzato (72 posti anziché 144), le prospettive non sono completamente negative: in più, anche l’esigenza di differenziare le offerte, ci ha portato verso l’ideazione di un percorso itinerante del mezzo, che renderà il viaggio un’esperienza più completa. Senza contare le escursioni notturne, che abbiamo confermato, e la prossima novità, che speriamo di vedere attiva prima possibile, del Volo dell’Angelo, un lunghissimo cavo collegante la Scala di San Giorgio con Gairo Vecchio, che potrà essere percorso dagli utenti in totale sospensione sulla Valle del Pardu, rendendolo il più lungo e il più alto d’Europa: un’occasione ghiottissima per tutti». Anche all’Hotel Miramonti di Seulo si respira un’aria ottimistica: «Siamo consapevoli che i due mesi della stagione dei motociclisti, aprile e maggio, sono stati purtroppo persi – sostiene la titolare, Patrizia Moi – e le proporzioni a cui eravamo abituati si sono completamente ribaltate. A giugno del 2019 infatti, il 70% dei nostri clienti erano stranieri, provenienti soprattutto da Germania e Francia; quest’anno la parte del leone la fanno i sardi, che spesso visitano i nostri dintorni per la prima volta. Ed è stato davvero un peccato vedere bloccare nuovamente le prenotazioni dopo le polemiche inerenti il passaporto sanitario e tutte le conseguenti ipotesi per l’accesso in Sardegna: anche se cautamente, confidiamo un minimo nel bonus vacanze, a cui potranno accedere tutti i nuclei familiari con ISEE al di sotto dei 40mila euro; una piccola iniezione di liquidità che, se non altro, darà modo, come detto poc’anzi, di far conoscere angoli della nostra isola sinora sconosciuti agli stessi sardi».

Più realista il pensiero di Tonino Lai, titolare dell’Hotel Su Marmuri a Ulassai: «Occorre puntare sul territorio in maniera lungimirante. Il nostro comprensorio ha tanto da dare, ma va fatto un lavoro dal principio di valorizzazione delle sue risorse: le vie di arrampicata, ad esempio, lanciate da Maurizio Oviglia, a cui Maria Lai personalmente aveva dato un nome, sono un formidabile attrattore che, se risaltato a dovere, potrebbe far davvero la differenza e fornire ai nostri ospiti l’occasione di sperimentare la Sardegna e di vivere la sua unicità».

 

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