In breve:

Tre inviti (auguri) pasquali: fermarsi, guardare e camminare

Camminare

di Mons. Antonello Mura.
La Pasqua non è solo un grande appuntamento del tempo liturgico, iscritto nel calendario della storia e della vita dei cristiani. Esso è un avvenimento che ci coinvolge ogni anno – dovremo dire quotidianamente – con il suo misterioso e affascinante messaggio. I discepoli di ieri ne hanno fatto esperienza, quelli di oggi (noi!), ne possono venire illuminati, quasi incantati, considerando i tempi che viviamo. Sono tre le parole che ci vengono consegnate dai testi biblici di questo tempo, ad iniziare dal Triduo pasquale: fermati, guarda, cammina.
Intanto fermati! “Quanta fretta, ma dove corri…”, cantava e ci faceva cantare un noto cantautore. La Pasqua ha bisogno di soste, ha necessità del “settimo giorno”, del Giorno di riposo. Di un giorno in cui si mette da parte tutto quello che crediamo di sapere e di avere, liberati dalla schiavitù del fare, per avere occhi che vadano oltre il visibile e il conosciuto, andando quindi incontro al mistero della vita. È il giorno della ri-creazione, dove ri-incontriamo la vita come dono, con la gioia di scoprirla risorta, grazie a Dio. Il primo gesto pasquale non è quindi un movimento, ma una fermata, davanti a un sepolcro vuoto, per meditare sulle domande che ci salgono dal cuore e dal mistero dell’esistenza; una fermata per guarire le ferite, accettando (prima) la convalescenza.
Guarda! Guardati dentro, che è il miglior modo di ascoltarsi. I discepoli di Emmaus sono il simbolo del cammino pasquale. Loro vorrebbero fuggire da Gerusalemme, luogo della delusione e della speranza svanita; vogliono scappare dalla comunità e da una fede divenuta pallida e senza futuro. Anche noi conosciamo un presente senza slanci, ricco solo di consuetudini, disabituati ad esempio a scorgere in un frammento del pane eucaristico – pur facendo la Comunione! – o in uno dei tanti “sepolcri” che ci imprigionano il senso dell’esistenza, il valore della vita, il fratello e la sorella che nella comunità ci stanno accanto. “Lo riconobbero”, come a dire: “Videro e si fidarono” – ecco la Pasqua! – e tutto può ricominciare.
Cammina! Riprendi a camminare. Non c’è nulla – se credi davvero nel Risorto – che ti può bloccare o impedire di inseguire il tesoro che cerchi e il Dio che credi. Come ha scritto qualcuno, noi progrediamo solo quando scopriamo tesori, in sintonia con le parole di Gesù: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Lc 12,34). E se la vita quotidiana toglie spesso il gusto di questa ricerca, facendoci avanzare con il freno a mano inserito, la Pasqua di Gesù ci svela che non ci sono forze contro cui è impossibile combattere –neanche la morte, grazie a Lui! – per questo è necessario ritrovare il coraggio di percorrere strade che nessuno ha ancora percorso, di pensare idee che nessuno ha ancora pensato, di coltivare una fede non ancora sperimentata.
Secondo un detto medievale «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma gli innamorati volano».
Buona Pasqua di Risurrezione! Da innamorati di Dio.
+ Antonello Mura

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