In breve:

Tempo del Creato

Tempo del creato

di Antonio Caschetto.

Esiste un legame tra il tema della pace e il tema dell’ambiente? Secondo gli studi svolti da Colin Kelley «è dimostrato che la siccità del 2007-2010 ha contribuito al conflitto in Siria», poiché osservazioni e modelli suggeriscono che il riscaldamento globale «ha aumentato la probabilità di siccità gravi e persistenti in questa regione».
Così come per il caso specifico della Siria, il problema climatico compenetra profondamente gli equilibri socio-politici di vaste aree del pianeta, come denunciato dalla Banca Mondiale nel suo studio Ground-swell: preparing for Internal Climate Migration, 2018, in cui si dice chiaramente che, entro il 2050, più di 140 milioni di persone – a causa degli stress ambientali come la siccità, il degrado del suolo, le inondazioni, l’aumento del livello del mare o la qualità dell’aria – saranno costrette ad abbandonare le proprie terre. Uno dei punti più caldi sarà l’Africa sub-sahariana, già da anni importante sorgente di migrazione.
Tempo del Creato inizia il primo settembre nel capodanno ortodosso e termina il 4 ottobre, festa di San Francesco. È un momento ecumenico propizio per posare il nostro sguardo sull’ecologia “integrale”. Ci fa affrontare il tema della crisi ecologica in tutte le sue sfaccettature: una crisi sociale, politica, economica, culturale, spirituale. Una crisi di relazioni. Tutto è connesso (LS 117). Pregare per il “Grido del Creato” equivale a pregare non solo per la foresta Amazzonica in fiamme, ma per le creature intimamente connesse a essa, le specie animali e i popoli indigeni che vivono una relazione autentica con la terra, una relazione ancestrale, perché luogo delle anime dei padri; vuol dire pregare per il degrado sociale di periferie sempre più grandi, che raccolgono i migranti vittime della cultura dello scarto.
Così come per l’Amazzonia, la nostra preghiera può toccare le lacrime di altre regioni del pianeta, devastate da disastri ambientali, dagli incendi della foresta pluviale in Angola e Congo – in un’area critica per l’avanzamento del deserto e la migrazione forzata di profughi ambientali – a quelli forse ancora più sconvolgenti delle regioni del Krasnoyarsk, della Buriazia e della Jacuzia in Siberia che si sviluppano in maniera ancora più repentina, per via dello scioglimento del permafrost e conseguente rilascio di ulteriore CO2. Pregare questo mese per il grido della creazione, toccare le lacrime del creato, le lacrime dei poveri e delle generazioni future, vuol dire in fondo pregare per la conversione ecologica integrale di ciascuno di noi.

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