In breve:

Telecamere negli asili: solo una scorciatoia

telecamere

di Fabiana Carta.
Dopo la triste ondata di casi di violenze e abusi su minori e anziani è stata approvata dalla Camera dei Deputati la legge che consente l’installazione di telecamere di videosorveglianza in asili, scuole, istituti per anziani e disabili, pubblici e privati. La proposta, partita dal parlamentare di Forza Italia Gabriella Giammanco, prevede, oltre alla possibilità (non è un obbligo) di inserire delle telecamere, anche la somministrazione di test attitudinali a educatori e maestri. Per tutelare la privacy le immagini potranno essere visionate, dopo una segnalazione o una denuncia credibili, solo dal pubblico ministero e dalla polizia; e potranno essere installate solo dopo un accordo collettivo con i lavoratori.
La presenza dei sistemi dovrà essere segnalata con dei cartelli. Queste le parole con cui la Giammanco ha sostenuto la sua proposta: «L’obiettivo della legge è quello di accorciare i tempi. Se le telecamere sono già presenti negli asili, non c’è bisogno di far continuare le violenze per poterle accertare: basterà che la magistratura possa visionare le immagini criptate quando c’è una denuncia da parte dei genitori. Dobbiamo essere sicuri che chi si prende cura dei nostri cari siano persone affidabili…». Cosa c’è di male in questa legge che ha creato tante polemiche?
Intanto, appare sbagliato il principio, la logica secondo la quale le forze di polizia si sostituiscono all’educazione e la paura si sostituisce alla formazione professionale degli insegnanti. La telecamera non diventerà certamente sinonimo di qualità educativa. Da che mondo è mondo l’educazione è basata su un patto di fiducia tra i genitori che affidano i propri figli agli educatori; per questo, partire dal presupposto che all’interno di una scuola i bambini possano diventare delle vittime è segnare il fallimento del sistema formativo. Oltre tutto, considerando che l’80% delle violenze si verificano all’interno delle mura domestiche, dovremmo piazzare una telecamera in ogni casa? O piuttosto sarebbe meglio investire in valori ed educazione?
A disposizione delle strutture coinvolte è stato stanziato un fondo di 15 milioni di euro, distribuito dal Ministero dell’Istruzione, che servirà per la formazione del personale e per installare l’eventuale sistema di telecamere. Allora, visto che il settore educativo è stato trascurato troppo a lungo, perché non prevedere dei fondi più cospicui solo ed esclusivamente per una continua e sistematica formazione degli insegnanti? Il pedagogista Daniele Novara spiega perché i genitori non dovrebbero gioire di questa legge: «Non c’è niente di rassicurante in questo, proprio niente. Se un luogo pubblico è pieno di telecamere significa che quello è un luogo pericoloso, dove può succedere qualcosa. Ecco, la scuola cessa di essere un luogo educativo, da oggi la scuola è un luogo pericoloso. Non ci trovo niente di rassicurante, vedo solo una politica che va verso il poliziesco…».
I casi di maltrattamenti sui bambini si possono prevenire solo con una rigorosa selezione del personale, evitando le persone che non sono in grado di fare questo mestiere. Solo così si può tornare a credere nei valori dell’educazione e della scuola. Del resto capitano in tutto il mondo casi di violenze e maltrattamenti, e l’Italia è il primo Paese che pensa di risolvere il problema tramite un sistema di sorveglianza.
Siamo sicuri di essere i più furbi?

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