Sulla via di Damasco. Sintonizzati sulle frequenze di Dio
di Augusta Cabras.
Mattia Minetto è un giovane pieno di energia, amante dello sport, ogliastrino d’adozione, di professione osteopata
«Vivevo un periodo difficile della mia vita. Mi facevo tante domande ma forse non erano quelle giuste. La fede? Era un ricordo, sepolto, coperto di polvere e di stanchezza, di indifferenza e forse anche d’infelicità».
Incontro Mattia Minetto in una giornata autunnale che regala tiepidi raggi di sole. Parliamo di conversione, di Dio, di spiritualità, di testimonianza, di sport e di lavoro, «perché la mia fede non è scissa dal quotidiano, dal mio essere sempre e in tutti gli ambiti». E come non essere d’accordo!
Mattia ai primi anni del 2000, mentre conclude gli studi in osteopatia, rientra in Sardegna. La sua vita non brilla, galleggia in un mare d’insoddisfazione, di slanci mancati, di nebbia che non si dipana. Ma si sa, nelle situazioni di stasi, dove i passi si fanno pesanti e il cuore fatica, c’è sempre uno spiraglio che Dio attraversa con la sua misericordia e il suo amore. «Dio c’è sempre, c’era anche allora, ma io non ero sintonizzato sulle sue frequenze». E qualcosa accade.
Mattia e la sua futura moglie Patrizia, iniziano a frequentare gli incontri per prepararsi al matrimonio sacramento. Ogni appuntamento fatto di parole, di esperienze raccontate, di preghiera e di riflessione si trasforma in un leggero soffio che riaccende il fuoco della fede. E quindi quello della speranza. Il cammino è lento, ma diventa via via sempre più importante, bello, stimolante, tanto da dare alla vita di Mattia una nuova luce. «Questa rinascita – racconta – mi ha dato la possibilità di impostare la mia vita e il mio lavoro partendo sempre dall’essere a servizio degli altri. È forse un modo di essere che si scontra con la direzione che ha preso la nostra società, dove tutto sembra fatto per il tornaconto personale. Chi fa il mio lavoro sa di essere al servizio degli altri, al di là dell’aspetto economico. Lo fa per aiutare, e in questo la fede è un grande supporto».
Ricordando il tempo dedicato allo studio dell’osteopatia e ricordando in particolare una domanda che spesso veniva rivolta ai suoi maestri, si commuove. La domanda era questa: un osteopata può fare l’osteopata se non ha la fede? I maestri rispondevano: ricordati sempre che quando tratti un corpo, dentro c’è uno Spirito. Parole che gli fanno venire i brividi ancora oggi. Conferma che la relazione con i pazienti non è solo fisica, «perché c’è qualcosa che va al di là della nostra capacità di capire – sottolinea – e che costantemente agisce in loro e nei loro corpi; qualcosa che è più grande di noi. Per questo la fede è fondamentale, perché anche nei momenti più difficili, so sempre che c’è Qualcuno che opera, a cui mi posso affidare, che mi capisce. Dio è sempre disponibile e vicino, ma ci lascia liberi, anche di sbagliare. Sta a noi dargli la possibilità di entrare nelle nostre vite. Ogni volta che gliel’ho permesso, ogni volta che gli ho posto delle domande, non sempre sono arrivate le risposte che io mi aspettavo, ma sempre è arrivato qualcosa di positivo, ho sempre sentito dentro di me un cambiamento».
Da quel percorso di fede, iniziato con la preparazione al matrimonio, Mattia riprende a frequentare le celebrazioni e ogni volta è una scoperta. Ha la netta sensazione che le parole pronunciate dal celebrante siano scritte e dette per lui. La Sacra Scrittura diventa appiglio costante, fonte fresca da cui attingere incessantemente le risposte giuste ai grandi interrogativi, alle assillanti domande che puntellano l’esistenza. Gli chiedo se c’è una o più pagine del Vangelo che lo accompagnano costantemente e lui non ha dubbi. Uno è il brano raccontato da Luca nel capitolo 5. Gesù nel lago di Genèsaret vede due barche ormeggiate. Simone e gli altri pescatori sono in difficoltà, hanno pescato tutta la notte ma non hanno preso nulla e, sconfortati, sono alle prese con le reti vuote. In quella scena c’è l’umanità tutta che perde la speranza: «Vedo Gesù – commenta – con i suoi sandali che cammina e dice a Simone: prendi il largo e calate le reti per la pesca. Simone tentenna, ma poi si fida e si affida; getta le reti e le reti si riempiono di pesci».Gesù ribalta sempre le situazioni, è la speranza che non delude mai. È anche (o meglio spesso) quello che non ti aspetti. «Ho questa immagine nei miei occhi – aggiunge –: Gesù viene verso di noi, con i sandali ai piedi, con la sua semplicità che conquista e salva».
Ma c’è anche un passaggio di San Tommaso d’Aquino che è lampada per i passi di Mattia: “La vera pace consiste nel non separarci dalla volontà di Dio”. «Dio non ci lascia finché non prendiamo la direzione giusta – prosegue – al di là delle nostre difficoltà. Ci dobbiamo fidare. Anche Gesù nel momento della sua Passione, ha espresso la sua profonda umanità chiedendo a Dio “allontana da me questo calice”, ma poi si è affidato completamente alla sua volontà. È quello che dovremmo fare anche noi. Non è facile, perché è più semplice fuggire dal dolore e dalle difficoltà, ma è anche in quei momenti che Dio fa nascere in noi raggi di luce che ci trasformano nel profondo».
L’osteopata ogliastrino paragona la sua esperienza di fede all’esperienza della paternità, considerata un dono. La fede è testimoniare qualcosa di bello che ha cambiato la vita, che accompagna tutti i giorni, che fa camminare in una strada di speranza e di fiducia, verso noi stessi, verso gli altri e verso Dio. Decentrare la dimensione spirituale, negarla, allontanarla, determina il rischio di far appassire tutti i valori, di considerare e amare l’uomo solo come corpo e materia senza riconoscere la sua essenza.
La fede è luce che illumina anche i tempi bui come quelli che stiamo vivendo oggi, a causa dell’emergenza sanitaria. «Credo che anche da questa esperienza possiamo imparare», sostiene.
E per lui questi mesi difficili sono stati occasione per meditare, pregare, illuminare gli angoli bui di altre vite, condividere la sua fede con la sua comunità parrocchiale e con quanti, in una serata di fine estate, hanno assistito al suo racconto Diario di un laico ai tempi della pandemia.
Ogni opportunità è buona, anche dentro il peso di un momento difficile, per tornare ancora una volta all’essenzialità del messaggio evangelico, tra amore e speranza.
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