Sulla tua Parola getterò le reti
a cura di Augusta Cabras.
Come si diventa biblisti?
Il percorso per diventare biblisti con titolo pontificio prevede di conseguire almeno il Baccalaureato in Teologia. Per la Chiesa Cattolica l’Istituto Biblico di Roma e la Gregoriana sono gli Istituti più accreditati. Nella prima si consegue la Licenza in Scienze bibliche, nella seconda la licenza in Teologia biblica.
Immagino tu possa provare un senso di vertigine a essere così in confidenza con la Parola. È cosi?
Sì, lo viviamo un po’ tutti e io lo vivo in modo particolare. I non credenti hanno un senso di vertigine quando scoprono che la Bibbia è così antica nella scrittura e nella redazione, ma così moderna e attualissima nel messaggio. Questo perché parla dell’uomo e i desideri dell’umano sono sempre gli stessi. Per i credenti si aggiunge il fatto che in quella Parola è presente Dio. L’esperienza di Dio si coniuga con l’esperienza dell’uomo, di una comunità, di un popolo. Dio sceglie di parlare con la lingua degli uomini e sceglie di rivelarsi agli uomini. Per noi cristiani ancora di più, perché Gesù si è fatto parola. Quindi non solo una Parola rivelata dall’alto, da comprendere, ma una Parola che si fa carne, persona, incontro, relazione.
E sì, la vertigine viene! Ma è vertiginoso, anche durante lo studio non solo delle versioni ultime, ma anche di quelle intermedie, scoprire che ci sono state tante comunità che quel testo l’hanno letto e poiché la comprensione è difficile e complessa, qualcuno è intervenuto con delicatezza e sensibilità a cambiare una parola o a toglierla. Per cui ti ritrovi davanti non a un testo morto, ma davanti a un testo che ha dei volti, delle mani che hanno lavorato, degli occhi che lo hanno letto. Ancor di più, quando leggo il testo in italiano, capisco che anche il mio lavoro è far questo. Non solo dire che i grandi, grandissimi biblisti ci hanno lavorato, ma avendo studiato anch’io, posso dire la mia su una parola specifica e posso offrirla agli altri.
C’è un aspetto della Sacra Scrittura che ancora rimane nascosto e che meriterebbe di essere illuminato?
Sì, la caratterizzazione dei personaggi biblici. Per molto tempo si è avuta la tentazione di presentare dei personaggi perfetti, come modelli di vita. Per cui anche quando si faceva il panegirico si mostravano le parti più positive, intonse. Facendo questo si è rischiato di considerare l’amicizia con Dio, come qualcosa per privilegiati. Infatti, per tantissimi secoli, la santità era legata prima ai monaci, che vivevano lontani dal mondo, poi ai religiosi e solo recentemente ai laici. Invece la Bibbia fa l’esatto contrario perché presenta i personaggi con le loro ferite, i travisamenti, gli errori e le cadute. Basti pensare ad Abramo, Isacco e Giacobbe e nella loro vita troviamo ogni tipo di fragilità. La Bibbia non ha paura di dire chi è e come è la persona che incontra Dio.
Mi pare che Papa Francesco stia tracciando un segno importante in relazione al tema della fragilità dell’uomo e dell’umanità.
Sì, è vero. Ma già il Concilio Vaticano II aveva ridato la Bibbia in mano alla gente dicendo: è qui che si trova la nostra vocazione, ossia l’accoglienza delle fragilità e il nostro riconoscerle. Cioè, per accoglierci, dobbiamo accogliere la nostra storia, anche e soprattutto se è ferita, lacerata e sfilacciata. Questa è una delle chiavi di volta che dovremmo recuperare dalla Bibbia. Pensiamo a Pietro, nel Vangelo di Giovanni. Dopo la resurrezione Gesù lo richiama e gli fa quella famosa domanda per tre volte: vuoi accettare la tua difficoltà ad amare? Perché finché è tutto facile, oppure fino a che tu non ti conosci, puoi dire che hai un cuore d’oro, ma quando ti trovi davanti alla tua fragilità, alla mancanza di coraggio e di convinzione nella sequela, lì allora si cade. E Gesù allora recupera. A Pietro fa fare lo storytelling, ponendo la domanda: mi ami tu Simone? E Pietro per tre volte risponde: sì, ti voglio bene. Gesù, sa che quell’amore non è ancora perfetto, ma che l’uomo può aprirsi alle proprie fragilità. Con questa coscienza possiamo anche non sentirci super donne e super uomini, ma persone in cammino.
Qual è il libro o il personaggio della Bibbia che ti ha stupito o che hai scoperto sotto una nuova luce?
Sono due, sempre mi fanno commuovere e sono Qoelet e Rut.
Rut per la sua storia di straniera, lontana e maledetta, che ha il coraggio di prendere in mano la propria vita insieme alla suocera Noemi e di ricostruire non solo la sua storia personale, ma la storia di un intero popolo. Qoelet è un personaggio straordinario perché ha il coraggio di interrogarsi su tutto senza avere paura di niente, mettendo difficoltà a tutti e a se stesso per tornare alle radici vere. Sembra distruggere tutto per salvare l’indispensabile, e questo piace a me ma credo sia importante per tutti. Altrimenti il rischio è quello del banale si è sempre fatto così, o del crediamo per tradizione.
Qual è il tuo pensiero sui Vangeli apocrifi?
Nei primi secoli c’era un grande desiderio di conoscere Gesù. I Vangeli canonici sono super sobri perché il punto di partenza e l’obiettivo è la salvezza. Gli Apocrifi invece sono ricchi di informazioni. Non sono certo da demonizzare; la devozione e la tradizione vi ha attinto a piene mani. Possono essere letti, ma non vanno confusi con quelli canonici perché le prime comunità hanno dato credito ai 4 Vangeli che venivano letti durante la Cena del Signore.
Voi come biblisti vi occupate anche di studiare testi che nascono all’interno di altre esperienze mistiche? Penso ad esempio all’Evangelo di Maria Valtorta.
No. Questi sono oggetto della teologia spirituale. La Chiesa sulle esperienze mistiche, che può anche riconoscere, dice: sono esperienze personali, non sono dogmi di fede o normativi.
Cosa consigli a chi vuole rileggere la Bibbia o leggerla per la prima volta?
Consiglio di iniziare dai Vangeli o da qualche volto, qualche personaggio. E questo si può fare anche aiutandosi con un buon sussidio.
Chi è.
Michele Antonio Corona
Nato a Iglesias, ha 44 anni. È sposato e padre di due figli. A 16 anni ha iniziato un’esperienza con i frati Cappuccini di Cagliari che è durata 10 anni, fino all’Accolitato. Lasciato il convento e dopo la Licenza in teologia morale, ha conseguito la Licenza in Scienze bibliche presso il Pontificio Istituto biblico di Roma. Ha svolto il dottorato in Fonti Scritte della Civiltà Mediterranea presso l’Università degli Studi di Cagliari. Tiene conferenze, seminari, lezioni e incontri in tutta la Sardegna. È autore di I tanti volti della Bibbia. Per una conoscenza senza argine, 2022 (Ed. Palumbi) e Il Concilio Vaticano II spiegato a tutti, 2022 (Ed. Palumbi).
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