In breve:

Stagione turistica: parola d’ordine “resistere”!

Sarrala

di Fabiana Carta.

Chi ha una struttura ricettiva o lavora nel settore turistico rimane sconcertato da quanto sta accadendo. I numeri dicono di una stagione che mai ci sarà. Ma c’è chi guarda avanti, pronto a reagire e a ricominciare

Hanno tutta la speranza e lo sguardo positivo della giovinezza. Loro sono Antonio e Stefania Carta, due fratelli rispettivamente di 36 e 31 anni, che da qualche anno gestiscono l’Hotel ristorante Janas nella marina di Tertenia, un lavoro ereditato dalla famiglia.
Antonio ha alle spalle dieci anni di vita trascorsi in Inghilterra dove è riuscito ad aprire un ristorante e a imparare perfettamente la lingua inglese. Stefania sta per terminare i suoi studi alla Iulm di Milano in Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa. «Il sogno di gestire un albergo come il Janas ci ha permesso di ricongiungere le nostre strade e di ritornare nel nostro paese d’origine. La gratitudine per essere nati in questo angolo di paradiso, l’orgoglio per il nostro lavoro, l’amore per i sapori genuini, la passione per i gusti dimenticati, il credo per i valori profondi sono tutto quello che ci ha ispirato e continuano a ispirarci da sempre».
Due ragazzi con la testa sulla spalle e tanta passione che si ritrovano a navigare in questo mare disperato, in mezzo a un’emergenza globale che sta mettendo a dura prova tutti. La stagione primaverile per le strutture ricettive vale circa il 30% del fatturato totale annuo del turismo e con il passare del tempo pare ormai compromessa: «I primi giorni eravamo preoccupati – spiegano – alternavamo momenti di ottimismo a momenti di sconforto, vedendo anche le cancellazioni che a poco a poco stavano aumentando. Ascoltando i Tg abbiamo realizzato che non si trattava più di una semplice influenza e abbiamo capito che qualcosa di irreversibile stava arrivando, che ogni cosa intorno a noi sarebbe cambiata. Oggi navighiamo a vista e, vedendo il lavoro messo in piedi in anni di sacrifici, non possiamo permetterci momenti di debolezza, anzi mettiamo l’attenzione sulle cose da fare quando ci riprenderemo, sperando che la voglia di tornare alla normalità delle persone sia più forte di ogni cosa».
Su scala mondiale il World Travel & Tourism Council oggi stima una perdita di 50 milioni di posti di lavoro a fronte di un calo della domanda internazionale del 25%, ossia la perdita secca di tre mesi di attività. E siamo solo alle stime di un fenomeno, la cui intensità, diffusione e durata reali restano ancora indefinite.
Ci sono strutture che hanno dovuto licenziare i loro dipendenti. Stefania e Antonio per adesso cercano di confortarli, con forza. «Non perdiamo la speranza e anche a loro diciamo di non perderla, nonostante intorno a noi ci sia il buio più totale e i numeri parlano chiaro. Non possiamo permetterci di essere disfattisti. La differenza la si fa quando resisti a quei periodi in cui sembra che va tutto male e i pensieri brutti prendono il sopravvento: è in quel momento che devi andare dritto verso ciò che vuoi».
Le disdette arrivano, soprattutto per il periodo che va da aprile a giugno, la sensazione di stare andando incontro a una stagione fantasma si fa sempre più chiara. Siamo bombardati da previsioni, statistiche e numeri, ma loro rispondono così: «Prendiamo con le pinze ogni previsione che viene fatta, si dovrebbero basare su uno storico di dati e numeri che non esistono, quindi non ha senso fasciarsi la testa prima di cadere. Cerchiamo di tenerci pronti per il “fischio” d’inizio, perché la partita in gioco sarà sicuramente dura. Le nostre esperienze personali ci insegnano che la vita è fatta per l’80% di come reagisci a quello che succede, la reazione di ognuno di noi non produce effetti nell’immediato, ma aiuta a uscire velocemente fuori dal tunnel».

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