Siamo una terra di rughe e saggezza
di Augusta Cabras.
Sardegna, Ogliastra, terra di centenari. Terra di rughe e saggezza, di sapienza antica e passi claudicanti. Di anni regalati alla vita che spesso prosegue con serenità, mentre altre volte ha il segno della malattia e della sofferenza.
Oltre 50 sono i centenari nella blue zone sarda, e Perdasdefogu è il paese che ne ospita il numero più alto al mondo. Un record. Viviamo in una terra di longevi e con una popolazione che diventa sempre più anziana. Ma non siamo gli unici.
In una ricerca di Openpolis si legge: «L’invecchiamento della popolazione rappresenta un fenomeno che sta vivendo l’intero continente europeo, ma si stima che gli effetti saranno particolarmente importanti per l’Italia. Secondo le recenti analisi di Eurostat, nel 2100 il 32,5% della popolazione avrà più di 65 anni, contro il 21,1% registrato nel 2022. L’Italia però sarà tra gli stati con la maggiore incidenza, seconda solo a Malta. Il 35,1% della popolazione italiana nel 2100 avrà almeno 65 anni, con un incremento rispetto al 2022 di circa 11 punti percentuali.
L’Italia, al pari della Spagna, sarà invece al primo posto per quel che riguarda i residenti con più di 80 anni. Comporranno il 17,4% della popolazione del paese, circa 10 punti percentuali in più del valore registrato nel 2022. Al di là delle proiezioni, già oggi l’Italia è uno dei paesi più anziani al mondo, con 187,9 persone con almeno 65 anni ogni 100 persone con 15 anni».
Di fronte a uno scenario di questo tipo che pare non poter cambiare direzione, c’è da chiedersi quali sono e quali saranno le scelte politiche che potranno determinare il livello assistenziale adeguato alle esigenze crescenti e in continuo mutamento: parliamo di assistenza alla persona nel proprio domicilio; di assistenza attraverso la presenza diffusa di strutture accoglienti e rispondenti alle diverse tipologie di bisogno; di attività diurne di socializzazione che permettano all’anziano/a di trascorrere del tempo fuori dalla propria casa mantenendosi dentro al tessuto comunitario; di servizi sanitari diffusi nel territorio con interventi da offrire anche nel domicilio; di servizi di supporto ai familiari caregiver.
Quando l’anziano diventa non autosufficiente, non sempre le famiglie riescono a sostenere l’impegno dell’assistenza e della cura e devono chiedere aiuto all’esterno. E questo non è mai facile.
Nel territorio della nostra diocesi sono presenti diversi servizi garantiti dal pubblico e dal privato sociale, ma ancora non sono sufficienti a coprire l’intero fabbisogno. Ci chiediamo allora: quanto c’è ancora da investire? Quando questo tema diventerà prioritario nel marasma delle periodiche urgenze-emergenze?
Lascia un Commento