Separazione coniugale: come preservare i figli dagli effetti nocivi?
di Paolo Usai.
Che sia improvvisa o che faccia seguito a diversi anni di tensioni, che sia consensuale o conflittuale, una separazione coniugale rappresenta sempre un evento critico nel ciclo di vita di una famiglia. Si produce un disequilibrio e la quotidianità viene stravolta, assieme ai punti di riferimento che i genitori e i figli avevano avuto fino ad allora.
Questa fase di decomposizione familiare mette ciascuno di fronte a una serie di emozioni, di difficoltà, di domande. Tutti vi reagiscono secondo la loro storia, il loro temperamento, le loro credenze e le loro fragilità. Ritrovare un certo equilibrio, ricostruire la propria vita dopo un simile evento richiede del tempo e della pazienza, mettendo in gioco le capacità adattative di ciascuno.
Il divorzio rappresenta indubbiamente una rottura all’interno del percorso di vita individuale e familiare, che richiede un adeguato processo di riorganizzazione psicologica per i componenti della famiglia. Dalla riuscita di tale processo di riorganizzazione dipende il benessere dei membri della famiglia dopo una separazione. Il modo in cui questa si svolge, le tensioni familiari che possono risultarne, cosi come il contesto di vita dopo la rottura, possono avere delle conseguenze importanti sulla salute, il benessere e il percorso scolastico dei bambini. Tuttavia vi è una notevole variazione nel modo in cui genitori e figli reagiscono e si adattano a questo evento critico: alcuni potrebbero addirittura trarne beneficio (ad esempio, qualora la separazione rappresenti la fine di un matrimonio altamente conflittuale). Non è, infatti, la separazione in quanto tale, ma è soprattutto il modo in cui i genitori vivono la loro relazione, durante e dopo questa trasformazione della configurazione familiare, che avrà un impatto duraturo sullo sviluppo del bambino. Una situazione di conflitto cronico potrebbe compromettere in modo durevole il suo equilibrio psico-affettivo, generando sentimenti di sconforto, d’insicurezza, di confusione, di stress emotivo, di aggressività.
Quindi, più che la separazione della coppia coniugale, è il conflitto genitoriale che può essere destabilizzante, o addirittura distruttivo, per i bambini. Al contrario, una cogenitorialità positiva, che includa la pianificazione congiunta delle attività per il bambino, una comunicazione fluida e frequente, una disciplina positiva e il mantenimento dei bambini da parte di entrambi i genitori, sono fattori che facilitano l’adattamento del bambino a questo nuovo modo di essere famiglia, riducendo le conseguenze negative sul suo benessere generale. La più grande sfida per due genitori separati, resta quindi quella di costruire una relazione co-genitoriale. La cogenitorialità non è altro che la capacità dei genitori di sostenersi e collaborare a vicenda nell’esercizio della genitorialità e nell’educazione dei figli, verso i quali condividono le responsabilità, e questo nonostante la fine della relazione coniugale. Si può scegliere di non essere più marito e moglie, senza che ciò comporti la fine del legame genitoriale. Il bambino ha il bisogno vitale di sapere e di sentire che ha sempre e comunque un padre e una madre che, assieme e nel rispetto reciproco dei loro ruoli, si occupano di lui.
Il ricorso a interventi specifici di mediazione familiare e di sostegno psicologico potrebbe aiutare la famiglia a riorganizzarsi efficacemente e adattarsi positivamente alla nuova organizzazione, per il bene di tutti i membri coinvolti, ma soprattutto dei figli minori.
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