In breve:

Seminatori di luce

COPERTINA APRILE 2019

di Claudia Carta.
Ogni volta che chiudo il giornale per consegnarlo alla stampa è sempre un momento di grande soddisfazione e gioia profonda. E anche, diciamolo pure, di liberazione. Un mese intenso di contatti, proposte, ricerche, telefonate e messaggi, articoli scritti, letti e corretti, a volte di vere e proprie emergenze a cui far fronte, magari negli ultimi giorni, con un tasso di adrenalina da fare invidia a qualunque sfida da guinnes. Ma tant’è. Quell’ultimo, definitivo invio sulla mail ha un sapore buono che ripaga di tutta la fatica e l’impegno, apre all’attesa del prodotto finito e alla speranza che la bella notizia possa arrivare nelle case e nel cuore della gente con voce calda e forte.
Ecco, la voce. Rubo le parole, intense e sempre attuali, del mio vescovo che nell’omelia al vangelo del buon pastore, in occasione del pellegrinaggio diocesano al Santuario della Madonna d’Ogliastra, ha evidenziato come sia «la voce a creare intimità, relazione, legame» e come non sia affatto banale né scontato, ma reale e concreto, dire: «Ti ho riconosciuto dalla voce».
Ecco, allora, l’importanza dell’ascolto. Perché se «la gente che parla la troviamo dappertutto», è quella che ascolta che è difficile da trovare. Diventa allora essenziale distinguere e seguire la vera voce. Quella autorevole, autentica, libera. Quella che magari, oggi, alcuni vorrebbero zittire, imbavagliare, censurare perché scomoda, perché capace di affermare e sostenere scelte vitali, senza paura.
Questa è la vera sfida della comunicazione. Oggi più di ieri. Ancor più per i giornali diocesani, che – utilizzando ancora una volta la riflessione del vescovo Antonello – devono essere capaci di «mettersi in ascolto» dell’altro – delle comunità, di tutti e ciascuno – perché «il primo modo per dire a un altro: “Tu sei importante per me” è ascoltarlo». Così facendo, raccontano il vangelo, portando la Chiesa fra la gente, dentro le case, nelle famiglie, tra i giovani, nelle scuole, in carcere, fra le corsie di un ospedale, nelle sale d’attesa… E, al tempo stesso, colorano le loro pagine di volti, voci e racconti, di una quotidianità semplice che si veste di straordinarietà, perché ogni individuo è un tesoro unico e ineguagliabile, ricco di bellezza.
Una voce, quella della buona stampa, che deve creare legami saldi e profondi. Ed è bella l’immagine utilizzata al 32° Salone internazionale del libro di Torino, dall’Aes (Associazione Editori Sardi) che ha srotolato, nel cuore del Lingotto, libri, colori, stoffe, in un nastro di tela lungo oltre 100 metri, decorato e corredato da alcuni dei passi più significativi della storia della letteratura sarda, ripetendo un gesto altamente simbolico già compiuto in modo simile da Maria Lai che legava le case di Ulassai alla montagna con un lungo nastro azzurro.
Un’iniziativa, quella di Torino, dal titolo significativo: “Noi e il mondo”. Voglio vedere il servizio dei giornali diocesani sardi così: noi e il mondo, in un intreccio colorato, morbido, sinuoso, avvolgente e ricco di qualità e spessore, di mente e spirito, di cultura, i cui fili passano nelle mani di chiunque abbia il piacere e la curiosità di ascoltare, leggere, vedere. Questa è la rete che mi piace, quella che Papa Francesco nel suo messaggio considera una risorsa, perché sa essere «complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro», una rete che è «prolungamento o attesa di tale incontro». Dunque, «una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere» e dove «l’unione non si fonda sui like, ma sulla verità, sull’amen, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri».
E così sia, allora, felice di camminare per mano al mio vescovo, a Filippo, Aurelio, Pietro, Augusta e Fabiana. Costruttori di speranza e seminatori di luce insieme a Roberto Comparetti, Antonio Meloni, Michele Corona, Michele Tatti, Giampaolo Atzei, Giuseppe Manunta, don Gianfranco Pala, Mario Girau, don Petronio Floris e Daniela Astara.

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