Se Dio si è fatto uomo perché dubitare dell’uomo?
di Mons. Antonello Mura.
Natale di Gesù interrompe definitivamente l’idea di una contrapposizione tra il corpo e l’anima, già presente nella cultura filosofica greco-romana.
Anche San Paolo ne fu contagiato, preoccupato che venisse svalutato lo spirito. Da allora, inutile negarlo, nel corso dei secoli c’è stato del discredito nei riguardi del corpo, fino a presentare erroneamente il cristianesimo come suo nemico. In realtà la nascita di Gesù ha fatto saltarein aria l’idea che Dio non ha niente a che fare con la carne, perché appartenente a un’altra dimensione. Questo evento, come la sua risurrezione nella carne, dimostrano quanto sia stata disattesa questa incarnazione del divino nell’umano, permettendo così che prevalesse, particolarmente in alcune epoche storiche, un debole spiritualismo.
Sarebbe infatti paradossale celebrare la nostra fede in un Dio incarnato e subito dopo disincarnarlo, quasi a dire che non ha nulla a che vedere con la materia, il corpo e la carne. I rischi di una fede disincarnata sono sempre presenti, e fanno passare l’idea che Dio lo si raggiunge solo con la mente e il pensiero. La bella notizia del Natale di Gesù è che ogni bella esperienza di Dio coincide col vivere una bella esperienza della nostra umanità. Più cresceremo umanamente, più il divino abiterà in noi, più accogliamo il divino e maggiormente ne viene promossa tutta la nostra umanità. Al centro della Bibbia c’è la vita: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
Gesù è il Dio che entra in tutte le nostre storie, quelle difficili e complicate, quelle belle e gioiose. Insieme a noi attraversa le nostre innumerevoli cadute e le mille risurrezioni. Dio, che inizia la sua incarnazione come un bambino, ricorda a noi, da subito, tutte le cure che dobbiamo offrire a ogni sussulto o promessa di vita autentica. Cura, attenzione e prossimità per ogni persona, solo perché appartiene alla mia stessa umanità, che Dio ha assunto definitivamente.
«Se Dio si è fatto uomo, perché dubitare dell’uomo?» scriveva, nonostante tutto, Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco giustiziato su ordine di Hitler nel 1945. E c’è un’altra affermazione – di cui non ricordo l’autore – che, pur considerando i nostri limiti, ci può accompagnare in questa costante valorizzazione della nostra umanità, visitata da Dio: «Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre». Non a caso i verbi: “scendere”, “abbassarsi”, “inchinarsi” sono i verbi che descrivono la realtà di Dio fin dal suo Natale. Sono verbi da sempre alleati del verbo amare, che forse troppo disinvoltamente ci capita di usare, e che altrettanto disinvoltamente capita di scansare.
Gesù, ogni anno, ci ricorda di che pasta siamo fatti, se lui per primo si è preso cura di noi, ma anche a quale spessore umano-divino possiamo arrivare, se ci prendiamo cura gli uni degli altri. Buon Natale!
✠ Antonello Mura
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