di Claudia Carta.
Non si passa oltre il km 194 dell’Orientale Sarda. Lo spettacolare tratto che collega l’Ogliastra alla Baronia – su picchi calcarei mozzafiato, tra curve e scenari paesaggistici unici, autentico regno degli amanti delle due ruote e dei turisti in genere – è zona interdetta a chiunque. Sotto la forza travolgente dell’acqua, è venuto giù il costone, trascinando sull’arteria viaria massi di enormi proporzioni, alberi e detriti di ogni genere, bloccando la viabilitàdalle cinque del mattino dello scorso 15 ottobre.
La novità non è certo questa. E, a ben guardare, la novità non è nemmeno che, a quasi quattro mesi di distanza, la strada sia ancora chiusa. Facilmente ipotizzabile in un paese come l’Italia. Figuriamoci in Sardegna e, ancor più, nella ex provincia più piccola dello Stivale. Non è nemmeno più una novità il disagio. Perché, parliamoci chiaro, non è tanto – o non è solo – perdere l’occasione storica del passaggio sulla 125 del leggendario Giro d’Italia nella sua edizione targata 100 il 6 maggio prossimo, ma è il danno ineguagliabile subito da chi, a Urzulei, paese più vicino alla frana, vive, lavora e mangia facendo su e giù per quella strada, accogliendo chi, dal km 194 arriva, transita, osserva, si ferma, acquista, dorme, paga.
Un bar, un ristorante e due centri escursioni per la gola di Gorropu piangono miseria. Non è un modo di dire. Non c’è tempo, né voglia per i luoghi comuni. C’è la realtà. E la realtà parla di un meno 90% di produzione. Un segno rosso che non si vedeva da tempo, dal momento che la stagione era favorevole e produttiva. Fino al 15 ottobre. La denuncia, da parte dei lavoratori di Urzulei, è quella per interruzione di pubblico servizio. Con il primo cittadino, Ennio Arba, a dare man forte alla sua comunità: «È una situazione che la mia comunità vive con ansia e preoccupazione, dal momento che non abbiamo forse mai vissuto, se non parecchio tempo fa, un’interruzione di simile portata. A tutt’oggi, ci rendiamo conto che non è più possibile perdere tempo: è urgente e fondamentale che al più presto chi di dovere si attivi per riaprire la strada danneggiata. I disagi sono infiniti e insostenibili per le varie attività, per la vita sociale, per le comunicazione di ogni sorta».
(Continua…)
Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.
Se ancora una frana può ancora bloccare il futuro
di Claudia Carta.
Non si passa oltre il km 194 dell’Orientale Sarda. Lo spettacolare tratto che collega l’Ogliastra alla Baronia – su picchi calcarei mozzafiato, tra curve e scenari paesaggistici unici, autentico regno degli amanti delle due ruote e dei turisti in genere – è zona interdetta a chiunque. Sotto la forza travolgente dell’acqua, è venuto giù il costone, trascinando sull’arteria viaria massi di enormi proporzioni, alberi e detriti di ogni genere, bloccando la viabilitàdalle cinque del mattino dello scorso 15 ottobre.
La novità non è certo questa. E, a ben guardare, la novità non è nemmeno che, a quasi quattro mesi di distanza, la strada sia ancora chiusa. Facilmente ipotizzabile in un paese come l’Italia. Figuriamoci in Sardegna e, ancor più, nella ex provincia più piccola dello Stivale. Non è nemmeno più una novità il disagio. Perché, parliamoci chiaro, non è tanto – o non è solo – perdere l’occasione storica del passaggio sulla 125 del leggendario Giro d’Italia nella sua edizione targata 100 il 6 maggio prossimo, ma è il danno ineguagliabile subito da chi, a Urzulei, paese più vicino alla frana, vive, lavora e mangia facendo su e giù per quella strada, accogliendo chi, dal km 194 arriva, transita, osserva, si ferma, acquista, dorme, paga.
Un bar, un ristorante e due centri escursioni per la gola di Gorropu piangono miseria. Non è un modo di dire. Non c’è tempo, né voglia per i luoghi comuni. C’è la realtà. E la realtà parla di un meno 90% di produzione. Un segno rosso che non si vedeva da tempo, dal momento che la stagione era favorevole e produttiva. Fino al 15 ottobre. La denuncia, da parte dei lavoratori di Urzulei, è quella per interruzione di pubblico servizio. Con il primo cittadino, Ennio Arba, a dare man forte alla sua comunità: «È una situazione che la mia comunità vive con ansia e preoccupazione, dal momento che non abbiamo forse mai vissuto, se non parecchio tempo fa, un’interruzione di simile portata. A tutt’oggi, ci rendiamo conto che non è più possibile perdere tempo: è urgente e fondamentale che al più presto chi di dovere si attivi per riaprire la strada danneggiata. I disagi sono infiniti e insostenibili per le varie attività, per la vita sociale, per le comunicazione di ogni sorta».
(Continua…)
Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.