In breve:

Scuola di Teologia. La diplomazia nella Chiesa e i rapporti con gli USA

Scuola Teo

di Pietro Sabatini.

Domenica 16 febbraio si è svolto a Lanusei il secondo incontro della Scuola di teologia dal titolo: “La Chiesa nella storia. La diplomazia vaticana e i rapporti con gli Stati Uniti”. Relatore dell’incontro è stato don Roberto Regoli, docente di Storia contemporanea a Roma

Un tema coraggioso che ha certo assunto un carattere di attualità, dopo l’elezione del Presidente americano Donald Trump e il cambiamento della politica statunitense, di cui siamo spettatori. Forse questo ha convinto tante persone e l’Aula Magna del Seminario diocesano a Lanusei si è riempita.

Nella prima parte dell’incontro, don Roberto Regoli ha parlato dell’importanza e dell’originalità della diplomazia ecclesiastica, che da molti, anche all’interno della Chiesa, viene messa in discussione. Il corpo diplomatico Vaticano è uno dei più antichi del mondo ed è un unicum per quanto riguarda le confessione religiose. Nasce e si sviluppa nel tempo, come conseguenza dell’evangelizzazione che ha diffuso nel mondo la Chiesa Cattolica. Ciò ha reso necessaria un’azione di difesa dei cattolici sparsi in ogni luogo della terra. Le relazioni diplomatiche hanno garantito in molte situazioni, anche particolarmente difficili, la libertà di culto ai battezzati e ultimamente, dagli anni Trenta dell’Ottocento, la libertà di culto di ogni credente, quale che sia la sua religione. La presenza di una Nunziatura in una nazione garantisce un dialogo paritario con i governi, che gruppi di cittadini non potrebbero ottenere né pretendere.

Compreso il valore della diplomazia ecclesiastica, il docente della Gregoriana ha raccontato le peculiarità della cultura religiosa dell’America, che nasce profondamente cristiana. I Padri Pellegrini – considerati i primi coloni inglesi a occupare la costa atlantica dell’America settentrionale – erano stati scacciati dall’Inghilterra per le loro convinzioni religiose e speravano di trovare una nuova terra dove poter vivere liberamente la loro fede in Cristo.

Questa radice cristiana è molto forte ancora oggi: anche il presidente Trump e i suoi ministri hanno giurano sulla Bibbia, la fedeltà alla costituzione. Componente religiosa che non impedisce la laicità dello Stato. Ma a differenza degli Stati europei – che hanno introdotto la laicità per escludere la Chiesa e la religione dal potere politico – negli USA la laicità vuole allontanare il potere politico dalla sfera religiosa, che ha forte influenza nella vita delle persone. Questo modo di concepire i rapporti tra stato e religione, di matrice protestante, creò molta difficoltà alla Chiesa cattolica, abituata a dialogare paritariamente con i regnanti europei.

Prima del 1945, ci furono alcuni timidi tentativi di relazione tra governo USA e Vaticano, che risultarono deboli e poco significativi. Solo dopo la seconda guerra mondiale, le due amministrazioni cominceranno un dialogo convinto e produttivo. A favorirlo, le trasformazioni della Chiesa cattolica, che sposò il modello delle democrazie liberali, accorciando le distanze che l’avevano divisa del governo americano. C’è poi l’importante impegno condiviso della lotta al comunismo. Sarà il presidente Ronald Reagan nel 1984 a sollecitare la Santa Sede per l’apertura della Nunziatura a Washington. È nota la stima e l’amicizia tra il presidente Reagan e il Papa San Giovanni Paolo II.

Il pensiero va al presente, che non è oggetto di studi storici e dipende dalle scelte e dai comportamenti di tutti noi. È sotto gli occhi di tutti un cambiamento negli equilibri internazionali. Dopo la caduta del muro di Berlino, la politica mondiale aveva assunto un carattere unipolare, in cui gli Stati Uniti avevano il massimo prestigio. Oggi il mondo globalizzato ha più protagonisti e la politica cerca di adeguarsi a questa trasformazione. Viviamo un tempo di profondi cambiamenti in cui è difficile prevedere che cosa accadrà.

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