In breve:

Sansone, il piccolo sole oscurato da una donna

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di Giovanni Deiana
La fama di Sansone.
Se volessimo stilare una graduatoria dei personaggi biblici più popolari, Sansone figurerebbe ai primi posti, anche se il suo successo non è dovuto alle sue doti morali, ma al regista Cecil DeMille il quale, con il film “Sansone e Dalila”, ha contribuito in modo determinante alla sua fama. Naturalmente l’ingrediente che maggiormente ha solleticato la fantasia popolare è la forza fisica di Sansone, che nel film diventa una specie di Ercole biblico. In effetti qualche elemento in comune i due personaggi l’hanno avuto: entrambi, grazie ai loro muscoli, riuscirono a strangolare, a mani nude, un leone. Il libro dei Giudici, che a Sansone dedica ben quattro capitoli (Gdc 13-16), con questo racconto apre la sezione dedicata al nostro eroe: “Lo spirito del Signore lo (Sansone) investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto” (Gdc 14,6). Anche la mitologia greca attribuisce ad Ercole l’uccisione del leone di Nemea che terrorizzava le popolazioni dell’Argolide, una regione del Peloponneso. Non sono mancati gli studiosi che hanno visto dietro ai due racconti una fonte comune, ma si tratta di una tesi in cui la fantasia prende il soppravvento sul rigore della ricerca. Se proprio dobbiamo cercare degli agganci con la mitologia, si può esaminare il nome dell’eroe: Sansone, infatti, sarebbe un diminutivo derivato da shemesh, che in ebraico indica il sole e che in italiano potremmo rendere con “piccolo sole”; la spiegazione è plausibile perché il paese natale di Sansone, Zorea, è poco distante da Bet-Shemesh, una città nella quale si adorava il sole come divinità principale.

La nascita di Sansone.
La storia del nostro eroe inizia con la sua nascita miracolosa; sua madre, di cui non ci è stato tramandato il nome, infatti, essendo sterile, lo partorisce dopo l’apparizione di un essere divino il quale le dice: “Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d’ immondo. Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei” (Gdc 13,3-5). I racconti biblici ci insegnano che la nascita miracolosa da una madre sterile prelude ad una vita straordinaria del nascituro; per fare un esempio, anche Samuele nacque da una madre sterile (1 Sam 1,5.20); ma è il Nuovo Testamento, con la nascita di Giovanni Battista, che riecheggia il testo di Giudici: il bambino che deve nascere “non berrà vino né bevande inebrianti” e sarà pieno di Spirito Santo (Lc 1,15).
Ma chi è il nazireo? Il libro dei Numeri (6, 1-2) ne fornisce l’identikit. Detto in breve, era una persona vincolata da un voto con cui si impegnava a non cibarsi dei prodotti della vigna: non solo di vino o altre bevande alcoliche, ma persino dell’uva sia fresca che secca (Nm 6,3). Inoltre “per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; … si lascerà crescere la capigliatura” (Nm 6,5). È questa seconda prescrizione che risulterà fondamentale nella storia di Sansone! L’autore biblico, insomma con il racconto della nascita, ci vuole dire che Dio per questo bambino aveva preparato grandi cose! Il suo compito era quello di restituire al suo popolo la libertà dai Filistei, che avevano ridotto Israele in schiavitù.

Il tallone d’Achille di Sansone.
Purtroppo questo ragazzo dalle belle speranze, diventato adulto, sentirà irresistibile il fascino femminile e più precisamente delle donne filistee. Sansone voleva a tutti i costi una moglie filistea e al padre che cercava di farlo ragionare rispose: “Prendimi quella, perché mi piace” (Gd 14,3). Quest’ultima espressione diventerà il criterio del suo comportamento ed è facile intuirne la conclusione! L’autore del testo biblico si dilunga nella descrizione del comportamento insensato di Sansone; il lettore, se vorrà appagare la propria curiosità potrà leggere con gusto (Gdc 14-16) le avventure di questo personaggio munito di potenti muscoli, ma di poco cervello!
Probabilmente chi ha scritto la storia aveva anche il dente avvelenato contro le donne straniere in generale e quelle filistee in particolare: queste cercheranno di carpirgli il segreto della sua forza straordinaria per consegnarlo ai suoi nemici. Sansone sembra non imparare mai! Dopo essere riuscito a sfuggire a tutti i tentativi di cattura provocati dalle sue amanti, Sansone rivela all’ultima di queste il segreto della sua forza: se il suo capo venisse rasato egli perderebbe tutta la forza. Ella si chiamava Dalila, che alcuni studiosi collegano con l’ebraico Lajlah “notte”: è la notte che oscura il sole! Ella lo fece addormentare e gli fece tagliare i capelli; immediatamente la forza, che in precedenza aveva liberato il nostro eroe dai guai, l’abbandonò e Sansone cadde in mano ai Filistei, i quali “lo presero e gli cavarono gli occhi” e lo costrinsero a girare “la macina nella prigione” (Gdc 16,21).

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