Saipem. Una storia che ha voglia di futuro
di Maria Franca Campus
Oggi si chiama Saipem Intermare Fabrication Yard. È l’unica impresa in Ogliastra sopravissuta all’inesorabile desertificazione industriale del territorio. È l’unico cantiere italiano di Saipem per la costruzione di piattaforme petrolifere offshore, ovvero quelle enormi strutture metalliche utilizzate per l’estrazione del petrolio.
È uno dei 9 cantieri Saipem nel mondo. Ad Arbatax come a Soyo in Angola, come a Port Harcourt in Nigeria, come a Pointe Noire in Congo. Un settore, quello della produzione offshore, in cui Saipem conta ottomila dipendenti nel mondo. Ad Arbatax sono circa 200, al lavoro in un’area di 235 metri quadrati in cui si trovano uffici e cantiere di lavorazione. Oggi diverse figure professionali non esistono più all’interno dell’azienda perché vengono fornite all’occorrenza dalle imprese esterne come ad esempio i pontisti ma anche i guardiani. Ma lo staff Intermare si avvale di figure specializzate come saldatori, tubisti, carpentieri, capi squadra assistenti di produzione e capo cantieri, gruisti, imbragatori, magazzinieri, addetti alla gestione materiali, impiegati e quadri.
Una storia iniziata 40 anni fa
È una lunga storia, iniziata oltre 40 anni fa. Era il 1972 quando sono stati avviati i lavori di preparazione del piazzale e di lì a poco sono sorti i primi capannoni. Allora, fa sapere l’Ufficio stampa nazionale attraverso un comunicato contenente riferimenti storici e indicazioni tecniche – l’azienda era gestita da un consorzio composto – oltre che da Saipem stessa – da Micoperi, Intermare Sarda e Carpenterie Sarde.
Negli anni, il consorzio originario ha subito alcune modifiche nell’assetto. Nel 1978, infatti, Micoperi è uscita dal consorzio mentre nel 1980 Intermare Sarda ha assorbito Carpenterie sarde.
Nel 2009, Intermare Sarda è stata acquisita da Saipem Energy Service e, nel 2011, la società di riferimento della yard è diventata Saipem S.p.A.
Attorno al complesso metalmeccanico Saipem ruotano le attività di piccole e medie imprese locali che forniscono manodopera specializzata e strumentazione adeguata per la lavorazione. Quando la Saipem di Arbatax lavora alla realizzazione di una nuova piattaforma si mette in moto tutto il settore metalmeccanico ogliastrino creando quindi un indotto non da poco che comprende anche l’acquisto dei materiali, il trasporto di merci e lo smaltimento di rifiuti ferrosi o di altro tipo.
Una nuova intesa per guardare al futuro
È cronaca di questi mesi la firma di un accordo tra la Saldimpianti, solida azienda metalmeccanica di Arbatax, e l’Iraq per la costruzione del segmento di una raffineria da 150mila barili di petrolio giornaliero. Un’intesa, benedetta dallo stesso presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru e dall’assessore all’Industria Maria Grazia Piras, che significa lavoro per 500 persone. «Si tratta – ha detto Pigliaru – di una grande opportunità per l’Ogliastra e l’intera isola. Dobbiamo abituarci a cogliere i vantaggi della globalizzazione superandone il timore. Il compito della Regione è quello di creare le condizioni più favorevoli».
Molto è cambiato dalla fine degli anni ’70 – anni ’80 in Ogliastra. Allora l’Intermare era parte di un contesto industriale in pieno decollo. C’era la Cartiera, c’era il porto in piena in attività e lavoro per tanti giovani del posto. Lo ricorda bene Gianni Mucaria di Lotzorai, dipendente Saipem da 38 anni e segretario territoriale della Federazione sarda metalmeccanici. Lui è stato uno di quei ragazzi che, conclusi gli studi professionali all’Enaip di Lanusei, ha subito trovato lavoro all’Intermare. “Sono stato assunto nel 1978, avevo 18 anni e ho firmato un contratto a tempo indeterminato. Come me, allora, una ventina di giovani ogliastrini erano stati assunti nell’ industria del territorio dopo i corsi Enaip che in quegli anni hanno sfornato tutti i dipendenti delle industrie locali”. Il lavoro non era miraggio, era una certezza. Ma se è vero che le opportunità lavorative sono diminuite, occorre anche sottolineare che non esistono più i corsi professionali che formavano figure specializzate e richieste.
C’era una volta …
1000 dipendenti.
Mucaria ricorda i tempi d’oro in cui all’Intermare “Siamo arrivati ad essere 700 ma anche 1000 lavoratori comprese le maestranze dell’imprese d’appalto”. Operai e ingegneri impegnati nella realizzazione e progettazione di jacket e deck, rispettivamente la parte sommersa e quella emersa delle piattaforme petrolifere offshore.
Molte cose sono cambiate: la presenza femminile è aumentata, ovviamente nel comparto amministrativo, e ci sono settori che sono guidati da manager al femminile. È donna e mamma per esempio un capo del settore ingegneria.
Saipem opera in oltre 60 paesi nel mondo e anche dall’Ogliastra ci sono dipendenti che per migliorare la propria professionalità e fare un’esperienza all’estero si spostano per brevi o lunghi periodi verso le sedi del Brasile, dell’Indonesia, del Kazikistan, degli Emirati arabi, della Nigeria.
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