Sa Festa manna di Foghesu
di Francesca Lai.
Nonostante il patrono di Perdasdefogu sia San Pietro, onorato il 29 giugno, i foghesini sentono in particolar modo la festa dedicata al Santissimo Salvatore, chiamata in sardo Festa manna e celebrata il 12 settembre. Ogni anno per la ricorrenza religiosa tanto attesa, anche gli emigrati sardi, tornano a casa per le celebrazioni. La festa del San Salvatore affonda le sue radici in un passato lontano: già nel 1700 ci sono notizie dei festeggiamenti, mentre la chiesetta campestre nella località Serra ‘e Idda pare esistesse già dal 1600, interamente costruita in pietra col tetto di tegole e canne, con l’ingresso che si affacciava sugli orti rivolto verso il paese. Oggi la chiesa è stata totalmente ristrutturata, rimane intatta la sua bellezza, immersa nelle campagne tra lecci e querce secolari. Insieme al Salvatore viene portato in processione anche San Giovanni Battista, ma il perché le statue vengano condotte insieme rimane ignota. Il 29 agosto, festa di San Giovanni appunto, i Santi vengono trasportati in spalla dagli uomini del comitato organizzatore, gli obrieri, composto da dodici uomini, sei sposati e sei scapoli, con a capo un presidente che è il più anziano dei dodici, dalla parrocchia di San Pietro verso quella dell’omonimo Santo, dove rimangono fino al 12 settembre. Nove giorni prima de sa Festa manna, tutti i pomeriggi, si svolge il pellegrinaggio e si recita la novena. In passato gli obreri vegliavano le statue dei santi per tutta la notte, sia per scongiurare che venissero rubati, sia per una questione di rispetto: non dovevano essere lasciati soli. Il 12 settembre dalla parrocchia di San Pietro, solitamente alle 10, ci si reca in processione alla chiesetta campestre per la celebrazione della Messa, alla fine della quale vengono intonati dai maestri cantori Is Goccius, canti sacri, che narrano in versetti la vita dei Santi.
In testa al corteo religioso c’è il gruppo delle donne consacrate al Sacro Cuore, che indossano la medaglia col fiocco rosso; subito dopo seguono le donne consacrate alla Madonna, con la medaglia e il fiocco celeste; poi il gruppo folkloristico con le launeddas, segue il parroco e la folla dei fedeli. Alcuni foghesini portano in processione dei panni colorati, retaggio della tradizione spagnola, e forse particolarità unica in Sardegna. Grandi drappi di stoffa dai colori sgargianti, vengono issati su delle croci fatte di canna, gli stendardi come ex voto restano come addobbi nella chiesa. La tradizione vuole che le canne vengano raccolte l’11 settembre, e ripulite dalle foglie, tranne quelle in cima, vengano modellate a seconda della grandezza del panno di stoffa. Dopo la Messa, celebrata solitamente da un prete di un’altra parrocchia la processione riparte.
Is Santus torrant a bidda. Il tragitto di andata e di ritorno non segue mai lo stesso percorso, toccando in questo modo tutti i rioni del paese. È usanza poi che delle persone, facendo un voto al Santo, percorrano il tragitto a piedi nudi; in passato le donne scalze e inginocchiate facevano il giro della chiesa recitando il Rosario.
Lungo i secoli il rituale non ha mai subito modifiche. La festa si è svolta anche durante il fascismo: si racconta che nel 1945, si era partiti da San Salvatore e la fiamma delle candele votive mai si spense durante il cammino. Le statue vengono trasportate di peso dagli obreri. Poco prima di arrivare nella chiesa principale avviene il rito di passaggio: i vecchi componenti del comitato passano i Santi sulle spalle dei nuovi obrieri, annunciati dal parroco durante la funzione, i quali organizzeranno la festa l’anno successivo. Il comitato si occupa della raccolte delle offerte dei paesani, e passa, con una questua, di casa in casa, quando ai foghesini viene donata l’immaginetta del Santo.
Tre giorni di festeggiamenti animano il paese: l’11 settembre, sa dì ‘e sa Strangia, il 12 la Festa manna, e infine il 13 con la giornata che in passato veniva chiamata sa dì de is barateddus, quando gli ambulanti vendevano la merce scontata prima di lasciare il paese. “Sa Strangìa” è ancora oggi molto popolare in Ogliastra. Perdasdefogu era il passaggio obbligato per i pastori che da Arzana e Villagrande lasciavano pascoli e ovili sul Gennargentu si trasferivano a svernare a Monte Cardiga. Gli allevatori venivano invitati dalle famiglie foghesine a trascorrere i giorni di festa nelle proprie abitazioni, si sugellava in questo modo un grande rapporto affettivo e amicale tra le tre comunità, vivo tutt’ora. Anche gli escalaplanesi venivano ospitati a Perdasdefogu, dopo aver festeggiato insieme agli amici del paese limitrofo la festa di Santa Maria il 15 agosto.
Ai riti religiosi, delle tre giornate, vengono affiancati quelli civili. Il paese si riempie di persone da tutto il circondario, ci si ritrova insieme nei lunghi pranzi; la sera, come da secoli, si balla in piazza, si riscoprono vecchie amicizie e il piacere dello stare insieme prima di darsi appuntamento con un arrivederci per i festeggiamenti del prossimo anno.
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