“Pregate perché la parola del Signore si diffonda …”
“Pregate
perché la parola del Signore si diffonda …”
di Roberto Corongiu
“Fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno” (2Tess 3,1-3).
‹‹Pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi›› 2Ts 3, 1. Con queste parole san Paolo, apostolo delle genti, inizia a concludere la sua seconda lettera ai fratelli di Tessalonica, invitandoli ad unirsi a lui quali strumenti della diffusione del Verbo. Un invito che vogliamo vedere rivolto a noi oggi, specialmente in questo mese di ottobre, tradizionalmente tempo di preghiera per le missioni. Missioni che spesso vediamo lontane, disperse in chissà quale paese straniero. Per esse magari preghiamo, raccogliamo contributi: ma restano comunque realtà lontane, e l’idea di missione stessa si riduce in quell’accezione di “lavoro di frontiera”. La missione invece, ed è proprio di questo che ci parla l’apostolo Paolo, è una dimensione fondamentale dell’essere Chiesa da vivere anzitutto qui ed ora. Perché essa non è appannaggio dei missionari o di coloro che operano in luoghi di non lunga tradizione cristiana: è invece compito primario di ogni cristiano, ovunque si viva ed operi. Nel tentativo di comprendere il come vivere tale dimensione nella nostra realtà, non è difficile, dandole anche solo un rapido sguardo, comprendere quanto l’annuncio oggi sia un’esigenza sempre più pressante. Le nostre realtà, antiche chiese, tra le prime a ricevere l’annuncio del Vangelo, sono spesso sopite, tiepide, e la forza vivificante della Buona Novella sopravvive a malapena, anziché vivere e illuminare. Lo comprese bene Benedetto XVI, che appena cinque anni fa volle erigere il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, proprio per ‹‹promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo››. In tale realtà secolarizzata, intaccata dall’indifferenza, riscoprire l’esperienza di fede per poi testimoniarla diventa via attraverso la quale dare risposta all’invito di san Paolo: una riscoperta che vorremmo caratterizzata dal suo stesso ardore, dalla sua stessa sete di Dio. Nell’annuncio della Parola del Signore infatti, la testimonianza dell’apostolo ci è fondamentale, perché quando si sperimenta qualcosa di bello e vero, e l’incontro con Cristo lo è ogni oltre misura, lo si vuole gridare al mondo: allora, come lui, potremmo sentire la testimonianza della fede, l’annuncio della Parola, “la missione”, come un qualcosa che ci appartiene, come desiderio di condivisione. Desiderio di sperimentare in prima persona l’amore di Dio e la pazienza di Cristo (prosegue poi san Paolo), volendo poi che ogni uomo Lo possa incontrare, sperimentandone la vicinanza, la compassione, la misericordia. In questo modo il carattere missionario della vocazione di ciascuno traspare, irrompendo e facendosi testimonianza nella vita quotidiana.
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