“Politica, quando e dove ti sei persa?”
di Franco Colomo.
Perché la Chiesa deve occuparsi di politica? «Perché non può farne a meno e perché occorre ritrovare la possibilità di parlarsi e di ascoltare». Nelle parole del Vescovo Antonello il senso dell’evento vissuto al Teatro San Giuseppe di Nuoro lo scorso 31 marzo, dal significativo titolo “Politica: quando e dove ti sei persa?”.
Di politica si può e si deve parlare, e lo si è fatto con parole alte grazie al contributo di sette big della politica sarda e nazionale: Pietrino Soddu, Antonello Soro, Angelo Rojch, Antonello Cabras, Renato Soru, Carmelo Porcu e Beppe Pisanu. Sono stati presidenti della Regione, ministri e parlamentari. È la voce dell’esperienza, che richiama alla necessità di ritrovare anima, cuore e mente, di riscoprire quell’impegno inteso come servizio e non come ricerca del potere fine a se stesso, nella migliore tradizione del cattolicesimo democratico, come ha ricordato Angelo Rojch.
Così Pietrino Soddu: «Dobbiamo trovare il modo – ha detto il sette volte presidente della Regione – per andare uniti all’individuazione di un obiettivo che stiamo inseguendo da tanto tempo», e cioè «un nuovo patto con lo Stato che dia alla Sardegna più sovranità».
Non è mancata l’analisi di una crisi che viene da lontano e che ha portato nei cittadini disaffezione e disinteresse.
Antonello Soro ha spinto sul concetto di partecipazione: «È importante nell’interesse generale, nello spirito che la Costituzione italiana assegna ai partiti, ritrovare il canale originario, quello dei cittadini che sono chiamati a decidere le sorti del Paese partecipando attivamente».
In Sardegna, per l’ex presidente della Regione Rojch, manca oggi «la passione autonomistica, quella civile e politica» al contrario di quando, combattendo il graduale disimpegno dello Stato nell’Isola, diversi furono i successi e le conquiste per il Nuorese. «La nostra non era l’età dell’oro – ha concluso – ma era l’età dell’impegno: ce la mettevamo tutta e non da soli, ma con la collaborazione di tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, sindacati, forze sociali».
Antonello Cabras ha allargato l’orizzonte a una crisi politica che coinvolge l’intero occidente ricco. Ha poi colto l’invito di Pietrino Soddu: «Quello della sovranità – ha detto l’ex presidente della Regione e senatore – è un terreno che dobbiamo esplorare, analizzare, ma non trascuriamo il tema che la crisi della democrazia nasce dal fatto che le persone si sentono aggredite e non trovano chi può difenderle».
Ma è soprattutto lo sguardo al futuro che ha colpito la platea, e per l’Isola significa ripartire dal mondo che si sta disegnando, quello che ha e avrà al centro valori come la conoscenza e la difesa del creato, come ha sottolineato Renato Soru: «Il tempo più bello deve venire se lo vogliamo cogliere – ha concluso –, da creatori, non solo da consumatori». L’ex governatore ha poi sorpreso tutti lasciando intendere come il suo impegno “sul campo” non sia ancora finito.
Carmelo Porcu ha concentrato il suo sguardo sul nuovo millennio, ricordando come fu Giovanni Paolo II a guidarci nel varcare quella soglia. Un tempo però segnato da attentati, crisi economica, pandemia e ora la guerra: «Prima ancora di sapere o di chiederci dov’è la politica dobbiamo chiederci dov’è finito l’uomo – ha affermato l’ex deputato –. Non è possibile che noi assistiamo a questo processo di vittoria del nichilismo in salsa moderna, in cui i valori vengono messi in discussione, in una società dove regna purtroppo la legge del più forte, dove finisce anche la capacità di chiamarsi fratelli».
In conclusione non è mancato un accenno all’attualità, al Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata: «Per la Lega – ha detto Beppe Pisanu, incalzato dal moderatore Giacomo Mameli – non è che il nuovo nome di quello che prima hanno chiamato secessione e poi devolution». L’ex ministro, già capo della segreteria politica Dc con Zaccagnini, ha spiegato che quando la politica arretra, a prendere il suo posto è la burocrazia, il mercato, i poteri forti quando non occulti. Per Pisanu però, la politica può recuperare il ruolo che le compete, e lo ha detto pensando al nuovo protagonismo delle donne, dei giovani e dei lavoratori.
A tirare le fila è stato il Vescovo, dopo aver smontato una a una le obiezioni sollevate da qualcuno alla vigilia dell’incontro: «Abbiamo bisogno di persone che abbiano idee, non di propaganda o ideologia, che studino e si formino. Occorre evitare che la democrazia si trasformi in personalismo – ha aggiunto monsignor Mura –, ed è necessario selezionare meglio la classe politica dando la possibilità a tutti di giocarsi la propria passione, meno opportunismi e più idee, più discernimento in vista del bene comune». Il messaggio finale è per i docenti di religione presenti: «Educate i ragazzi ad avere passione politica», l’invito.
E questo evento non è che un primo passo, una risposta, tra l’altro, alle sollecitazioni arrivate nell’ambito dell’ultimo convegno ecclesiale quando dai gruppi sinodali era emersa proprio la richiesta che la Chiesa diocesana promuovesse una scuola di formazione politica.
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