Pentecoste. I custodi della memoria e quelli col “fuoco dentro”
di Mons. Antonello Mura.
“Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo“. Gli apostoli, con Maria accanto, sperimentano la travolgente gagliardia dello Spirito Santo, irresistibile dono, senza freni né confini, che mantiene Dio presente nella vita delle persone e nella storia. «Camminate secondo lo Spirito»ci ricorda san Paolo, e aggiunge: «Lasciatevi guidare dallo Spirito» (Galati 5,16), quasi a ricordarci che nonostante l’impetuosità del dono, anche lo Spirito deve fare i conti con le nostre resistenze, con le pesantezze della storia, con gli ostacoli. Diciamo che il cammino dello Spirito sulla terra non è una passeggiata, esso conosce i freni che noi frapponiamo alla sua azione, le nostre lentezze nel rispondervi, le evidenti fragilità nel renderlo vivente. Ma lo Spirito non si rassegna ne desiste, la sua direzione è chiara e risponde a un disegno, a una volontà incontrastabile, che lavora per un compimento, una promessa bella, raccontata e custodita nel Libro di Gioele: «Dopo questo io effonderò il mio spirito su ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3, 1-2).
La Pentecoste annuale, celebrata liturgicamente, ci invita a chiederci se crediamo davvero nella presenza dello Spirito nella nostra vita. E se lo riconosciamo presente in tutti, indipendentemente dalle nostre appartenenze o simpatie. Mi chiedo se la stessa Chiesa si rallegri per le profezie dei suoi figli e delle sue figlie, per i sogni degli anziani e per le visioni dei giovani. Suonano come una sentenza inappellabile le parole di Gesù: «A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro» (Mt 12,32). Esse ci ricordano che Dio non è mai assente tra le vicende umane, grazie allo Spirito del Risorto, non smette di agire per compiere la sua promessa e che il nostro compito, ieri come oggi, è riconoscerlo attivamente presente, così come il più grande peccato è non leggere con gli occhi di Dio quanto accade.
Pentecoste non è allora un evento concluso, avvenuto una volta per sempre. Ogni tempo è tempo di Pentecoste. Lo Spirito continua a rinnovare la Chiesa, la mantiene sempre gagliarda come nella prima effusione dello Spirito, e l’arricchisce di nuovi doni rendendola coraggiosa nell’annuncio.
Pensando al nostro tempo, recupero una sottile ma interessante raffinatezza di Rosmini, filosofo e teologo. Lui amava distinguere i cristiani in «uomini di memoria» e «uomini di fuoco». I primi non creano, al più custodiscono. I secondi rinnovano e innovano continuamente. Oggi è sicuramente un tempo in cui occorre soprattutto il fuoco, che se è fuoco di Pentecoste – quindi cammina secondo lo Spirito di Dio – non solo è fedele alle parole che Cristo ci ha consegnato, ma è soprattutto capace di vivere con passione l’impegno di rinnovare la faccia della terra. I custodi della memoria non bastano, solo chi ha “il fuoco dentro”, il dono dello Spirito, apre nuove strade e supera barriere apparentemente insuperabili. Mi chiedo: sappiamo leggere attorno a noi tutto questo? Sappiamo gioirne? … Buona Pentecoste!
+ Antonello Mura
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