Nel segno di Maria la prossima visita pastorale
di Claudia Carta.
Lo scorso 25 aprile, nel Santuario della Madonna d’Ogliastra, in occasione della solennità della Patrona della diocesi, il vescovo Antonello ha annunciato la prossima visita pastorale nelle parrocchie
C’è una porzione di Chiesa diocesana a celebrare la Patrona d’Ogliastra, il 25 aprile. Il Santuario risuona del celebre inno che unisce le comunità parrocchiali attorno al suo vescovo, ai sacerdoti e ai diaconi. E accoglie l’annuncio. Il pastore recepisce e fa suo il messaggio del Papa, quello di andare e vedere, quello di arrivare e fermarsi. Per osservare, ascoltare, condividere la gioia, asciugare le lacrime, sentire il grido.
Il cancelliere, don Danilo Chiai, legge solennemente il decreto di indizione della visita pastorale. Novembre. Solennità di Cristo Re dell’universo. Dove tutto avrà inizio. Antonello, pellegrino sulle strade dei nostri paesi e delle nostre città. L’umiltà del pastore e l’autorevolezza della guida. Il silenzio di chi medita tutte le cose nel suo cuore e, al tempo stesso, la voce rassicurante del padre che incoraggia e sprona i suoi figli.
Un evento e, come tale, un avvenimento da preparare con cura, spiritualmente prima ancora che logisticamente. Come quando ci si prepara ad accogliere lo sposo e ad andargli incontro. Il vescovo lo sa e ne avverte tutta la responsabilità: «Sono sette anni che sono felicemente con voi – ricorda al termine della celebrazione eucaristica –. Pregate anche per il pastore di questa Chiesa e non tanto per me, ma per ciò che il vescovo rappresenta. Con due diocesi, il pastore ha bisogno di preghiera, di accompagnamento e di fortezza».
Nella domenica che vede di fronte il pastore buono e il mercenario – dove buono sta per assenza assoluta di qualunque interesse personale e dove il verbo pascolare diventa il denominatore comune di chiunque abbia una vocazione specifica, una paternità e maternità educativa, anche sociale –, il vescovo esalta il modello Gesù, in un’immagine che non ha nulla di debole: «È il pastore forte che si erge contro i lupi e che ha il coraggio di non fuggire davanti agli impegni». La dimensione tenera unita alla fortezza. Una «combattiva tenerezza». Infine l’invito: «Tutti noi siamo chiamati a essere Pastore buono, bello, combattivo e tenero, in ogni ambito della nostra vita».
Scripta manent. È così. Le parole hanno un peso e, scritte, diventano ancora più incisive.
Il vescovo Antonello affida il suo percorso in terra ogliastrina e l’avvio della sua visita nelle comunità a una riflessione che delinea in venti pagine la sua nuova Lettera Pastorale – la seconda dopo Sul carro con Filippo, del 2017 –: Sogno con voi “una Chiesa lieta con volto di mamma”, a indicare e rappresentare una Chiesa con quella maternità che viene da Maria: «Sono loro, le nostre mamme – scrive il vescovo – a essere capaci di possedere e pronunciare parole dolci e antiche. A un “Padre nostro” si affianca quindi una “Madre nostra”, alla quale la Chiesa guarda in ogni tempo per imitarne gli sguardi e i gesti, persino i silenzi».
Lo stile sarà ancora una volta quello di chi privilegerà «l’ascolto e la condivisione, valorizzando l’incontro e le relazioni, per leggere con sguardi di fede la realtà ecclesiale e sociale», leggendo i nostri giorni e questo nostro tempo che tante difficoltà ci sta facendo sperimentare, avvertendo un logoramento esistente certamente anche prima della pandemia, ma che questa ha inesorabilmente velocizzato. Davanti a tutto ciò non si può restare immobili, non ci si può limitare a «mantenere l’esistente». Occorre lasciare andare ciò che non va più bene. Dal pastore della diocesi di Nuoro e di Lanusei anche un secco no all’abitudine pastorale, specie se non è produttiva e portatrice di nuovo slancio evangelico. Serve un cambiamento. Serve vivere il cambiamento. Anche nella pastorale. «Solo così possiamo trasmettere agli altri. Contagiosi, sì, ma solo della gioia che viene dal Vangelo».
Allora sarà davvero una Chiesa, per dirla con Bergoglio, «che comprende, accompagna, accarezza».
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