In breve:

Migranti. Se a naufragare è il cuore

IMMIGRAZIONE: EMERGENZA IN CENTRO LAMPEDUSA,VERSO QUOTA 15OO

di Tonino Loddo

Da qualche tempo (e non dovunque) all’uscita dei supermercati è possibile scorgere un contenitore destinato ad accogliere uno o più prodotti alimentari da destinare alle tante famiglie e persone bisognose del territorio.

Il contenitore (diciamolo!) è normalmente vuoto, o quasi.

Fa un certo effetto, però, vedere come all’interno degli stessi locali commerciali siano presenti decine di metri di scaffali contenenti prodotti destinati a cani e gatti. Immagino che se i titolari di quei locali li espongono in simile quantità e dovizia, ci sia un’ottima richiesta da parte dei clienti. Certo, Micio e Fido hanno tutto il diritto di essere trattati bene e ci sono pure leggi che ne tutelano i diritti e ne puniscono severamente il maltrattamento. E poi, diciamo anche questo!, possederne almeno uno è tanto trendy e ben volentieri si dona ad essi una significativa parte della propria giornata, per curarli e per preservarne bellezza e salute.

Niente da dire. Se non fosse che tutto questo stride davvero con tante chiacchiere indecenti che si sentono in giro da un bel po’ di tempo a questa parte. “Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile”, è stato detto. E ancora: “Agli immigrati bisognerebbe prendere le impronte dei piedi per risalire ai tracciati particolari delle tribù”. E poi: “Sono stato, sono e rimarrò un razzista poiché credo che tra razza e razza c’è e ci deve essere differenza”. E sentite questa: “È un reato offrire anche solo un the caldo ad un immigrato clandestino”. Per giungere a un rispettoso “Rispediamo gli immigrati a casa in vagoni piombati” o, infine (ma il campionario è lungo, lunghissimo), a un generoso: “I gommoni degli immigrati devono essere affondati a colpi di bazooka”.

Ora, proviamo a sostituire, nelle frasi precedenti, la parola “immigrati” con “cani” o “gatti” e pensiamo a cosa direbbero tanti/e opinion maker che spopolano quotidianamente sui nostri televisori. “I canili dovrebbero essere distrutti a colpi di bazooka”; oppure: “I cani bisognerebbe fingere che siano leprotti per fare pim pim pim con il fucile”. E non andiamo oltre, perché si tratta di affermazioni che la nostra coscienza, ancor prima che ce lo dicano tali esuberanti opinionisti, rifiuta senza se e senza ma.

E perché non sono insorti a sentire quelle affermazioni? Che Fido e Micio valgano più di Danjuma  o di Rashida? In questo nostro mondo che sembra voglia andare a rotoli, poche sono le voci che si sono alzate e si alzano a difendere quelle persone e la loro storia. Francesco, a nome di tanti, ha detto che “sono come me, persone che cercano la felicità”. Noi il dolore sordo che quegli uomini e quelle donne si portano dietro non riusciamo nemmeno a immaginarlo, figuriamoci a provarlo. Troppo lontana la nostra fortunata condizione per capire che cosa significhi esser vittime di guerre, violenze e fame. I veri naufragi di questi giorni non sono quelli degli immigrati in cerca di una vita migliore o, meglio, non sono solo quelli. Il vero naufragio è quello della nostra mente spersa tra le onde di mille analisi e chiacchiere indecenti. E quello del nostro cuore, che affonda nell’indifferenza senza lasciarsi commuovere da quella mole vasta di sofferenza che sta dietro i volti di quegli uomini e di quelle donne che hanno un unico torto: cercare quello che cerchiamo anche noi. La felicità.

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