In breve:

“Mai più violate”. L’Ogliastra al fianco delle vittime di violenza

Annalisa Lai

di Augusta Cabras.

Per meglio comprendere l’incidenza del fenomeno relativo alla violenza di genere in Ogliastra e le sue specificità, abbiamo sentito Anna Lisa Lai, assistente sociale, presidente del Centro antiviolenza “Mai più Violate” di Tortolì e commissaria regionale per le Pari Opportunità.

Come nasce l’Associazione e il Centro Antiviolenza “Mai più Violate”?
L’associazione FiguraSfondo-Onlus è stata istituita il 06 Giugno del 2012 per volontà di tre amiche impegnate a diverso titolo nel sociale. L’esperienza professionale aveva portato ognuna di noi a contatto con le donne vittime di violenza. Più volte, confrontandoci su questa problematica, avevamo condiviso la necessità di una collaborazione delle figure professionali che, a diverso titolo, sostengono la donna nel processo di affrancamento dalla violenza. Consapevoli di ciò, unendo le nostre professionalità in ambito sociale, psicologico e legale, il 14 agosto 2012 abbiamo aperto a Tortolì il Centro Antiviolenza Mai più Violate. Nel Centro, da più di sei anni, operano un’assistente sociale, una psicologa-psicoterapeuta e una avvocata offrendo gratuitamente, a tutte le donne vittime di violenza, supporto psicologico, consulenza sociale e legale, in un ambiente che garantisce anonimato e riservatezza, nonché la segretezza sul contenuto delle conversazioni.

Quando si parla di violenza sulle donne, forse il primo pensiero va alla violenza fisica. È davvero questa l’emergenza o la violenza si manifesta sempre in una forma che è più psicologica che fisica?
La violenza psicologica è sempre presente nella violenza di genere. Nel tempo, intacca le risorse della donna; agisce in modo da eroderle. Il risultato è un cambiamento nella rappresentazione e percezione di sé: la capacità di riconoscere i propri bisogni, di definire se stessa, di avere fiducia in sé e nell’ambiente, viene meno. Si attua attraverso un’opera costante di denigrazione, dileggio, insulto, umiliazione, minaccia. La squalifica, il disprezzo, possono essere espressi anche in modo più sottile, non esplicito, senza ricorrere a toni o parole che restituiscono in modo diretto l’offesa. Il maltrattante comunica anche attraverso il silenzio; ignorando la partner; non offrendo ascolto e attenzione a quanto lei dice, piuttosto che negando quanto affermato e ponendone costantemente in dubbio i ricordi; rimandandole l’immagine di un Ambiente indifferente ai suoi bisogni.

Rispetto al passato c’è maggiore consapevolezza nelle donne? Prima di chiedere aiuto passa molto tempo?
Il fatto che della violenza di genere se ne parli, si pongano in atto azioni di prevenzione, rappresenta un aiuto alla presa di coscienza, da parte delle donne e, quindi, si possano avere maggiori strumenti per riconoscerla. Nell’esperienza del Centro Antiviolenza Mai più Violate si è osservato che la consapevolezza non sempre è sufficiente a formulare una richiesta d’aiuto. Nella maggior parte dei casi trascorrono anni prima che la donna vittima di violenza decida di chiedere un sostegno e affrancarsi da un contesto maltrattante.

Chi si rivolge a voi cosa chiede concretamente?
Le donne che si rivolgono al Centro Antiviolenza hanno bisogno anzitutto di essere accolte in un contesto non giudicante, anonimo e riservato in cui essere ascoltate. Necessitano di un percorso psicologico, spesso di una consulenza sociale e legale. Colei che subisce violenza vive in una condizione di paura e isolamento. Spesso è costretta ad affrontare la sua condizione vessatoria in solitudine, non avendo il supporto dell’ambiente familiare e sociale o avendo il timore di esprimere la propria richiesta di aiuto. Alle operatrici fa una richiesta implicita e fondamentale: potersi fidare e affidare. Nel Centro trovano accoglienza le loro emozioni, il loro vissuto, la possibilità di intraprendere un cambiamento, sicure che le operatrici saranno al loro fianco durante questo lungo percorso per ritrovare una condizione di benessere.

Il percorso di liberazione dalla violenza è lungo e pieno di difficoltà. Puoi dirci qualcosa? Ci sono elementi che accomunano le storie?
Affrancarsi da un contesto maltrattante significa intraprendere un percorso di cambiamento. Non vivere più la quotidianità con il maltrattante non genera una condizione di benessere. L’esperienza a contatto con le donne vittime di violenza ci ha insegnato quanto sia delicata la fase di separazione dal partner violento (la maggior delle violenze avviene in ambito domestico). Il maltrattante, infatti, continua a porre in essere condotte vessatori: minacce, atteggiamenti persecutori, minimizzazione fino alla negazione delle violenze agite. Viceversa può cercare di offrire di sé l’immagine di una persona che si è ravveduta, che promette di cambiare. In realtà, quest’ultima è solo una strategia per riprendere il contatto con la partner e tentare di convincerla a ritornare sulla sua decisione e continuare la relazione. Le donne vittime di violenza, quindi, si devono confrontare con un uomo che continua a generare paura, che le tormenta, oltre a dover fare i conti con un vissuto che le ha poste in una condizione di rassegnazione, tristezza, dolore, un’alterata percezione di sé. Devono intraprendere un’esperienza di riscoperta e riconoscimento della loro persona e del loro valore.

Vuoi dirci qualcosa sulla violenza assistita?
La violenza assistita compromette il benessere psico-fisico del minore. Ha dei riflessi sulla possibilità di una crescita serena ed equilibrata. È importante che le donne prendano consapevolezza che vivere in un contesto dove il padre maltratta la madre genera nel proprio figlio uno stato di profondo malessere. I figli sono attenti osservatori delle dinamiche familiari; sono molto ricettivi e hanno un loro modo di esprimere il disagio. Il dolore sentito potrebbe non apparire, agli occhi del genitore, così manifesto. Osservare e ascoltare i propri figli, offrire accoglienza e attenzione al modo con il quale comunicano; stare in contatto con le loro emozioni e con i loro silenzi, è una competenza genitoriale importante. L’ascolto partecipe e attento non deve essere mai trascurato. I bambini che vivono la quotidianità di un ambiente maltrattante non sono sereni; possono fingere, simulare una tranquillità che in realtà non gli appartiene.

Le operatrici rispondono al numero 345 0724180 e all’indirizzo mail: centroantiviolenza2012@gmail.com
Nel 2015 il “Centro Antiviolenza Mai più Violate” è entrato a far parte della mappatura del numero di pubblica utilità 1522.
Il 22 settembre 2018 è stato sottoscritto un importante “Protocollo d’Intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza di Genere” tra il Centro Antiviolenza “Mai Più Violate”, la Procura di Lanusei, la Caritas, le Forze dell’Ordine e l’Unione dei comuni del Nord Ogliastra.

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