In breve:

L’Ogliastra nel cuore e nelle mani

Altieri

di Anna Maria Piga.
L’Ogliastra nel cuore la terra nelle mani: sono i nuovi contadini, giovani laureati, diplomati e comunque con un profilo culturale di alto livello, che hanno deciso di dedicarsi all’agricoltura.
Hanno investito competenze, energie, capitali, sogni e speranze in una attività che ritengono fondamentale per uno sviluppo sostenibile, in un territorio che adeguatamente curato e valorizzato può garantire benessere e lavoro a molte persone.
Giorgio Altieri classe 1982, laurea magistrale in Sviluppo e Gestione Sostenibile del territorio, ossia Economia territoriale, sposato con la dottoressa Maria Pisano e padre di Gaia una bimba di quattro anni, è convinto che una agricoltura innovativa possa dare lavoro e un senso proprio all’esistenza, perché la terra restituisce i suoi frutti a chi si prende cura di lei.
Matteo Cuboni del 1980, un diploma di geometra e un’esperienza di autotrasportatore, con antenati proprietari terrieri e con una consuetudine estiva di lavoro in campagna e negli orti di famiglia.
Daniele Deplano nato nel 1986, il più giovane, laurea magistrale in Ingegneria civile, desideroso di mettere a frutto i suoi studi, confrontandosi con le tecniche avanzate per rendere più efficace e meno faticoso il lavoro manuale.
Tre giovani che hanno deciso di diventare imprenditori agricoli e per questo hanno costituito la “Società Agricola Radici d’Ogliastra”.
Radici d’Ogliastra – dice con orgoglio Giorgio Altieri – è una società agricola che nasce nel 2017 dal profondo amore di tre ragazzi per la propria terra, con l’intento di valorizzare le eccellenze agroalimentari.- Parla a nome di tutti- La nostra azienda opera nel cuore più verde della Sardegna, l’Ogliastra, dove la salubrità dell’ambiente e le sapienti tradizioni alimentari hanno creato un luogo unico, connotato dai più alti tassi di longevità e certificati dalla presenza della più importante Blue Zone del mondo.
Lavorare la terra, lavorare con la terra mette in gioco tutte le energie: le mani, il cuore la mente e attraverso la fatica si scopre il lavoro delle generazioni precedenti, si entra in contato con il mondo così come è senza mediazioni e il raccolto ha il valore delle nuove scoperte della fatica e del tempo impiegato per ottenere il prodotto finale.
È passione quella che anima i tre giovani; c’è la fatica ma anche il coraggio di aver osato. «Ci occupiamo di orticultura e di produzione di olio di oliva extravergine – prosegue Giorgio -, avendo la massima attenzione alla qualità dei nostri prodotti. Seguiamo rigidi disciplinari di produzione per offrire frutti della terra rispettosi dell’ambiente e della salute. Nelle nostre produzioni ci facciamo aiutare dalle api che instancabilmente impollinano le nostre colture migliorando i prodotti in maniera naturale».
L’offerta della società è diversificata: sono ottocento le piante di un uliveto sperimentale abbastanza giovane, in località Sèssula nelle campagne di Lanusei, che ha prodotto un olio di prima qualità, che ora viene venduto a prezzo di mercato, ma l’obiettivo, dopo aver ottenuto tutte le certificazioni di rito, è quello di riuscire ad imporsi nel mondo della ristorazione anche fuori dalla Sardegna per dare ragione all’alta qualità del prodotto. Ma l’idea sottesa alle attività della scorsa stagione estiva è stata la tutela e il rilancio dei culurgiones il piatto più famoso della cucina ogliastrina che ha ottenuto il marchio Igp (indicazione geograficamente protetta).
«Il nostro intento – è ancora Giorgio a parlare – è quello di realizzare una filiera a Km 0 per i culurgionis d’Ogliastra offrendo ai pastifici le patate e tutti gli altri prodotti della terra direttamente all’interno dell’areale di trasformazione. Questo proposito nasce per valorizzare e migliorare la qualità del prodotto identitario per eccellenza, che rappresenta L’Ogliastra in tutto il mondo».
Inoltre l’obiettivo, inconfessato, è anche quello di vanificare l’uso diffuso della fecola di patate per la produzione del culurgione, in maniera che tutta la produzione sia conforme al marchio IGP.
Per questo motivo si sono spesi in un’intensa ed estesa coltivazione di patate fra le specie più rinomate riscuotendo notevole gradimento nei consumatori.
Si dirà: ma allora dedicarsi all’agricoltura è un gioco, è tutto molto semplice coltivo-vendo- guadagno. Si può fare. No non è così semplice. I tre giovani nel progettare la loro impresa sono stati incoraggiati e convinti dalla bontà di un bando regionale del 2015 denominato Pacchetto giovani, il cui obiettivo era il ricambio generazionale in agricoltura. Erano disponibili 70 milioni per il primo anno destinati agli under 40 che fossero interessati. L’obiettivo era quello di valorizzare e sostenere un settore primario come l’agricoltura necessaria per vivere. Cosa semplice partecipare al bando, in fondo hanno studiato, tutto come richiesto, per la domanda e i documenti non ci sono problemi.
Nell’attesa di essere selezionati e usufruire dei fondi promessi si attivano per iniziare l’attività. Sostenuti dalle rispettive famiglie spendono, comprano gli strumenti basilari: un trattore, un furgone, il necessario per l’irrigazione dei campi e le sementi. E così arano, seminano, innaffiano, raccolgono e si attivano per le vendite, vendono tutto attraverso consegne a domicilio, nei banchetti agli incroci per il mare tutto in prima persona. Dei fondi regionali nessuna notizia, anzi si sa che sono bloccati a causa di un intoppo burocratico: manca una soluzione informatica che consenta di analizzare le domande di contributo. Nel mese di ottobre dell’anno appena trascorso, risolto l’ostacolo tecnologico si sa che delle 2.900 domande, due su tre sono state escluse. I finanziamenti arriveranno per i fortunati in primavera.
Matteo, Daniele e Giorgio forti delle loro professionalità e attrezzati dell’esperienza maturata anche se nel breve periodo di esercizio non intendono arrendersi, sono convinti della bontà della loro iniziativa imprenditoriale che si fonda anche su una scelta etica: preservare la natura da incursioni devastanti e far si che la terra l’aria e l’acqua e le altre risorse siano considerati un bene comune da tramandare alle generazioni future.

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