di Matteo Stochino.
Quasi un continente. Il titolo del bellissimo reportage del compianto Marcello Serra ben si attaglia a descrivere la varietà e complessità dei luoghi e paesaggi di cui Madre Natura ha dotato il territorio di Gairo.Da Perda Liana al Monteferru, dal nuraghe Serbissi a Monticani e a Monte Armidda, per chissà quale strano gioco del destino, parecchie delle cartoline di Gairo sono contese dai comuni vicini. Occorre, però, rendere il dovuto merito ai gairesi tutti che, tutt’altro che avidi o egoisti ma sempre fieri e decisi nel rivendicare ciò che è loro responsabilità difendere e tutelare, si son fatti sempre promotori di buone pratiche di gestione unitaria e condivisa delle frontiere, disinnescando ogni polemica e aprendo a soluzioni utili alla valorizzazione dell’offerta culturale e turistica dell’intera Ogliastra.
Rimasto estraneo alle brame dei vicini di casa, il sito di Su Sirboni è indiscutibilmente annoverato tra le più belle spiagge della Sardegna (quindi del mondo!) non avendo nulla da invidiare agli scenari caraibici che affollano le pagine patinate delle più rinomate riviste di viaggi. A differenza delle spiagge tropicali, però, Su Sirboni si caratterizza per la pressoché totale assenza di servizi alla balneazione, foss’anche il minimo sindacale del servizio di salvamento a mare. Anche il solo raggiungerla è complicato: l’accesso al litorale, infatti, è oggi consentito attraverso un disagevole sentiero, peraltro nemmeno segnalato, che dalla strada pubblica corre tra scisti e corbezzoli per un tragitto di almeno un quarto d’ora, bagagli in spalla. Se lo spettacolo della sabbia bianchissima e dell’acqua smeraldina incastonata dal porfido rosso è tale da ripagare ampiamente la fatica e i pericoli del cammino, altrettanto non può dirsi della cornice rappresentata dal complesso di edifici dolcemente adagiati tra il cisto e la spuma di mare da quasi sessant’anni e, da almeno trenta, pressoché abbandonati alla salsedine e al vento di maestrale; silenti testimoni di un’occasione non colta o, forse, non pienamente compresa.
La storia dell’Hotel Su Sirboni (questo il nome della struttura) comincia negli anni Sessanta del secolo scorso, forse anche un po’ prima, con la costruzione dei primi edifici e la successiva apertura ai turisti. Dieci anni (o poco più) al top con presenze del jet set nazionale e internazionale. Altro che Costa Smeralda! Quindi, l’oblio.
Da lì è successivamente partito un grandioso progetto di sviluppo, pienamente sostenuto dalle amministrazioni comunali, che giace da decenni arenato nelle secche della mutata urbanistica regionale. Eppure, sempre attingendo al gergo della nautica, sarebbe sufficiente anche un semplice refit dell’esistente, adeguando l’area alle concrete possibilità edificatorie, per consentire al Titanic gairese, superato il Capo Horn del piano urbanistico, di solcare nuovamente, e con rinnovato vigore, i pescosi mari del turismo ricettivo. Basterebbe rispolverare, anche nelle questioni territoriali interne, un po’ di quello spirito che ha contraddistinto e contraddistingue i gairesi nella gestione delle questioni di vicinato per restituire a Gairo, all’Ogliastra e alla Sardegna, una delle sue perle più preziose e nuovi orizzonti di sviluppo.
L’eterno rilancio dell’hotel Su Sirboni
di Matteo Stochino.
Quasi un continente. Il titolo del bellissimo reportage del compianto Marcello Serra ben si attaglia a descrivere la varietà e complessità dei luoghi e paesaggi di cui Madre Natura ha dotato il territorio di Gairo.Da Perda Liana al Monteferru, dal nuraghe Serbissi a Monticani e a Monte Armidda, per chissà quale strano gioco del destino, parecchie delle cartoline di Gairo sono contese dai comuni vicini. Occorre, però, rendere il dovuto merito ai gairesi tutti che, tutt’altro che avidi o egoisti ma sempre fieri e decisi nel rivendicare ciò che è loro responsabilità difendere e tutelare, si son fatti sempre promotori di buone pratiche di gestione unitaria e condivisa delle frontiere, disinnescando ogni polemica e aprendo a soluzioni utili alla valorizzazione dell’offerta culturale e turistica dell’intera Ogliastra.
Rimasto estraneo alle brame dei vicini di casa, il sito di Su Sirboni è indiscutibilmente annoverato tra le più belle spiagge della Sardegna (quindi del mondo!) non avendo nulla da invidiare agli scenari caraibici che affollano le pagine patinate delle più rinomate riviste di viaggi. A differenza delle spiagge tropicali, però, Su Sirboni si caratterizza per la pressoché totale assenza di servizi alla balneazione, foss’anche il minimo sindacale del servizio di salvamento a mare. Anche il solo raggiungerla è complicato: l’accesso al litorale, infatti, è oggi consentito attraverso un disagevole sentiero, peraltro nemmeno segnalato, che dalla strada pubblica corre tra scisti e corbezzoli per un tragitto di almeno un quarto d’ora, bagagli in spalla. Se lo spettacolo della sabbia bianchissima e dell’acqua smeraldina incastonata dal porfido rosso è tale da ripagare ampiamente la fatica e i pericoli del cammino, altrettanto non può dirsi della cornice rappresentata dal complesso di edifici dolcemente adagiati tra il cisto e la spuma di mare da quasi sessant’anni e, da almeno trenta, pressoché abbandonati alla salsedine e al vento di maestrale; silenti testimoni di un’occasione non colta o, forse, non pienamente compresa.
La storia dell’Hotel Su Sirboni (questo il nome della struttura) comincia negli anni Sessanta del secolo scorso, forse anche un po’ prima, con la costruzione dei primi edifici e la successiva apertura ai turisti. Dieci anni (o poco più) al top con presenze del jet set nazionale e internazionale. Altro che Costa Smeralda! Quindi, l’oblio.
Da lì è successivamente partito un grandioso progetto di sviluppo, pienamente sostenuto dalle amministrazioni comunali, che giace da decenni arenato nelle secche della mutata urbanistica regionale. Eppure, sempre attingendo al gergo della nautica, sarebbe sufficiente anche un semplice refit dell’esistente, adeguando l’area alle concrete possibilità edificatorie, per consentire al Titanic gairese, superato il Capo Horn del piano urbanistico, di solcare nuovamente, e con rinnovato vigore, i pescosi mari del turismo ricettivo. Basterebbe rispolverare, anche nelle questioni territoriali interne, un po’ di quello spirito che ha contraddistinto e contraddistingue i gairesi nella gestione delle questioni di vicinato per restituire a Gairo, all’Ogliastra e alla Sardegna, una delle sue perle più preziose e nuovi orizzonti di sviluppo.