Lavorando si impara
di Augusta Mameli.
Accanto alle persone in difficoltà e bisognose di assistenza. Un’attività che è più di un lavoro. Una missione.
La scelta di ciò che faremo in futuro nasce seguendo le nostre propensioni che spesso si adeguano alle opportunità lavorative che la vita offre, ma che si sono anche plasmate per opera degli influssi dettati dall’ambiente in cui si è vissuti. In effetti ho iniziato a capire che mi sarebbe piaciuto dedicarmi ad aiutare chi è nel bisogno, già da ragazzina, quando mia madre iniziò ad impartirmi le sue preziose raccomandazioni su come accudire prima mia nonna paterna, poi suo fratello Virgilio, entrambi nostri ospiti a mesi alterni per lungo tempo. Devo proprio all’osservazione di come lei con completa dedizione badava a quei fragili anziani e ai tanti consigli che nel tempo mi impartì, la convinzione che la professione di assistente domiciliare, che ormai esercito da 25 anni, avrebbe rappresentato la strada che avrei percorso. Come operatore sociosanitario sono dipendente della Cooperativa Serena e lavoro a Loceri insieme a mia sorella Aurora e alla mia amica Maria Bonaria, due persone per me molto importanti e che lavorano con il cuore.
La nostra missione è di aiutare le persone che hanno maggior bisogno di assistenza che può essere di tipo sociale o sanitario, anche se spesso tali aspetti coesistono. Il bisogno a volte nasce da un contesto familiare incapace di offrire un sufficiente supporto, spesso perché la persona vive in solitudine, oppure perché nell’ambito della famiglia non esiste una figura, anche per motivi di età o di salute, dotata delle necessarie capacità. Altre volte sono crudeli malattie che sconvolgono talmente una famiglia, in particolare se composta da anziani, che il nostro apporto diventa indispensabile anche per la sola necessità di coordinare l’aspetto strettamente curativo. Abbiamo appreso nel tempo come coniugare il nostro accesso all’interno dello spazio familiare più intimo e privato con la necessità di comprendere e risolvere le eventuali esigenze.
Siamo sempre entrate nelle case in punta di piedi, consce che venivamo in contatto con la sfera più intima delle persone e, con un pizzico di orgoglio, posso affermare che si è sempre instaurato un rapporto interpersonale molto profondo che ci ha fatto sentire quasi parte integrante di quella famiglia. Si stabilisce infatti un rapporto di dare e ricevere che avviene nei due sensi, con una intensità di sentimenti che non si scoprono o si avvertono in altri lavori che pure richiedono rapporti interpersonali. Nei momenti di bisogno abbiamo sempre potuto contare sulla disponibilità e professionalità del nostro medico di famiglia dottor Natalino Meloni, una persona speciale e di grande umanità.
Questo lavoro spesso è gravoso, sia in senso fisico che psicologico, ma ogni giorno ci riserva delle piccole-grandi gioie che ci ripagano abbondantemente. Spesso, a dispetto delle loro condizioni fisiche e delle patologie, osserviamo nei nostri assistiti degli inaspettati slanci di vitalità e di affetto e spesso si stabilisce con loro un rapporto anche scherzoso ed emergono inattesi aspetti divertenti del loro carattere e della loro personalità.
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