L’arte? Eterno dialogo con il mondo
di Claudia Carta.
«L’arte è linguaggio, la massima esaltazione del pensiero umano, capace di trasmettere emozioni e messaggi. È immaginazione, fantasia, creatività. Un contenitore di forme d’espressione. Alla base delle sue esigenze e caratteristiche, l’uomo cerca al suo interno la risposta o forse se ne pone delle altre, indagando sul perché. L’arte è dialogo con il mondo. Il mondo esiste, ma l’artista lo ricrea continuamente dandogli nuovo significato».
Luca Rossi. È il nome che dà voce a parole vissute, prima ancora che scritte. La terra del vento: Ulassai. La sua casa. Classe 1981. Parola d’ordine: creare. «L’atto creativo è un istante, un attimo. I sentimenti li provi prima dell’istante, dopo subentra la razionalità della tua formazione».
Ecco, la formazione. Istituto d’Arte di Lanusei, sezione legno. Arriva da lì «l’imprinting con la materia». A seguire, Accademia di Belle Arti di Sassari e biennio specialistico nella scuola di Scultura. Stregato dalla materia: «Le caratteristiche del materiale – spiega il giovane artista ulassese – la sua essenzialità, la sua natura, la sua storia ed evoluzione diventavano parte dell’opera stessa, come se io e il legno o la pietra lavorassimo insieme per creare qualcosa. In un secondo momento la pietra è diventata la protagonista assoluta dei miei lavori, forse per il suo carattere più astioso, come un’amante che chiede maggiori attenzioni. O magari perché ha un rapporto con il tempo molto più sedimentato. La pietra ci precede e ci sopravvive, e questo rapporto con il tempo mi affascina molto di più».
La bellezza. Mani che toccano la terra, plasmano, danno vita. Le radici? Ai piedi del Tisiddu: «Una parte fondamentale, seppure ingenua, l’ha avuta il lavoro di mio padre, muratore. Questo mi ha permesso di avere un rapporto con il materiale molto disinvolto, come se la figura paterna si fondesse con la manipolazione, con il gioco delle mani e del materiale. Una sorta di benedizione. E poi c’è il rito della panificazione che sconfina nella scultura, tipica della mia zona e che mia madre padroneggia sapientemente».
Mani. Tacchi. Appartenenza: «Essere diviso tra Sassari e Ulassai. Il bisogno di sentirmi radicato a qualcosa, di ritrovare appartenenza ha fatto comparire nelle mie sculture nodi di varia forma e grandezza: corda grezza che facevo oscillare, come pendoli che lasciavano traccia sulla terra, prova del mio passaggio, e poi nodi di ferro che intrappolavano pietre, come se ingaggiassi una battaglia – persa in partenza – con tempo e spazio. Da qui ho iniziato a lavorare sull’oscillazione con la serie “Perdas Lebias”. La pietra non era più scolpita ma lasciata pura, sostenuta solo da un nodo scorsoio in ferro che la eleva verso il cielo. Un lavoro nato pensando ai Tacchi che caratterizzano il nostro territorio».
La materia diventa infinita e racconta gli anni belli, dice di felicità e giochi, di piazze, di sogni ed emozioni. Di Laura: «Il ferro è il materiale che preferisco in questo periodo e che ho impiegato anche per l’installazione realizzata per la Piazza Barigau a Ulassai. Ho voluto omaggiare l’infanzia con nove sagome di bambini che giocano a pallone, eternizzando il momento più magico della nostra vita, consapevole del fatto che di lì a poco sarei diventato padre. Tanto devo a Laura, mia moglie».
Arrivano le esposizioni. Momenti fondamentali per Luca «perché – fa notare – la ricerca artistica non è e non può essere solo un fatto solitario. Necessita di dialogo». Momenti chiave: «La prima volta che sono stato invitato a esporre in una casa cantoniera a Villanova Monteleone o la partecipazione a una manifestazione dedicata agli studenti di belle arti a Bilbao. Momenti di crescita in cui semplicemente mi sono domandato il senso del mio cammino».
Il Nord. Il Sud. L’Est. L’Ovest. Federico Soro, guida nella sua specializzazione; Sisinnio Usai, docente di anatomia artistica; Salvatore Ligios, docente di fotografia; Sonia Borsato che insegna Fenomenologia e oggi cura le personali di Rossi. «Ogni docente che ho frequentato, a suo modo mi ha caratterizzato. Quattro figure, quattro realtà che considero i punti cardinali della mia formazione artistica».
Ogliastra, fucina di artisti? «Si, sono d’accordissimo visto alcuni risultati. Penso che in Ogliastra ci sia un ambiente favorevole per la formazione di individualità culturalmente e artisticamente rilevanti. Stazione dell’Arte, Museo civico Albino Manca, “Su Logu e s’Iscultura”, l’Istituto d’Arte di Lanusei, sono luoghi delegati all’apprendimento di un percorso che mi piace identificare come “cura dell’anima”.
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