La vita consacrata. Donne e uomini dell’incontro
Il 2 febbraio, il giorno della presentazione di Gesù al tempio, i religiosi della diocesi di Lanusei si sono incontrati nel Santuario della Madonna d’Ogliastra insieme a tanti laici, per pregare con la celebrazione della messa per il dono che i consacrati rappresentano per tutta la Chiesa.
di p. Enrico Mascia
La santa Messa è stata presieduta dal vescovo Antonello. La ricorrenza di quest’anno è stata particolarmente sentita perché si poneva a conclusione di un intero anno indetto da Papa Francesco, a partire dal 30 novembre 2014, per meditare e pregare sul valore per la Chiesa e la società della vita consacrata.
Nella sua Lettera apostolica papa Francesco aveva chiesto ai religiosi di ritornare con gratitudine alle origini del carisma del proprio istituto religioso, così da rinsaldare l’identità e coglierne la scintilla ispiratrice; di vivere il presente con passione, in ascolto dello Spirito e delle esigenze della Chiesa a partire dal Vangelo, lasciandosi interpellare dall’affermazione paolina «Per me vivere è Cristo» (Fil. 1, 21) e, inoltre si era augurato che i religiosi abbracciassero il futuro su una speranza non fondata sui numeri né sulle opere.
Durante l’omelia il vescovo ha ricordato il motivo per cui il giorno della presentazione di Gesù al tempio ricorra anche la giornata della vita consacrata. Giuseppe e Maria quando portarono Gesù al tempio rispettavano la tradizione ebraica secondo cui la consacrazione dei primogeniti al tempio aveva il significato di sottomissione a Dio così come lo avevano fatto i padri nei giorni dell’Alleanza. Il profeta Simeone che accolse il piccolo Gesù disse di Lui: «Luce per illuminare le genti». Gesù, infatti, ha ricordato il nostro vescovo, diviene la luce per tutto il mondo nel suo atto di consacrazione che si compirà poi nella sua Passione, morte e resurrezione. Così anche coloro che si consacrano a Lui e sono decisi a seguirlo nella sua passione e morte, per seguirlo nella Sua resurrezione saranno luce per illuminare le genti.
La Chiesa diocesana ha bisogno e guarda ai consacrati come a coloro che seguono in prima linea Gesù, e che lo seguono di più. Il vescovo ha invitato i presenti a lodare il Signore per il dono della vita consacrata nella Diocesi. «Una presenza – ha detto – non numericamente elevata, ma significativa perché pone a servizio della Chiesa locale doni e servizi che raggiungono i bambini e i genitori nelle scuole materne, gli anziani nella casa di riposo, i bisognosi non solo di pane nella sede Caritas, oltre al servizio di guida di una comunità parrocchiale. Siate tutte e tutti – ha aggiunto -come dei profeti di quella luce che è Cristo per noi; fatevi apprezzare non tanto per le opere ma per l’opera che Dio costruisce in ciascuno di voi, chiamandovi ad amare e a servire nella Chiesa».
Il vescovo anche voluto ribadire che il dono dei religiosi e delle religiose non consiste nelle loro opere ma nel dono della loro persona, sono essi stessi, infatti, opera della misericordia di Dio; essi, infatti, sono luce perché sono memoria vivente della sequela a Cristo come unica ragione essenziale dell’esistenza di tutti. Il popolo faticherebbe di più a vivere la propria vita di fede se non ci fossero i religiosi che lo aiutano nella memoria di Cristo: «Il popolo di Dio vedendovi – ha detto -, comprenda quanto sia bello seguire il Signore nelle vie di una consacrazione definitiva e totale. A nome della Chiesa locale vi chiedo di accettare come Maria le prove che appartengono a chi segue Gesù e vi auguro che non vi manchi fantasia e forza per testimoniare la misericordia di Dio, senza la quale perderemo i bambini e i genitori, gli anziani e le nostre comunità, che invece ci stanno a cuore come la nostra stessa vita».
Il vescovo ha concluso invitando i presenti a prendere esempio da Simeone che fu profeta nel riconoscere la divinità di Gesù e dalla fede e dallo sguardo misericordioso di Maria, modello di tutti i consacrati. Le opere degli ordini religiosi non sono altro,infatti, che il tentativo di comunicare la misericordia di Dio, come ha anche augurato papa Francesco dedicando un anno alla vita consacrata, non a caso legato all’anno giubilare della misericordia, così investendo i religiosi del compito di svegliare il mondo, quali esperti di comunione, perché sempre pronti a uscire da se stessi per andare nelle periferie esistenziali dell’uomo di oggi.
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