La Santa Barbara dei villagrandesi
di Federica Cabras.
Profondo e sincero: questo è il sentimento di devozione e amore che lega ogni villagrandese – e non solo visto che molti sono i pellegrini che giungono per l’occasione dai paesi vicini – alla festa in onore di Santa Barbara, che ha luogo nella seconda domenica di luglio.
Nonostante il patrono del borgo ogliastrino ai piedi del Gennargentu, ancorato alle montagne come una pietra preziosa, sia San Gabriele (che si festeggia il primo di agosto), la festa che celebra la Martire è, se vogliamo, più sentita come solenne. Come emozionante. Come viva, densa di sentimento. Momento di unione comunitaria e di ospitalità, certo, ma anche occasione per espiare, per pregare e per riflettere (perlomeno per i più devoti), ma anche – che sia benedetto anche il sano divertimento – per trascorrere delle serate all’insegna della musica, della compagnia e delle risate.
Sì, perché se i quarantacinquenni – i cosiddetti obrieri – si occupano della parte religiosa, i venticinquenni hanno a cuore la buona riuscita di quella legata all’intrattenimento. Un’unione di forze da sempre ben riuscita, che dà origine a eventi a tutto tondo, che lasciano il segno. Toccanti e coinvolgenti. Raro è che non si senta, a evento finito, il sapore agrodolce dell’arrivederci.
Il momento più suggestivo è senza ombra di dubbio “Su Esperu” – dopo la Santa Messa, la prima di tante –, ovvero la processione che, maestosa e sentita, accompagna la Santa dal paese fino alla chiesetta campestre del bosco di Santa Barbara.
Avviene il primo giorno, il sabato. In centinaia affrontano i chilometri che separano Villagrande dalla cappella che si prepara ad accogliere la Martire, adagiata su un carro trainato da buoi e adornato di fiori odorosi. Non solo fedeli villagrandesi, ma anche ogliastrini e sardi d’ogni provincia: la fila infinita di persone per ben due ore cammina, ordinata, pregando e cantando is coccios, i versi in prosa che raccontano la vita della Santa. Davanti a tutti, i cavalieri in abito tradizionale villagrandese e i gruppi folk del paese e ospiti. Durante tutto il tragitto, i cacciatori sparano per annunciare il lieto evento.
All’ingresso del parco di Santa Barbara, si unisce al capannello di fedeli anche chi ha atteso, paziente, l’arrivo, e tutti insieme accompagnano la Santa lungo l’ultimo tratto, quello che porta alla chiesetta campestre, nel cuore di un posto magico e fiabesco. A chiudere il cerchio di questo commovente momento, il tradizionale invito degli obrieri.
Quale modo migliore di dare inizio a quella che sarà una tre giorni di stupore, religione e divertimento se non quello di gustare i dolci tipici della tradizione villagrandese, con un bel bicchiere di vino? L’atmosfera conviviale è resa ancor più fascinosa dallo scenario da cartone animato: le querce, che si stagliano verso il cielo azzurro, sembrano fare da cornice alla brigata e nell’aria la brezza calda che si respira ha il gusto di un pomeriggio di mezza estate.
Anche la domenica sono previste processioni d’andata e rientro da e per Villagrande, con Santa Messa a seguire.
Altro momento particolare è il cosiddetto giro della corona. La mattina della domenica e del lunedì, i figli degli obrieri – divisi in più gruppi –, accompagnati dal suono delle launeddas e dell’armonica, portano per le vie del paese e al parco di Santa Barbara la corona della Santa, lasciando a chi lo desidera un’immaginetta con la preghiera. Usanza vuole che si possa prendere, come segno di benedizione, anche un petalo di fiore che adorna la corona. Sentire quel suono caratteristico è impagabile, le persone attendono questo momento con ansia e trepidazione.
“L’ottava” – l’ottava serata, ndr –, il sabato successivo, chiude il tutto con un particolare dettaglio molto bello e sentito: un’estrazione particolare decreta il Capo Cavaliere – colui che reggerà lo stendardo – e i due che lo affiancheranno.
Per quanto riguarda la parte dell’intrattenimento, per mesi e mesi i venticinquenni si occupano, con impegno e determinazione, di creare un perfetto incastro di serate: ce n’è, infatti, per tutti i gusti.
Non mancano i Dj e i gruppi musicali per i più giovani, ma nemmeno le commedie o le gare di poesia in lingua sarda per chi ama le tradizioni. Durante i tre giorni, poi, i ragazzi preparano cene e pranzi per chiunque voglia unirsi al comitato, tutti hanno un posto e un piatto caldo. Prerogativa dei 25enni è anche la vendita dei biglietti della lotteria, che verrà fatta il sabato dell’ottava.
Insomma, l’intera comunità partecipa attivamente e con energia alla buona riuscita di quest’occasione che si festeggia da centinaia di anni. Addirittura, nemmeno il Covid-19, con la sua violenta esplosione, ha fermato completamente gli ingranaggi. Sì, si son rispettate le regole sanitarie e sì, nessuno ha messo a repentaglio la salute dei compaesani, ma – tassativamente in sicurezza – la festa di Santa Barbara, sebbene senza intrattenimenti, si è svolta. Mancavano i cavalli e la lunga processione di anime fedeli, ahimè, e anche i gruppi folk, ma, come si suol dire, poiché “Santa Barbara è Santa Barbara”, a regime ridotto l’aria di festa c’era: sono state rispettate le Sante Messe e la Santa ha fatto il giro delle vie del paese, salutata con grande entusiasmo dalle persone sui balconi o nelle porte di casa, in auto.
Una ripartenza spettacolare dopo il Covid-19
«Nessuno fermi Santa Barbara», si potrebbe dire, ed è quello che è accaduto l’estate dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio l’intero mondo.
Sì, perché nonostante non si sia potuta svolgere la parte dell’intrattenimento, almeno la parte religiosa è stata – seppur parzialmente – rispettata, con le Messe e il giro in auto della Santa per le vie del paese. Vero è che le persone avevano bisogno di convivialità, di vedersi, di chiacchierare. Gli anni dell’emergenza sanitaria hanno lasciato nel cuore delle persone un taglio profondo, una ferita dolorosa che si può rimarginare solo con l’aiuto gli uni degli altri. Vien da sé che la scorsa versione della festa, la prima quasi completamente scevra dalle regole restrittive del Coronavirus, ha fatto il boom: in migliaia si sono riversati nell’incredibile location del bosco di Santa Barbara, richiamati dai gruppi musicali che ben tre leve – ‘95, ‘96 e ‘97 – hanno condotto nel paese ogliastrino. Addirittura, Ivana Spagna – presente con le sue canzoni più famose – ha postato sul suo profilo Instagram un suo scatto con la didascalia «Ai miei piccoli fan di Villagrande Strisaili».
Una ripartenza con i fiocchi, quindi, che odora di normalità, certo, ma anche di eccezionale bellezza.
Il Capo Cavaliere di Santa Barbara, l’estrazione
È durante l’ottava – ottava serata, ultima della festa, il sabato successivo – che viene estratto il Capo Cavaliere e i due Cavalieri che lo affiancheranno. È un momento bello, sentito come importante, solenne.
I nomi di tutti i cavalieri vengono messi in un contenitore insieme a un foglietto con su scritto “Santa Barbara”. Il nome estratto – rigorosamente da un bambino – dopo “Santa Barbara” è quello di colui che farà da Capo Cavaliere, un grande onore, e lui sceglierà i due che saranno le sue spalle destre. Mentre il secondo nome, estratto dopo il suo, sarà quello del Cavaliere che gli subentrerà in caso di imprevisti.
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