In breve:

La Quaresima che ci attrae

Quaresima

di Mons. Antonello Mura.
C’è un lavoro che non finisce mai. Quello di mettere ordine nelle nostre valutazioni, scegliendo ogni giorno non solo perché vivere, ma anche per chi dare la vita. Le risposte devono superare varilivelli di tentazione: ci accorgiamo che esse si infiltrano generosamente se ci mettiamo ad esaminare attentamente il rapporto con noi stessi, quello con gli altri e, non ultime, anche con le cose.
Anche la relazione con Dio entra in gioco, per chi è credente. Come rivela infatti una delle tentazioni che Gesù affrontò nel deserto, c’è sempre il rischio di desiderare un Dio che magicamente si metta a nostro servizio: una caricatura invece di una Presenza. «Non tentare – allora – il Signore» (cfr. Lc 4, 1): perché Lui non ci darà tutto ciò che chiediamo, ma certamente tutto quello di cui abbiamo bisogno. Mettere in ordine le priorità e le conseguenti scelte è un compito quaresimale. Riscoprire infatti, anche nella fede, una corretta disciplina nelle gerarchie quotidiane è un’opportunità per rinnovare la nostra conversione.
Anche qui c’è un rischio da superare: quello di recitare la fede, invece di viverla; di avere un copione da interpretate piuttosto che una vita da autenticare nella verità.

Il tempo odierno, mentre manifesta sempre più mature consapevolezze del cammino di fede da compiere – anche se ridotte numericamente e mai scontate – registra anche una scollatura sempre più ampia tra la fede creduta e quella vissuta. La Quaresima è sempre l’occasione giusta per interpellarci sulla nostra autentica religiosità, anche grazie ai profeti biblici che ci accompagneranno nel percorso quotidiano della S. Messa. Il profeta Isaia ci raggiunge, tra l’altro, con l’invito ad evitare una fede che si accontenta di esteriorità, senza connessioni con la vita reale e senza incontro vero con Dio. Quando il cuore è lontano “recitiamo” come dei “perfetti” esecutori di testi e di consuetudini, ai quali però manca un’anima. Le “recite” si colgono nell’aria e sono sempre in agguato. A tradirle sono i volti impassibili e neutri, le parole artefatte e poco naturali, soprattutto l’assenza di emozioni. Non esiste l’inquietudine, la tensione che ti mette in cammino, lo sguardo che coinvolge.

Le nostre stesse assemblee eucaristiche – che talvolta ci accontentano come ministri – non sempre sono contemporaneamente uno spazio dove brilla la libertà e l’umanità dei rapporti e dei luoghi di relazioni sincere e intense.
E rischiamo, almeno comunitariamente, di alimentare l’insignificanza della fede.

La Quaresima ci attragga ancora una volta con gli appelli che Dio ci rivolge, quelli per riprendere in mano la nostra vita e scoprire che lui, in Gesù, ci ama fino a morirne.
E ritorna alla mente una pagina folgorante dello scrittore Ennio Flaiano, quando descrive un ipotetico ritorno di Gesù sulla terra. Seppur infastidito da giornalisti e fotoreporter, lui continua ad essere vicino ai drammi e alle fatiche dell’esistenza quotidiana: «Un uomo – scrive – condusse a Gesù la figlia ammalata e gli disse: “Io non voglio che tu la guarisca, ma che tu la ami”. Gesù baciò quella ragazza e disse: “In verità questo uomo ha chiesto ciò che io posso dare”. Così detto, sparì in una gloria di luce, lasciando le folle a commentare quei miracoli e i giornalisti a descriverli».

Antonello Mura

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