La musica ti parla
di Fabiana Carta.
Francesco Orrù frequenta il terzo anno del Liceo classico di Tortolì. Educato, maturo, profondo, è quello che si può definire un bravo ragazzo. A soli 16 anni è un mini polistrumentista, avendo studiato la teoria musicale, chitarra, pianoforte, organetto e alcune basi di percussioni come la batteria.
Riavvolgiamo la storia. Tutto parte quando aveva 4 anni, in un pomeriggio durante il quale è intento a giocare nella sua cameretta, interrotto da sua madre che gli fa la magica proposta: hai voglia di imparare a suonare l’organetto? «La mia risposta fu subito sì». Forse abbiamo corso troppo. Torniamo ancora più indietro, perché le passioni non nascono mai per caso. «In famiglia non abbiamo nessun musicista, ma da piccolo insieme ai miei genitori ascoltavamo molta musica: mio padre era super appassionato di musica disco degli anni ‘80/90 e di quella sarda. Io venivo cullato con questi dischi. Oltretutto mia madre faceva parte del gruppo folk di Triei, per questo era capitato spesso di assistere alle esibizioni del ragazzo che suonava l’organetto, ma a parte questo mi hanno sempre portato a manifestazioni e feste dove ho avuto occasione di vedere strumenti tradizionali». Così nel 2007, a soli 4 anni, viene iscritto al corso di organetto organizzato dalla Scuola Civica di Tortolì. La prima lezione di musica non si scorda mai: Francesco è l’unico bambino in mezzo a un gruppo di adulti: «Ricordo ancora lo sguardo stupito del mio maestro Giampaolo Piredda, quasi a voler dire: ma tu cosa ci fai qui? Mi diede in mano l’organetto. Era enorme, grande quasi quanto me!». Questo non bastò per perdersi d’animo. Acquistano per lui un organetto di dimensioni ridotte che gli ha permesso di imparare come gli altri durante l’anno di scuola.
L’organetto si impara a orecchio, mi spiega, non è usuale scrivere la musica, sia per tradizione sia perché è molto complicata da trasporre. La passione per la musica è così travolgente che durante l’anno comincia anche il corso di pianoforte e teoria musicale con la maestra Nicoletta Murgia. Sfortunatamente per tutti, la Scuola Civica, a causa di vari problemi, chiude. Passa più di un anno. Francesco sente ristagnare la sua passione, senza maestro e senza scuola, anche se continua a prendere lezioni di pianoforte e teoria dalla maestra Beatrice Ubaldi. «Ricordo che fui spronato a ripartire dal maestro di launeddas Gianfranco Meloni, che incontrai durante la processione di San Gemiliano in cui fui invitato a suonare us cocius. Infatti, proprio quell’anno, decisi di iscrivermi al corso di organetto organizzato a Villagrande, dal maestro di Teti, Giampaolo Melis». Proprio durante questo corso, passato poi nelle mani del maestro Peppino Bande, Francesco riesce a sviluppare bene la pratica dell’organetto e a imparare tutto il repertorio che oggi conosce, «probabilmente è stato il maestro che ha avuto più influenza su di me», mi confessa.
Dopo cinque anni di lezioni, Francesco è ormai pronto per proseguire da solo. «Avevo raggiunto un livello medio alto, ormai io e il maestro Bande passavamo le lezioni a suonare insieme. Un giorno mi disse che era arrivato il momento di dare uno stile personale alla mia musica. Dovevo diventare maestro di me stesso».
Comincia a farsi conoscere, con alcune partecipazioni a feste e collaborazioni, come quella con il gruppo folk Sant’Andrea di Tortolì, ma la voglia di imparare non si arresta mai. «Avevo conosciuto il maestro di musica generale, Andrea Nulchis, ero entrato in questa realtà fantastica che è la sua famiglia, tant’è che ancora oggi prendo lezioni di teoria e di pianoforte da lui». Chiedo come si conciliano le passioni con l’impegno scolastico. «Non è stato troppo difficile – mi dice- il segreto di tutto è organizzarsi. Alle scuole elementari e alle scuole medie non ho mai sentito il carico o la pressione, ascoltavo molto in classe ed ero molto interessato alle varie materie, a parte la matematica! Frequentavo le lezioni di organetto, di pianoforte e andavo agli allenamenti di pallavolo tranquillamente. Alle superiori è più complicato, ma penso che senza un hobby o una passione sia inutile dedicarsi esclusivamente allo studio, altrimenti la mente non regge».
Parlando di musica in generale, Francesco mi spiega la sua visione personale: «La musica nasce per essere condivisa, il musicista suona in parte per sé stesso, ma soprattutto per entrare in empatia con gli altri. Questo vale anche per la musica sarda, anche se può essere non capito, il suonatore parla con i ballerini. La cosa più bella per me è suonare con altri suonatori, insieme». Mi incuriosisce sapere cosa ne pensa del modo in cui si insegna la musica a scuola. Mi racconta che ha un buon ricordo dello studio metodico e preciso della sua professoressa delle scuole medie, «anche se alcuni non amavano proprio la sua classicità, io penso che nell’imparare serva un briciolo di costrizione e severità». Come strumento da suonare in classe avrebbe proposto la chitarra o il violino, perché no? E ci tiene a dire che sarebbe opportuno inserirla come materia anche alle scuole superiori. Guardando al futuro Francesco mi racconta che sta preparando, insieme al maestro Andrea Nulchis, un esame di teoria basilare per il Conservatorio, con il quale otterrebbe l’attestato di maestro e potrebbe insegnare musica ufficialmente.
Intanto il diploma di Liceo classico potrà aprirgli diverse porte, non sa ancora se sceglierà di proseguire gli studi all’università con una facoltà umanistica o se deciderà di entrare al Conservatorio, per dedicarsi a materie come Etnomusicologia. «Potrei anche decidere di dedicarmi allo studio di altri strumenti musicali: ho sempre avuto il sogno di imparare a suonare gli strumenti a fiato, come il sassofono. Vorrei certamente progredire anche con l’organetto, portandolo a diventare qualcosa di più, non soltanto uno strumento da festa paesana, seguendo i passi del mio maestro».
I desideri sono tanti e ancora un po’confusi, ma ricordiamoci che ha solo 16 anni e la voglia di imparare, la curiosità di esplorare, di non fermarsi mai, di certo non gli mancano. Bravo!
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