La formazione prima di tutto
di Maria Giuseppina Scanu.
Nelle giornate del 15, 16 e 17 marzo si è tenuta a Tortolì la formazione regionale per gli animatori del Progetto Policoro della Sardegna, una formazione che ha potuto godere anche delle bellezze della natura ogliastrina.
Sono stati dodici gli animatori provenienti da varie Diocesi che si sono dati appuntamento a metà marzo per questo importante momento di crescita e condivisione, insieme a diversi attori del progetto e relatori, quali il direttore della Caritas, della Pastorale Giovanile e la Cooperativa Amos.
La formazione riservata agli animatori ha visto l’uso di metodologie differenti, attraverso le quali i giovani animatori si sono misurati e confrontati, riflettendo sul tema della prossimità, che faceva da filo conduttore alle tre giornate.
Nel corso della prima giornata si è ragionato sul proprio ruolo di animatori all’interno del Progetto Policoro nei propri territori: un momento laboratoriale pensato sul confronto con le cosiddette Life skills (le competenze trasversali quali consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress, comunicazione efficace, relazioni efficaci, empatia, pensiero creativo, pensiero critico, prendere decisioni e risolvere problemi) e su come queste devono e possono essere incorporate nella vita quotidiana e nel proprio lavoro. Significativa la serata dedicata all’ascolto e alla lectio divina sulla lavanda dei piedi, tenuta da don Battista Mura che ha riservato una bella considerazione sulla figura di don Tonino Bello.
E con la lectio sul brano del buon samaritano, tenuta dal tutor del progetto, don Giorgio Cabras, ha avuto inizio la seconda giornata, durante la quale si è entrati nel vivo della formazione. Il gruppo, infatti, ha vissuto un’esperienza pratica di prossimità, con la visita dei terreni della fraternità curati dalla Cooperativa Amos, nei pressi de centro Caritas. Qui siamo stati accolti da Andrea Corrias, membro della Cooperativa ed ex animatore di comunità, e dai ragazzi e ragazze del Progetto Insieme, con i quali abbiamo piantato simbolicamente due alberi di ulivo in un bel momento di condivisione.
Il pomeriggio di formazione è proseguito lungo il sentiero che da Pedra Longa, a Baunei, porta alla spiaggia di Forrola: una camminata che si è fatta riflessione sulle parole della Laudato Sii, con un accento particolare e quanto mai attuale sulla fragilità del creato e sul ruolo fondamentale che l’uomo ha nella sua veste di corresponsabile della funzione creatrice e conservatrice dell’ambiente in cui vive. Prima di concludere la serata con la Messa nella parrocchia di San Nicola a Baunei, accolto da don Antonio Fanni, il gruppo ha fatto visita all’altopiano di Golgo e alla chiesetta di San Pietro.
La terza e ultima giornata è stata incentrata su un altro momento laboratoriale che, attraverso il gioco, ha cercato di dare concretezza al tema della prossimità. E se è vero che giocando si impara, è altrettanto vero che giocando si crea; nel nostro caso sono state gettate le basi per un progetto a base regionale, che grazie alla creatività degli animatori, una volta concluso potrà essere pubblicato.
Ora, la domanda è: perché una formazione così variegata?
Perché formazione, come dice la parola stessa, significa “dare forma all’azione”, è il luogo in cui si riflette, si rivisitano le azioni e le esperienze. Le ultime in particolare ci hanno permesso di acquisire nuove competenze, nuovi modi di indagare e incidere la realtà che si vive. La formazione non dev’essere vissuta semplicemente come l’insieme delle conoscenze e delle informazioni in un determinato settore specifico. Per il Progetto Policoro la formazione assume un significato più ampio: tocca la sfera relazionale, quella emotiva, la sfera professionale e spirituale. Il Progetto investe su questo in termini di denaro e professionalità, crede che l’animatore possa essere realtà di supporto al territorio e alle fragilità che incontra e che egli stesso debba essere accudito, accompagnato. Dunque formato.
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