In breve:

La carica dei 181

GMG LISBONA

di Claudia Carta.
In tasca già mezzo biglietto. Destinazione Lisbona. Nello zaino poche cose, ma adrenalina alle stelle. Sono i nostri ragazzi, quelli che hanno dai 15 ai 30 anni. I nostri giovani, dentro e fuori. Pronti per la Giornata Mondiale della Gioventùche quest’anno parla portoghese e che abbraccerà, dal primo al 6 agosto prossimi, tutti i colori, le lingue e le bandiere della terra. Ad aspettarli quell’uomo venuto dall’altra parte del mondo, Francesco.

Sventolerà a Lisbona anche la bandiera dei Quattro Mori e fra loro, i ragazzi della chiesa ogliastrina e di quella nuorese. Insieme. Ancora una volta cittadini del mondo. 63 provenienti dalle parrocchie di Arzana, Bari Sardo, Jerzu, Lanusei, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Villagrande e Villaputzu.

In 118 a rappresentare le parrocchie di Budoni, Dorgali, Fonni, Galtellì, Lodè, Mamoiada, Nuoro con le parrocchie Maria Gabriella, Nostra Signora del Rosario, Nostra Signora delle Grazie, San Giuseppe e San Domenico, Orgosolo, Sarule, Siniscola e Oliena.

Intenso – e non poteva essere diversamente – anche il programma del viaggio che non solo vede i giovani protagonisti a Lisbona, ma riserva loro giornate caratterizzate da tappe significative in Spagna, tra Barcellona, Madrid e Valencia, nonché un’altra tappa in terra portoghese, a Fatima: «Un’esperienza, quella a cui sono chiamati i nostri ragazzi – spiega don Alfredo Diaz, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Lanusei –, arricchita anche dall’arrivo a Fatima, dove i giovani avranno l’occasione di vivere un vero pellegrinaggio proprio al Santuario della Madonna».

Giovani pronti a partire, pronti a lasciarsi coinvolgere, a camminare per chilometri, a stare sotto il sole o sotto la pioggia, pronti a raggiungere il traguardo e superare la fatica, soprattutto quando c’è chi li accompagna, chi li motiva e li stimola, chi li incoraggia e crede in loro, chi li ascolta.

Giovani che amano fare.

E tornano in mente, attuali più che mai, le parole di Papa Francesco: «Quando io ero giovane, la moda era fare riunioni. Oggi le cose statiche come le riunioni non vanno più bene. Si deve lavorare con i giovani facendo cose, lavorando, con le missioni popolari, il lavoro sociale, con l’andare ogni settimana a dar da mangiare ai senzatetto. I giovani trovano il Signore nell’azione. Poi, dopo l’azione, si deve fare una riflessione. Ma la riflessione da sola non aiuta: sono idee…solo idee. Dunque, due parole: ascolto e movimento. Questo è importante. Ma non solo formare i giovani all’ascolto, bensì innanzitutto ascoltare loro, i giovani stessi».

Non rinchiudiamo i ragazzi in una stanza a fare cartelloni. Con loro portiamo freschezza nelle strade della nostra Galilea, laddove c’è più bisogno. Anche questo è l’annuncio del Risorto.

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