In breve:

ISRE. Cultura viva

Isre

a cura di Augusta Cabras.

Dialogando con Stefano Lavra, Presidente dell’Isre.

Cosa è l’Isre e di che cosa si occupa?

L’Istituto Superiore Regionale Etnografico è il luogo della cultura sarda per eccellenza che custodisce, e attraverso lo studio, la ricerca e la promozione, dà impulso all’identità e alla cultura sarda. E lo fa a partire dalla valorizzazione degli intellettuali di ogni tempo: a partire da Grazia Deledda per cui abbiamo istituto con gli accademici, a dicembre scorso, il Centro Studi Grazia Deledda, che avvalorerà, incrementerà e potenzierà, nell’articolazione dell’Istituto, la figura straordinaria di questa scrittrice, premio Nobel, attraverso le pubblicazioni, la cinematografia e altre iniziative. Un altro elemento importante è la collaborazione con le Università di Cagliari e di Sassari, con cui dialoghiamo costantemente. L’ISRE incentiva le borse di studio e promuove la ricerca, la documentazione, l’approfondimento, coinvolgendo in particolare giovani. Il legame è forte con le scuole di tutti i gradi.
La sede della presidenza è a Nuoro, perché questa è stata la volontà dei padri fondatori. Giovanni Lilliu, in particolare, aveva individuato il Nuorese come l’area geografica che rappresentava la costante resistenziale sarda, che era quella che teneva unite le origini del popolo sardo dall’epoca nuragica fino ai giorni nostri, l’area che ha mantenuto tradizioni e identità, ma che rappresenta tutta l’Isola.
Per questo per noi è importante che l’ISRE sia aperto a tutti i territori, da Cagliari a Sassari, da Oristano a Tortolì; per questo l’Istituto Superiore Regionale Etnografico accoglie le iniziative che possono essere di valorizzazione della cultura nelle molteplici espressioni del popolo sardo, compresa la lingua sarda, altro pilastro della nostra azione.

Si evince che il legame con il territorio sia molto stretto.

Questo è un punto fondamentale. Anche il nuovo corso, con la mia presidenza si è avviato con questa apertura dell’Istituto al territorio e a tutte le sue ricchezze, a partire dalla valorizzazione delle risorse umane, del tessuto sociale, culturale e produttivo. Penso ad esempio all’artigianato, capace di essere un motore propulsivo anche per l’economia, che ha tantissimo riverbero nelle nostre comunità, nel legame profondo tra tradizione, identità e innovazione, che riesce a essere attrattivo.
L’apertura è anche verso l’esterno. Ne è un esempio la partecipazione alle fiere internazionali. L’ultima è stata la Fiera Internazionale dell’Artigianato a Milano, che ha visto l’ISRE partecipare attivamente come istituzione, nel promuovere il nuovo nato Museo della Ceramica Sarda che ha messo in luce tutto l’artigianato della ceramica in Sardegna, che ha avuto un grande risvolto agli inizi del ‘900 fiorendo con l’arte attraverso l’opera di Nivola, Fancello, Ciusa, e altri grandi ceramisti sardi i quali hanno aperto una pagina internazionale straordinaria. Il Museo della Ceramica è un gioiello, di cui siamo particolarmente orgogliosi. Da luglio ha avuto tantissimi visitatori e un ottimo riscontro anche da parte degli artisti e degli intellettuali a livello internazionale e di questo siamo molto contenti.

Le bellissime e numerose attività che l’ISRE organizza nei territori smentiscono il luogo comune che la cultura, il museo, le raccolte siano compartimenti statici e in alcuni casi asfittici. È una vostra missione quella di rendere viva e attuale la cultura?

Sì. Vogliamo che l’ISRE sia un’istituzione viva, dinamica. Le faccio un esempio: in occasione del Natale, per un arco temporale di oltre un mese, all’interno del Museo della Ceramica abbiamo portato la tematica della natività di Gesù con le opere di Maria Lai, aperta a tutti i visitatori. Il museo raccoglie continuamente le informazioni dall’esterno, si apre al contributo del mondo intellettuale, artistico, culturale e il museo diventa una vera scuola di confronto, dialogo, crescita. È cosi anche il nostro Museo del Costume o meglio Museo della Civiltà Sarda con tutto quello che rappresenta; è uno dei musei etnografici più importanti a livello europeo, curatissimo e molto apprezzato; nell’ultimo anno ha avuto oltre 60.000 visitatori, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente.
Abbiamo anche dato impulso alla comunicazione per promuovere i nostri musei come luogo d’incontro e di dialogo, con una serie di convegni, dibattiti e attività artistiche. I musei non sono solo i luoghi di conservazione delle opere.

L’ISRE si occupa anche del cinema e della musica tradizionale?

La sezione ISRE Musica è attiva nel coinvolgimento delle associazioni culturali che danno lustro al canto a tenore e agli strumenti musicali della tradizione: launeddas, organetto ecc. in modo da mettere sempre in luce questo grande potenziale.
La sezione ISRE Audiovisivo, attraverso la prestigiosa edizione di ISREAL darà spazio agli scenari sardi. Con il cinema del reale, documentaristico quindi, si metterà in risalto il valore della Sardegna, il suo paesaggio, le sue genti, l’espressività più caratterizzante di una terra autentica. Il cinema sardo si confronterà con quello internazionale in un dialogo costruttivo.
Il filo conduttore dell’attività che stiamo svolgendo in questo mandato è chiaramente nel segno dell’apertura del rapporto tra l’Istituto, la Sardegna, il resto del Mediterraneo e non solo, con tutti i popoli che rappresentano la parte più vera della propria storia e della propria cultura.

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