di Claudia Carta.
Una lotta contro il tempo. Ogni giorno che passa indenne, una conquista. Qui tutti guardano al Nostra Signora della Mercede, unico presidio sanitario del territorio. Qui, la paura è arrivata, ma più grande della paura è la speranza. Sì, quella di resistere. Quella di riuscire a fare tutto, e ancora di più, per tenere l’incubo contagio fuori dai confini.
È così?
Nel territorio c’è paura, a volte panico. Il virus non lo conosciamo benenemmeno noi e tantissime sono le difficoltà.
C’è anche bisogno di sapere.
Certo, ma c’è anche bisogno di tranquillizzare. Scienza e ricerca si stanno muovendo, ogni giorno riceviamo nuove informazioni, si iniziano a valutare nuove terapie e siamo in perenne contatto con l’intero sistema sanitario. È difficile, questo è chiaro, nonostante la situazione nell’Isola non sia ai livelli del Nord Italia, per fortuna. La Regione si è organizzata, come sappiamo, con tutta una serie di misure restrittive importanti. E l’Ogliastra ancora di più: siamo pochi e isolati. Questo, dal punto di vista della lotta al virus, forse gioca a nostro favore: non arriva tanta gente, abbiamo comunità piccole e distanti le une dalle altre, non ci sono assembramenti di persone.
Merito anche dei sindaci.
Sia la sanità che gli stessi sindaci, secondo me, hanno fatto un buon lavoro. Mi è capitato di recarmi, per esigenze professionali, a Tortolì, a Bari Sardo, a Jerzu: devo dire che per le strade non c’è praticamente nessuno. Questo è il meccanismo di protezione maggiore che abbiamo a disposizione.
Poi, però, mancano le mascherine. Le accuse, invece, non sono mancate.
A Lanusei negli ospedali tutti abbiamo le mascherine chirurgiche, le FFP2, ma soprattutto le FFP3: ne abbiamo una buona scorta. Abbiamo un ufficio ad hoc con un coordinatore infermieristico e l’economo dell’Azienda. C’è chi lavora appositamente H12 per verificare e aggiornare numeri che cambiano ogni giorno, circa la dotazione e la fornitura dei dispositivi. Ogni giorno eseguiamo un report per monitorare l’esatta distribuzione dei presidi: carico e scarico per ogni unità operativa. Una volta utilizzati, vengono immediatamente ripristinati. Con l’aiuto dell’Ats. Non è vero che non ne ha fornito. Il primo carico risale ai primi di marzo, distribuito e smistato a tutte le guardie mediche e all’ospedale, concentrandoci in modo particolare al Pronto Soccorso. Nel giro di qualche giorno si è proceduto con il resto della distribuzione. Ci siamo mossi con l’Azienda per provvedere all’acquisto dei dispostivi: mascherine FFP3 e tute. L’ospedale ha così fornito medici di base, dipartimento di Igiene pubblica, guardie mediche, veterinari, Forze dell’ordine, Vigili del fuoco, Procura.
Come si sta lavorando e quale clima si respira in ospedale?
La preoccupazione non manca ed è normale che sia così. Sono fortunato ad avere collaboratori assolutamente presenti e a disposizione. Tutti fanno la loro parte. I casi sospetti sono stati gestiti in maniera eccellente. Numerosissimi i percorsi fatti per quanto attiene la sicurezza dei pazienti. Il personale è stato ridotto, con turni H12 per evitare al massimo la circolazione di individui. C’è stata e c’è tuttora una immensa collaborazione con i medici di medicina generale, con i pediatri, con le guardie mediche e con gli specialisti ambulatoriali: consulenze telefoniche e comunicazioni on line. I medici di base hanno davvero risposto in maniera eccellente, dal momento che sottopongono alla nostra attenzione o eventuali sospetti o coloro che sono sottoposti o necessitano di altre cure.
I 7 posti di Ortopedia fanno parte di un percorso organizzativo che si è dato l’ospedale per fare sì che i sospetti stiano là, senza dover isolare il reparto: così si può salvaguardare la vita e, al tempo stesso, proteggere gli operatori. Anche il meccanismo della svestizione è molto delicato: stiamo facendo la formazione per mettere in atto la procedura più corretta, abbiamo arredato le stanze, studiando nei dettagli affinché l’operatore non corra alcun rischio.
Abbiamo i numeri per far fronte a un’eventuale emergenza, in termini di medici e operatori sanitari?
Non ci sono in questo momento problemi di organico. In tanti stanno usufruendo di permessi, ferie pregresse, recupero orario. Tutti gli amministrativi lavorano da casa in modalità smart working. Ma se dovessimo richiamare tutti in servizio non ci sarebbero problemi. L’ospedale è praticamente vuoto. Anche le visite programmate vengono organizzate secondo orari stabiliti in modo che le persone non si incontrino e non si sovrappongano. Sono inoltre attivi H24 sei diversi numeri di telefono per le urgenze/emergenze.
Eppure ci sono reparti a rischio chiusura. Si capirà, a fine emergenza, la valenza di questo presidio per l’intero territorio, lasciando stare i numeri?
Devo dire la verità: mai come adesso questa Assl è stata al centro dell’attenzione sia regionale che a livello Ats. Quotidiane le riunioni con il direttore generale della sanità che ha un’ampia considerazione di Lanusei. La stessa Ats, dov’è possibile, non ci ha mai negato niente e ci è sempre venuta incontro, in un periodo dove i medici sono veramente pochi, questo è vero. Nonostante l’Ats abbia dato diverse volte l’input per far arrivare medici nel nostro presidio, è stata evidente la propensione a scegliere Cagliari o Sassari. Se parliamo di ortopedia, c’è da dire che gli ortopedici sono davvero pochi: non bastano due o tre professionisti per mandare avanti correttamente e in modo efficiente l’unità operativa, perché tu poi devi turnare H24, devi averne 2/3 in reparto, devi garantire le notti. Ripeto, non è facile, nonostante più volte da Ats abbiamo avuto in supporto medici provenienti da Sassari o dall’università. Al quel punto, con i collaboratori e con gli strumenti a disposizione cerchi di organizzare al meglio il lavoro e con i meccanismi di prevenzione cerchi di tutelare al meglio i pazienti.
Solidarietà e generosità: due antivirali contro egoismo e povertà. L’Ogliastra risponde così.
È una risposta straordinaria: associazioni di volontariato, Pro Loco, gruppi spontanei che realizzano in casa le mascherine e continuano a distribuirle; Vigili del Fuoco e un’associazione di Ilbono ci hanno donato un centinaio di visiere (adesso abbiamo anche gli occhiali); un ingegnere di Lanusei con la stampante 3D ne ha realizzato altrettante, una parte – insieme ad altri dispositivi – è stata consegnata alla Tommasini di Jerzu. Un’altra associazione a Bari Sardo ha procurato tute, calzari, igienizzanti per le mani, spray per la disinfezione per gli occhiali. Per non parlare delle tante donazioni economiche, soprattutto da parte di gruppi spontanei, tantissimi sono i giovani e giovanissimi, altri che acquistano materiali utili per l’ospedale (come macchinari per la disinfezione degli ambienti con l’ozono), e l’elenco potrebbe continuare. Ecco perché dico che non abbiamo bisogno di attacchi e polemiche in questo momento. Tutti stiamo cercando di dare il massimo per contenere e mantenere la situazione sotto controllo.
Insomma, siamo pronti.
Non dobbiamo mollare. È un periodo difficile che bisogna comunque vivere con attenzione, ma anche, per quanto possibile, con serenità. L’emergenza impone da un lato una certa velocità nel mettere a punto le cose e purtroppo questo rischia di far commettere degli errori. Chi lavora sbaglia. Cerchiamo di correggere questi errori, di trovare il percorso migliore, ma per trovarlo serve il tempo, cosa che nell’emergenza molto spesso manca. Trovi la soluzione, magari non è perfetta, allora devi intervenire di nuovo, studiare, valutare e cambiare perché qui è tutto un continuo divenire.
In prima linea a difesa della salute
di Claudia Carta.
Una lotta contro il tempo. Ogni giorno che passa indenne, una conquista. Qui tutti guardano al Nostra Signora della Mercede, unico presidio sanitario del territorio. Qui, la paura è arrivata, ma più grande della paura è la speranza. Sì, quella di resistere. Quella di riuscire a fare tutto, e ancora di più, per tenere l’incubo contagio fuori dai confini.
È così?
Nel territorio c’è paura, a volte panico. Il virus non lo conosciamo benenemmeno noi e tantissime sono le difficoltà.
C’è anche bisogno di sapere.
Certo, ma c’è anche bisogno di tranquillizzare. Scienza e ricerca si stanno muovendo, ogni giorno riceviamo nuove informazioni, si iniziano a valutare nuove terapie e siamo in perenne contatto con l’intero sistema sanitario. È difficile, questo è chiaro, nonostante la situazione nell’Isola non sia ai livelli del Nord Italia, per fortuna. La Regione si è organizzata, come sappiamo, con tutta una serie di misure restrittive importanti. E l’Ogliastra ancora di più: siamo pochi e isolati. Questo, dal punto di vista della lotta al virus, forse gioca a nostro favore: non arriva tanta gente, abbiamo comunità piccole e distanti le une dalle altre, non ci sono assembramenti di persone.
Merito anche dei sindaci.
Sia la sanità che gli stessi sindaci, secondo me, hanno fatto un buon lavoro. Mi è capitato di recarmi, per esigenze professionali, a Tortolì, a Bari Sardo, a Jerzu: devo dire che per le strade non c’è praticamente nessuno. Questo è il meccanismo di protezione maggiore che abbiamo a disposizione.
Poi, però, mancano le mascherine. Le accuse, invece, non sono mancate.
A Lanusei negli ospedali tutti abbiamo le mascherine chirurgiche, le FFP2, ma soprattutto le FFP3: ne abbiamo una buona scorta. Abbiamo un ufficio ad hoc con un coordinatore infermieristico e l’economo dell’Azienda. C’è chi lavora appositamente H12 per verificare e aggiornare numeri che cambiano ogni giorno, circa la dotazione e la fornitura dei dispositivi. Ogni giorno eseguiamo un report per monitorare l’esatta distribuzione dei presidi: carico e scarico per ogni unità operativa. Una volta utilizzati, vengono immediatamente ripristinati. Con l’aiuto dell’Ats. Non è vero che non ne ha fornito. Il primo carico risale ai primi di marzo, distribuito e smistato a tutte le guardie mediche e all’ospedale, concentrandoci in modo particolare al Pronto Soccorso. Nel giro di qualche giorno si è proceduto con il resto della distribuzione. Ci siamo mossi con l’Azienda per provvedere all’acquisto dei dispostivi: mascherine FFP3 e tute. L’ospedale ha così fornito medici di base, dipartimento di Igiene pubblica, guardie mediche, veterinari, Forze dell’ordine, Vigili del fuoco, Procura.
Come si sta lavorando e quale clima si respira in ospedale?
La preoccupazione non manca ed è normale che sia così. Sono fortunato ad avere collaboratori assolutamente presenti e a disposizione. Tutti fanno la loro parte. I casi sospetti sono stati gestiti in maniera eccellente. Numerosissimi i percorsi fatti per quanto attiene la sicurezza dei pazienti. Il personale è stato ridotto, con turni H12 per evitare al massimo la circolazione di individui. C’è stata e c’è tuttora una immensa collaborazione con i medici di medicina generale, con i pediatri, con le guardie mediche e con gli specialisti ambulatoriali: consulenze telefoniche e comunicazioni on line. I medici di base hanno davvero risposto in maniera eccellente, dal momento che sottopongono alla nostra attenzione o eventuali sospetti o coloro che sono sottoposti o necessitano di altre cure.
I 7 posti di Ortopedia fanno parte di un percorso organizzativo che si è dato l’ospedale per fare sì che i sospetti stiano là, senza dover isolare il reparto: così si può salvaguardare la vita e, al tempo stesso, proteggere gli operatori. Anche il meccanismo della svestizione è molto delicato: stiamo facendo la formazione per mettere in atto la procedura più corretta, abbiamo arredato le stanze, studiando nei dettagli affinché l’operatore non corra alcun rischio.
Abbiamo i numeri per far fronte a un’eventuale emergenza, in termini di medici e operatori sanitari?
Non ci sono in questo momento problemi di organico. In tanti stanno usufruendo di permessi, ferie pregresse, recupero orario. Tutti gli amministrativi lavorano da casa in modalità smart working. Ma se dovessimo richiamare tutti in servizio non ci sarebbero problemi. L’ospedale è praticamente vuoto. Anche le visite programmate vengono organizzate secondo orari stabiliti in modo che le persone non si incontrino e non si sovrappongano. Sono inoltre attivi H24 sei diversi numeri di telefono per le urgenze/emergenze.
Eppure ci sono reparti a rischio chiusura. Si capirà, a fine emergenza, la valenza di questo presidio per l’intero territorio, lasciando stare i numeri?
Devo dire la verità: mai come adesso questa Assl è stata al centro dell’attenzione sia regionale che a livello Ats. Quotidiane le riunioni con il direttore generale della sanità che ha un’ampia considerazione di Lanusei. La stessa Ats, dov’è possibile, non ci ha mai negato niente e ci è sempre venuta incontro, in un periodo dove i medici sono veramente pochi, questo è vero. Nonostante l’Ats abbia dato diverse volte l’input per far arrivare medici nel nostro presidio, è stata evidente la propensione a scegliere Cagliari o Sassari. Se parliamo di ortopedia, c’è da dire che gli ortopedici sono davvero pochi: non bastano due o tre professionisti per mandare avanti correttamente e in modo efficiente l’unità operativa, perché tu poi devi turnare H24, devi averne 2/3 in reparto, devi garantire le notti. Ripeto, non è facile, nonostante più volte da Ats abbiamo avuto in supporto medici provenienti da Sassari o dall’università. Al quel punto, con i collaboratori e con gli strumenti a disposizione cerchi di organizzare al meglio il lavoro e con i meccanismi di prevenzione cerchi di tutelare al meglio i pazienti.
Solidarietà e generosità: due antivirali contro egoismo e povertà. L’Ogliastra risponde così.
È una risposta straordinaria: associazioni di volontariato, Pro Loco, gruppi spontanei che realizzano in casa le mascherine e continuano a distribuirle; Vigili del Fuoco e un’associazione di Ilbono ci hanno donato un centinaio di visiere (adesso abbiamo anche gli occhiali); un ingegnere di Lanusei con la stampante 3D ne ha realizzato altrettante, una parte – insieme ad altri dispositivi – è stata consegnata alla Tommasini di Jerzu. Un’altra associazione a Bari Sardo ha procurato tute, calzari, igienizzanti per le mani, spray per la disinfezione per gli occhiali. Per non parlare delle tante donazioni economiche, soprattutto da parte di gruppi spontanei, tantissimi sono i giovani e giovanissimi, altri che acquistano materiali utili per l’ospedale (come macchinari per la disinfezione degli ambienti con l’ozono), e l’elenco potrebbe continuare. Ecco perché dico che non abbiamo bisogno di attacchi e polemiche in questo momento. Tutti stiamo cercando di dare il massimo per contenere e mantenere la situazione sotto controllo.
Insomma, siamo pronti.
Non dobbiamo mollare. È un periodo difficile che bisogna comunque vivere con attenzione, ma anche, per quanto possibile, con serenità. L’emergenza impone da un lato una certa velocità nel mettere a punto le cose e purtroppo questo rischia di far commettere degli errori. Chi lavora sbaglia. Cerchiamo di correggere questi errori, di trovare il percorso migliore, ma per trovarlo serve il tempo, cosa che nell’emergenza molto spesso manca. Trovi la soluzione, magari non è perfetta, allora devi intervenire di nuovo, studiare, valutare e cambiare perché qui è tutto un continuo divenire.