In attesa dell’Avvento, perchè il presente non ci basta
di Mons. Antonello Mura.
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, l’Avvento. Tempo che aiuta la vita ad essere Vita, tempo che guarda il presente ma insegna a lavorare per il futuro. Tempo di attesa, non di una qualsiasi attesa, ma di Colui cheda aspettato si fa Presenza e da “lontano” si fa Prossimo. L’Avvento di Cristo racchiude le più belle immagini di una vita che si realizza nel tempo che passa, che non si accontenta di ciò che accade, ma legge – con gli occhi della fede – una Venuta sorprendente e sconvolgente, quella di Dio stesso.
L’Avvento infatti, se nella fede è la preparazione di un Incontro, umanamente consacra la certezza che vale sempre la pena aspettare e accogliere. Celebrare l’Avvento è arricchire il tempo di un senso che non ha eguali e di una speranza che non delude. Tutta la vita è come un grande tempo di Avvento, proteso a squarciare l’orizzonte per ritrovare nuove ragioni di vita e di speranza. E tutta la vita manifesta l’attesa di Qualcuno che sia finalmente la risposta alle domande più autentiche e profonde. Qualcuno che ci raggiunga come un dono, gratuitamente, come l’Amore che inseguiamo e che desideriamo. Se mancasse l’Avvento non ci mancherebbe solo il futuro, ma anche il presente ci inghiottirebbe nei suoi meccanismi ripetitivi. Abbiamo bisogno dell’Avvento per continuare a credere che nulla, proprio nulla è più importante di quello che verrà, che sta venendo, che non smette di venire. Non è un caso che Maria, la madre di Gesù, sia presentata dal Vangelo come la figura più significativa dell’Avvento. Donna dell’attesa, donna della speranza, ma anche donna della profezia, del futuro che Dio prepara per l’umanità. L’evangelista Luca le pone in bocca il canto del Magnificat, lo splendido inno di lode che Maria innalza al Signore in occasione del suo incontro con Elisabetta. Sette affermazioni che celebrano come Dio agisce nella storia dell’umanità: «ha spiegato la potenza del suo braccio», ha agito cioè con potenza nella storia; «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» e «ha rovesciato i potenti dai troni»; al contrario, «ha innalzato gli umili». Ancora: il Signore «ha ricolmato di beni gli affamati», mentre «ha rimandato i ricchi a mani vuote». Il Signore si è posto così a fianco del suo popolo: «ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia…».
Se guardiamo però la realtà, essa appare ben diversa da quella cantata In attesa dell’Avvento, perché il presente non ci basta da Maria: anche oggi i superbi sembrano aver sempre successo, così come allora; i potenti sono attaccati con le unghie e con i denti al proprio potere; i ricchi se la cavano sempre. Non sembra proprio che l’essere umili e poveri, garantisca, in questa vita, un aiuto speciale da parte del Signore, una qualche forma di successo. Aggiungiamoci una grave insensibilità morale che ci rende tutti inerti e scoraggiati di fronte all’ingiustizia, all’illegalità e all’immoralità. Ma il canto di Maria ci può aiutare a rendere reale ciò che a noi pare impossibile, rovesciando quei valori di potere, di ricchezza, di successo, sui quali il nostro mondo sembra volersi fondare. Il Magnificat risuona come l’avvento di una buona notizia, è “Vangelo”, nel senso che ci ricorda che Dio ama l’uomo e si mette dalla parte di chiunque attende un messaggio di speranza per il mondo nel quale viviamo. Buon cammino d’Avvento!
✠ Antonello Mura
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