il Tribunale di Lanusei è sempre a rischio?
di Matteo Stochino
La Provincia più piccola (e più bella, secondo l’analisi del quotidiano “Il sole 24 ore”) d’Italia ospita il Tribunale più piccolo d’Italia. La congenita situazione dimensionale del presidio lanuseino fa sì che ad intervalli più o meno regolari, più o meno esplicitamente, il ministro o la commissione di turno, o chi altri, additino il nostro e gli altri Tribunali “minori” come emblema degli sprechi dell’amministrazione della giustizia. Puntualmente, ogni qualvolta le forbici romane paiono avvicinarsi al civico 95 di via Marconi, le Istituzioni e la popolazione ogliastrina si levano, unanimi, in sua difesa, utilizzando le sempre attuali motivazioni circa il cronico isolamento orografico e infrastrutturale dell’Ogliastra che rendono, ieri come oggi, alquanto gravoso per un ogliastrino raggiungere le vicine sedi di Nuoro o Cagliari. A ciò si affianca la – purtroppo anch’essa ancora attuale – considerazione circa l’elevata incidenza criminale in Ogliastra che, se cinquant’anni fa era strettamente legata ad ambienti e questioni prevalentemente agro-pastorali, oggi pare essersi ramificata nei più svariati settori.
Gli ultimi fra gli attentatori alla permanenza del Tribunale nella città delle ciliegie, stando a quanto sostenuto dai più attenti, risponderebbero al nome di al nome di Vietti Michele e Orlando Andrea. Parlamentare, vicepresidente emerito del CSM (il massimo organo politico della magistratura italiana, presieduto dal Capo dello Stato) e, attualmente, presidente della commissione incaricata di studiare una nuova riforma della geografia giudiziaria il primo; Ministro della Giustizia il secondo. Ebbene, negli ultimi tempi, gran parte dei nostri concittadini è stata indotta a credere che il Tribunale ogliastrino sia nelle mire della commissione Vietti, pronta a cancellare, con un colpo di spugna quanto ottenuto e mantenuto finora. Eppure, il testo licenziato dalla commissione, nelle sue due stesure, quella provvisoria (circolata non si sa bene come a fine gennaio) e quella finale, depositata sul finire del mese di marzo, tutto sembra dire tranne che il Tribunale sia Lanusei sia in discussione.
Anzi, se è vero che l’ipotesi in campo è quella di parametrare l’erogazione della Giustizia anche attorno al criterio del bacino d’utenza (quindi del numero di cittadini serviti), è vero anche che la commissione stessa propone di valutare attentamente e caso per caso la sorte dei presìdi di legalità, suggerendo di mantenere in vita quelli che, per condizioni orografiche e infrastrutturali, ovvero per l’alto tasso di criminalità, siano tali da poter ergersi a punto di riferimento di un territorio e della popolazione lo abita. Né più né meno le motivazioni da sempre usate per difendere il nostro Tribunale. Se l’evidente condivisione d’intenti tra la difesa storicizzata del palazzo di giustizia lanuseino e le risultanze della commissione Vietti possono farci ben sperare per un altro taglio evitato, ancor più dovrebbero farlo le dichiarazioni del Ministro Orlando, il quale si è prodigato in più occasioni a ribadire che non solo il Tribunale di Lanusei non è a rischio chiusura, ma non lo sarebbe nessun Ufficio giudiziario di primo grado, non rientrando nell’agenda di questo Governo tale riordino.
Le parole del Ministro, però, si pongono in palese contrasto con quanto da egli stesso scritto e firmato allorquando, nell’agosto dell’anno passato, ebbe ad incaricare l’on. Vietti di studiare, tra le altre cose quel «completamento [post riforma 2011] della nuova carta della giudiziaria degli uffici di primo grado» oggi rinnegato. Che si voglia o meno concedere fiducia al Ministro o continuare ad insistere, con Vietti, sulle ragioni per il mantenimento del Tribunale di Lanusei, una cosa è certa: l’Ogliastra deve star pronta a respingere il futuro, prossimo o remoto che sia, tentativo di soppressione. A tal proposito è d’uopo ricordare come, ciclicamente (anche se sempre timidamente), faccia capolino una proposta che, a detta dei sostenitori, potrebbe allontanare definitivamente lo spettro della chiusura. Tale proposta, che presuppone alla base un patto politico e sociale fra territori, conduce alla perdita della patente di piccolo (o, almeno, di più piccolo) Tribunale a quello dell’Ogliastra, in ragione dell’estensione della propria competenza territoriale al Sarrabus e al Sarcidano. Il vantaggio sarebbe duplice. Innanzitutto, se è vero che la Giustizia resa dal Tribunale di Lanusei, anche in virtù della dimensione ridotta dello stesso, che permette anche ai magistrati di affrontare in maniera più ponderata gli argomenti loro sottoposti, è una Giustizia di qualità, i benefici goduti dagli ogliastrini sarebbero condivisi con gli abitanti dei territori confluenti; in secondo luogo, anche se di riflesso, gli utenti del Tribunale di Cagliari (cui, oggi, fanno riferimento i cittadini del Sarrabus e del Sarcidano), si avvantaggerebbero del minor carico di procedimenti gravante sul Tribunale del capoluogo.
Lascia un Commento