In breve:

Il nuovo numero di “Studi Ogliastrini”

Studi Ogliastrini

di Tonino Loddo.
Si ripete anche nel 2022 l’omaggio agli abbonati a L’Ogliastra del periodico di approfondimento culturale sostenuto dalla diocesi, Studi Ogliastrini, giunto al suo 38° anno di vita e al 18° numero. Si tratta, come i nostri lettori certamente ricordano e sanno, di una rivista che si propone di analizzare in modo scientifico e approfondito fatti e personaggi della diocesi ogliastrina, nel tentativo di offrire agli studiosi e ai semplici appassionati materiali inediti per meglioconoscere la storia e la cultura del proprio territorio. Perché conoscere la propria storia costituisce un valore di grande importanza per tutti. La storia è importante. E tanto. Ma non solo a scuola per prendere un bel voto o per mantenere la media all’università, perché la storia, come dice un ripetuto e perfino abusato detto latino, è magistra vitae: la storia è maestra di vita. E lo è per il fatto che, nonostante sia considerata in alcune casi inutile o una perdita di tempo, è il racconto della nostra vita.

Protagonisti

In questo numero di Studi abbiamo raccolto le storie di alcuni protagonisti della vita del nostro territorio. Si comincia con l’ampio saggio di Tonino Loddo su un testimone della storia ecclesiastica e civile d’Ogliastra vissuto nella prima parte del Novecento, l’avv. Antonio Giua di cui è ricostruita, con abbondanza di documenti inediti, la vicenda relativa al periodo in cui fu (suo malgrado!) proprietario della tipografia cagliaritana che stampava il quotidiano cattolico sardo, Il Corriere dell’Isola, vicende narrate finora per sommi capi, ma mai esplorate nei loro più intimi e tormentati risvolti che consentono ora di mostrare la sua fedeltà alla Chiesa, nonostante tutto, e la sua fede che emerge gigantesca anche in mezzo ai soprusi e alle malversazioni subite proprio da parte di chi avrebbe dovuto difenderne la limpidezza degli ideali e l’intemerata onestà. Emerge dalla lettura delle carte d’archivio la grande fede che aveva abbracciato fin da bambino alla scuola della famiglia e degli educatori salesiani; una fede forte, nutrita dalla preghiera e dal fedele rispetto per i vescovi e i sacerdoti che nulla poteva scalfire e mai scalfì. Una fede che sempre nutrì e governò le sue scelte generose anche se mai servili. Una memoria da rivivere e da cui tanto apprendere in questo tempo in cui ricordiamo il 150° anniversario della nascita e il 50° anniversario della traslazione delle sue spoglie mortali da Roma (dove morì) alla cripta del tempio di Don Bosco a Lanusei.

Tra ieri e oggi

Di un altro interessante (e non molto conosciuto) protagonista della vita culturale dell’Ogliastra, a cavallo tra Sette e Ottocento, si occupa Sebastiana Nocco che ripercorre alcuni aspetti dell’opera di p. Gelasio Floris, sacerdote dell’ordine agostiniano e già priore del convento di tale ordine che si trovava a Tortolì a ridosso della chiesa di sant’Antonio, poi abbandonato e venduto a privati agli inizi della seconda metà del XIX secolo. La Nocco approfondisce alcuni aspetti dell’opera sua più nota, quello straordinario Componimento Topografico-Storico dell’isola di Sardegna, manoscritto poderoso conservato dalla Biblioteca Universitaria di Cagliari, in cui egli ripercorre la storia, la geografia, gli usi e i costumi della Sardegna con un linguaggio e con una forma oggi discutibili, ma pure ricco di notizie particolari, frutto della sua conoscenza diretta e del suo girovagare per l’Isola. Un’opera e un autore che meriterebbero di essere riscoperti per la larghezza di informazioni che ancora possono offrire.

Di Hugo Mameli e Bruno Vargiu, due lanuseini che hanno affrontato la vita in giro per il mondo agli inizi della seconda metà del XX secolo, ci parla poi Riccardo Virdis, che con stile arguto racconta il loro non temere la lontananza dal nido e la loro capacità di aprirsi a nuove esperienze. Hugo Mameli, innanzitutto, che trasferitosi per lavoro nei primi decenni del Novecento dalla natia Lanusei nella Penisola, ne dovette poi fuggire per motivi politici, per poi rientrarvi dopo la seconda guerra mondiale. Un personaggio singolare che appartiene a pieno titolo a quell’emigrazione anti-fascista operante all’estero, prevalentemente a Parigi e in America, che visse in contatto diretto o epistolare con personalità del calibro di Emilio Lussu, i fratelli Rosselli, Costantino Nivola e numerosi altri come lui costretti a fuggire dal proprio Paese a causa delle persecuzioni fasciste.

È ancora Riccardo Virdis a ripercorrere la vivacissima esperienza di Bruno Vargiu, un lavoratore di Lanusei che ha sperimentato le diverse condizioni dell’emigrazione, che si è sviluppata tra l’Africa e il Sudamerica e che, proprio quel multiforme andare per il mondo ha trasformato in un esempio vivente di tolleranza maturata nella collaborazione nel lavoro con gente di popoli diversi. Per l’esperienza che ha maturato possiamo definirlo senza riserve un autentico cittadino del mondo.

Un tuffo nel tardo Medioevo

Al tardo Medioevo ci porta un eccellente studio di Mario Enrico Gottardi che analizza un istituto poco conosciuto, quello delle cosiddette purgas de taula e della loro applicazione nel marchesato di Quirra. Si trattava di un procedimento giudiziale proprio del diritto aragonese volto a verificare il rispetto della residenza per i titolari di cariche feudali (tenir taula corrispondeva al nostro avere la residenza), onde evitare che costoro si disinteressassero del proprio titolo lasciando i propri amministrati privi di guida. Il Gottardi ne racconta l’origine e l’applicazione a Quirra fino a tutta la durata del marchesato.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>