Il lavoro crea futuro e comunità serene. In famiglia e tra i giovani
di Mons. Antonello Mura.
E’ passato poco tempo dalla Settimana Sociale dei Cattolici italiani (Cagliari 26-29 ottobre) ma il tema affrontato: “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale” continua (e continuerà) ad essere un tema da approfondire – come è stato fatto a Cagliari in modo lodevole – anche per evitare che le denunce evidenziate e le buone pratiche segnalate – anche nel nostro territorio – rimangano sulla carta. Molto importante in questo senso che la Settimana si sia chiusa con l’indicazione istituzionale di alcune proposte concrete, con l’obiettivo di superare le difficoltà di accesso al lavoro e assicurarne condizioni dignitose.
Poco tempo è passato anche dal nostro convegno diocesano, dedicato al tema: “Famiglia e giovani in parrocchia. Serve ascolto, serve coraggio, serve profezia”. Quasi ottocento partecipanti, clima fraterno e importanti occasioni di riflessione, grazie all’esperienza concreta di una famiglia, alle valutazioni ecclesiali e sociali di Mons. Angelo Becciu e, non ultimo, al dialogo faticoso ma fecondo dei presenti, suddivisi nei tavoli sinodali.
Una diocesi che non vuole stare a guardare
Sul tema della famiglia e dei giovani vogliamo continuare ad essere attenti, in particolare nelle nostre parrocchie – come richiesto dai gruppi del convegno diocesano – sviluppando un ascolto serio, interessato e coinvolgente. Ma vogliamo anche essere vigili, in particolare sul tema del lavoro, perché nelle comunità non si può essere né sereni né disponibili a vivere la vita della parrocchia se le famiglie soffrono la mancanza del lavoro e i giovani devono andar via per trovarlo. Come ho scritto nella Lettera pastorale “il lavoro è condizione della serenità familiare, per dare ai giovani un presente e un futuro, con l’autonomia e la possibilità indispensabili per formare nuove famiglie”. Prima ancora, o comunque accanto all’impegno ecclesiale di coinvolgere famiglie e giovani nelle nostre parrocchie può e deve quindi maturare – con coraggio e… profezia – un ascolto che ci porti anche ad offrire loro idee e strumenti per guardare con fiducia al futuro. Certo, non è facile. Come Chiesa non abbiamo talvolta né competenza né persone idonee a questi compiti, eppure non possiamo rinunciarvi, e siamo chiamati a creare nuove condizioni per quello che, sempre nella Lettera pastorale, auspico come un obiettivo: “Riprendere in considerazione percorsi di formazione all’impegno sociale e politico”.
Il 24 novembre incontriamo le aziende
Prima ancora della Settimana di Cagliari, con l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro abbiamo visitato cinque aziende ogliastrine. Interessante la conoscenza, il dialogo e l’emergere di qualche prospettiva di collaborazione. Molto positiva mi pare l’immagine di una Chiesa locale che si fa incontro alle realtà produttive del territorio, alcune in difficoltà, che non hanno solo bisogno di progetti e promesse, ma anche di comprensione e di incoraggiamento umano. Ascoltare imprenditori entusiasti (in alcuni casi) o comunque aperti al confronto, talvolta quasi richiedenti aiuti e stimoli morali è stato molto fecondo. Come è stata fruttuosa l’idea – auspicata anch’essa nella Lettera “Sul carro con Filippo” – di coinvolgere un esperto del Credito bancario, di cui le nostre piccole imprese hanno bisogno per aprirsi al futuro. Il 24 novembre abbiamo invitato tutti gli imprenditori dell’Ogliastra a un dialogo comune, perché la nostra Chiesa vuole stare accanto a loro nel pensare in grande, come amava ripetere il mio stimato predecessore Antioco.
+ Antonello Mura
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