Il grido di aiuto di Esterzili e Ussassai: “Il coraggio da solo non basta”
di Claudia Carta.
Poco più di mille abitanti in due. Servizi essenziali che mancano. Si lotta per non scomparire, ma fino a quando si potrà resistere? Intanto chi può fa i bagagli e va via…
L’idea suggestiva di abitare in un borgo dove i ritmi sono rimasti lenti, dove ci si conosce tutti e ci si aiuta vicendevolmente, dove i bambini – quando ci sono – giocano ancora a pallone per strada o nei cortili a metà fra paese e campagna, ha sicuramente sfumature pittoresche e nostalgiche e delinea un quadretto bucolico solo in apparenza beato.
La realtà nei nostri piccoli, piccolissimi centri, dice invece mancanza di servizi, assenza della primaria assistenza, sensazione di abbandono che tratteggiano scenari tutt’altro che fantasiosi.
Francesco Usai, primo cittadino di Ussassai, in questo è molto schietto: «Il nostro è un paese che sta lentamente scomparendo, raggiungendo il triste primato del paese più piccolo d’Ogliastra per numero di abitanti, ormai sotto i 470, che cala di giorno in giorno essendo la popolazione composta per lo più da anziani e le cui morti annualmente superano di gran lunga le nascite».
Anche Esterzili registra un trend negativo: «Dagli anni ottanta abbiamo subito una diminuzione degli abitanti in linea con tutte le piccole realtà dell’interno – fa notare il sindaco Renato Melis – e attualmente risulta ulteriormente penalizzato dalla carenza continuativa di servizi essenziali come la sanità».
Servizi. È questa la parola benedetta e maledetta su cui pende, in qualche modo e per larga parte, la sorte di queste due piccole comunità, ma anche di tante altre. Se è vero, infatti, come sottolinea amaramente Usai, che «il calo di natalità è un male comune sia per i piccoli che per i grossi centri, gioca a sfavore di Ussassai la mancanza di servizi basilari quali sanità, viabilità, istruzione. Una giovane coppia che voglia sposarsi e mettere su famiglia si scontra con molteplici difficoltà esistenti nei piccoli centri: la mancanza di lavoro non aiuta, ma se poi si comincia a pensare di avere dei figli si apre uno scenario terrificante. E se al puro fattore economico aggiungiamo le problematiche che comporta vivere in paesi isolati come Ussassai, passa la voglia: il solo fatto che sia assente un medico di base in pianta stabile – che in caso di urgenza fornisca l’assistenza dovuta e necessaria – lascia ben immaginare quanto una coppia possa pensare di avere dei figli con il terrore che possano sentirsi male; aggiungiamo poi un sistema viario inqualificabile che rallenta, anzi blocca i trasporti in tutti i settori (commercio, trasporto pubblico, servizi); istruzione pubblica ormai allo sbando con scuole distanti – e parliamo di distanza fisica per chilometri e chilometri –. Come si può pensare che un ragazzo/a di Ussassai per frequentare un liceo sia costretto a fare decine di chilometri con orari dei mezzi pubblici – chiamarli mezzi è un eufemismo! – in orari scomodi».
Se Ussassai piange, Esterzili non ride e racconta le medesime difficoltà: «Il supporto dell’amministrazione comunale è sempre meno in grado di rispondere in modo quantitativo e qualitativo alle esigenze dei cittadini – spiega Melis – in quanto, il personale, preferisce destinazioni più appetibili in città o a esse vicine. Queste condizioni rendono improbo qualsiasi tentativo di incentivo dal basso dell’ente locale verso la residenzialità delle giovani coppie e la creazione di condizioni di socialità attiva utili a convincere una coppia a farsi una famiglia in questi paesi».
Vogliamo parlare di possibilità lavorative? «Per anni, troppi, sono state create illusioni e false speranze con fantomatiche industrie, più o meno vicine, che si sono rivelate essere delle fabbriche mangia soldi che hanno depauperato le attività tradizionali quali pastorizia, agricoltura e coltura silvestre, con cui i piccoli paesi sono nati e cresciuti», aggiunge il capo dell’esecutive ussassese che, però, aggiunge: «Le soluzioni da trovare sono difficili, ma non certo irrealizzabili. Si crei davvero una politica di ritorno ai vecchi mestieri, si forniscano incentivi facilmente conseguibili per l’agricoltura (si fa un gran parlare di cibi biologici, ma se si pensa di farlo con una grande distribuzione…!) o altre attività per il mondo agro pastorale, cosi che a cascata ne deriverebbero tante attività che farebbero rinascere e crescere le famiglie».
Tenacia da vendere e lavoro strenuo per creare in tutti i modi soluzioni vengono anche dal versante esterzilese: «Le iniziative portate avanti dal comune di Esterzili che tendono a premiare giovani coppie con figli, riguardano tutti i settori – sottolinea Renato Melis –, dai contributi scolastici, agli interventi di recupero immobiliare, alla concessione di fondi rustici. Considerato che la sanità di fatto non è di competenza, neanche volendo, comunale, il tentativo che maggiormente può incidere è quello legato a incentivare interventi legati al miglioramento della socialità e ciò lo si è fatto attrezzando e rendendo funzionale e gestita la palestra comunale da vent’anni praticamente inutilizzata, attivando una scuola civica di musica a prezzi calmierati per tutti i residenti, organizzando attività formative e ludiche, a contributo ridotto, per piccoli e grandi, sia durante l’anno scolastico che nel periodo estivo. Si stanno investendo importanti risorse sull’impiantistica sportiva incentivando la cultura dello sport in tutti i settori. Altra azione utile è quella legata all’incentivo della cooperazione territoriale in occasione di eventi e ricorrenze come il carnevale, le sagre e le feste annuali».
Serve tuttavia una programmazione e risorse importanti, figlie di una politica alta e altra che davvero abbia a cuore benessere e rilancio dell’interno, diversamente si muore: «Sono del parere – chiosa Francesco Usai – che le manovre economiche compiute a livello nazionale o regionale, con l’erogazione di incentivi per acquisto o ristrutturazione casa non servano granché alla luce dei problemi sopradescritti: salta all’occhio che se anche le abitazioni fossero date in regalo nessuno ci verrebbe. Le piccole amministrazioni, coi loro bilanci sempre più risicati, ben poco possono fare se non continuamente e costantemente lanciare dei chiari messaggi di denuncia di evidenti carenze con la ormai sempre più vana speranza che vengano recepite e risolte. I sindaci oltre a disperarsi rendendosi conto di essere lasciati soli si armano di coraggio, ma il coraggio da solo non serve».
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