In breve:

Il grande intrigo dell’elisir di lunga vita

EBV JN 19.08.14

di Fabiana Carta
Nel corso di quest’estate una notizia ha creato scalpore. È rimbalzata nei telegiornali e nei quotidiani locali e internazionali: venduto il DNA di 13 mila ogliastrini ad una società inglese che si occupa di biotecnologie, la Tiziana Life Sciences, per circa trecento mila euro. Detta così, effettivamente, fa un po’impressione. Nella banca dati acquistata non c’è solo il DNA, come ha scritto impropriamente la stampa, ma anche certificati di nascita e di morte, cartelle mediche e ricostruzioni genealogiche che risalgono a oltre quattrocento anni fa. La banca dati, una delle più grandi e antiche che ci siano, era della società SharDna, fondata nel 2000 dall’ex Presidente della Regione Renato Soru, che per undici anni ha raccolto i dati anagrafici, biologici e clinici degli abitanti di Talana, Urzulei, Baunei, Seulo, Loceri, Escalaplano, Ussassai e Perdasdefogu, paesi di centenari. Nel 2009 la SharDna è stata venduta alla Fondazione San Raffaele di don Verzé e qualche anno dopo, in seguito ad un disastro finanziario, è fallita.
Fino all’arrivo della società britannica. Possiamo domandarci come sia possibile che un progetto così innovativo, che ha destato l’interesse di gran parte del mondo scientifico internazionale, si sia potuto perdere con una vendita, senza che le istituzioni pubbliche si siano interessate nel tutelarlo. Dov’erano la Regione, l’Università di Medicina, le strutture ospedaliere? C’è stato qualche convegno per discutere sulla vicenda, ma forse la questione non era abbastanza interessante. I progetti su cui ha investito la Tiziana Life Sciences sono all’incirca questi: effettuare studi comparati con le altre aree del mondo dove la percentuale di ultra centenari è simile a quella dell’Ogliastra; per capire quali sono le basi genetiche della longevità e utilizzare quei dati per individuare tratti genetici legati a varie malattie, provando a sviluppare farmaci da immettere sui mercati per combatterle. Un bel business, pare! Poco tempo fa, come la trama di un film holliwoodiano, un’altra notizia bomba rimbalza su tutti i giornali: rubato il Dna dei sardi. Titoloni, panico.
Le provette di codice genetico custodite dal Parco Genos a Perdasdefogu sono misteriosamente scomparse. Tutto ha avuto inizio ad agosto, quando l’unica dipendente rimasta al Parco ha scoperto che alcuni cassetti dei banchi frigo erano stati svuotati. Trattandosi di dati estremamente sensibili sono scattate le indagini per individuare il responsabile del furto, ma soprattutto per capire se ci siano responsabilità sulle misure di sicurezza. I militari hanno messo i sigilli alla struttura di Perdasdefogu e ai laboratori della società SharDna a Pula. Un vero e proprio giallo. I giornali la definiscono “un indagine complessa”. Infine la svolta inaspettata: le provette con il Dna dei sardi non sono state rubate né portate fuori dalla Sardegna. Sono state semplicemente trasferite in un ospedale a Cagliari, su disposizione di Mario Pirastu; genetista che ha seguito il progetto dal 2000. È lo stesso Pirastu che durante le indagini ha rilasciato dichiarazioni come: “rubare le provette di sangue e dna dai freezer dei laboratori del Parco Genos, a Perdasdefogu? Mi sembra una storia incredibile”. Anche noi, a dirla tutta.

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