Il buon gelato. L’arte e la passione di Piera Moro
di Fabiana Carta.
Golosi ogliastrini drizzate le antenne, questa è un’occasione che raramente capiterà di nuovo. Quel luogo che sembra racchiudere magia, quella porta invalicabile, dalla quale escono piccoli capolavori per la gioia del palato e degli occhi, diventa accessibile per un pomeriggio.
Piera Moro, maestra gelataia, come ama definirsi, si racconta all’interno del suo Laboratorio. Mi trovo nel suo locale, un angolo di paradiso dal nome Cremeria Dolce & Fondente, dove è raro incontrarla, perché è sempre a lavoro dietro le quinte, quasi in trincea. «Io sono di Fonni, sono arrivata a Tortolì con mio marito Michele quando avevo 22 anni. Lui è il mio pilastro».
A monte della decisione di trasferimento si cela un prezioso consiglio di suo padre. Continua a raccontarmi: «Non ho mai avuto un grande amore per lo studio, mio padre mi diceva sempre: “Figlia mia, trova il giusto compromesso che ti permetta di studiare e anche lavorare, qualcosa che ti dia lo stimolo”. Siccome mi piaceva lavorare la sera, ho scelto la scuola alberghiera a Nuoro, dove ho conosciuto Michele. Dopo tutta la gavetta e le varie stagioni a San Teodoro, abbiamo preso un locale in gestione a Fonni, ma mio padre ci spronava a spostarci dicendoci: “Ragazzi avete studiato, non siete fatti per questo, andate fuori!”.
Perché l’Ogliastra? Lui la conosceva bene, ci aveva lavorato negli anni ‘70 come termoidraulico, un ricordo bellissimo. Con il budget a disposizione comprano un locale a Tortolì, il Café Nostalgia, e comincia un’avventura che ricorda difficile nei primi tempi, a causa della sua giovane età e della realtà diversa con cui doveva rapportarsi. «Arrivavo, però, con un bagaglio di esperienze che mi ha permesso di avere subito le mie soddisfazioni: il fatto di avere una vetrina su strada è stata una grande conquista. Quando mi sono accorta che il gelato piaceva tanto alla gente ho trovato la possibilità di fare un piccolo corso di tre giorni con il mio primo maestro, Renzo Scaravatto, che mi ha insegnato la struttura del gelato e dato qualche ricetta». E, per dirla alla De André, l’amore scoppiò dappertutto. Stanca di stare dietro il banco o di fare la cameriera, era chiaro che quello sarebbe stato il suo mondo.
La passione non basta, questo ci tiene a dirlo, bisogna studiare, studiare e studiare tantissimo. «Dopo ogni stagione mettevo da parte dei soldi e li investivo in libri e corsi. Poi ho trovato il canale giusto: Emilia Romagna, Rimini, Riccione, Bologna, Milano. Ormai sono 15 anni che faccio corsi, non ti basta più, hai sete continua di conoscenza. Perché diventa amore vero».
Ha lavorato con i più grandi maestri gelatieri d’Italia, come Pino Scaringella e Angelo Grasso, ed è iscritta alla Federazione Italiana di Gelatieria Pasticcieria Cioccolatieria. Non si ferma mai, ogni anno partecipa al Sigep di Rimini, la fiera più importante al mondo dedicata al gelato artigianale e all’arte del dolce, poi a Milano al Gelato Festival. Con entusiasmo mi spiega che sono manifestazioni che servono per aprirsi ad ogni novità: «Io vado per lavorare, mi siedo con tutte le aziende, mi danno un sacco di spunti, buone energie, e so già cosa proporre l’estate dopo. Il gelato può essere quello che tu vuoi, puoi realizzarlo in base all’esigenza del cliente». In quei giorni anche dormire diventa una perdita di tempo, preferisce andare in giro per locali alla ricerca dei trend del momento, per assorbire tutto come una spugna. Non solo gelato, corsi di cioccolateria, pasticceria, e addirittura corsi di packaging, perché anche saper confezionare un prodotto è un’arte!
Piera è una bomba a orologeria, sempre pronta a esplodere con nuove idee, è una persona che ha continuo bisogno di cambiare e migliorarsi, di affrontare nuove sfide. Come quando, cinque anni fa, decide di aprire il suo attuale locale, la Cremeria, entrato nel registro delle Eccellenze Italiane 2019 – 2020. «Avevo bisogno di regalare al mio paese tutto ciò che in dieci anni avevo imparato – mi confessa – avevo bisogno di far vedere agli altri che anche noi siamo una cittadina avanti, che anche noi facciamo un sacco di cose buone. E poi volevo essere da stimolo. Stimolo, concorrenza, chiamala come vuoi. A volte, quando non ci sono cambiamenti tutti ci fermiamo. Avevo bisogno di avere tante vetrine, volevo stupire e avere la possibilità di offrire un gelato per ogni esigenza, a chi ha il diabete, a chi è sportivo, a chi è intollerante al lattosio. Mi piaceva l’idea della sala da té, un posticino più femminile, un posticino tranquillo dove la mamma può portare la figlia a fare la merenda dopo scuola».
Un successo dovuto ai continui sacrifici, allo studio, allo stare sempre aggiornati e sulla cresta dell’onda, a uno staff particolarmente unito, all’utilizzo di prodotti sardi e genuini. Le chiedo quanto conti oggi la bellezza di un dolce, una vetrina perfetta: «Al 90%. Prima dev’essere bello, è una tendenza degli ultimi anni. Dev’essere bello e perfetto, tutto un po’sfarzoso». Parla ininterrottamente, e capisco che questa è la sua vita. Mi racconta che per il suo lavoro ha rinunciato a tutto, alle uscite con gli amici, alle vacanze con suo marito, ad avere una famiglia, «sai, perché poi il tempo passa… ho rinunciato a tutto per avere quello che ho, forse è anche sbagliato, ma qui ho dato anima e corpo».
Adesso ha già voglia di cambiare, ha già novità all’orizzonte. Mi indica una pila di libri, in un angolo del laboratorio, sono manuali sul mondo del pane e del salato, una nuova passione. Chissà cosa tirerà fuori dal cilindro. Intanto mi racconta di un altro impegno che le sta dando grandi soddisfazioni: la scuola alberghiera di Tortolì le ha proposto di tenere un corso regionale sull’arte del gelato, rivolto ai ragazzi fuori corso, fra loro ha trovato una studentessa appassionata che ha preso a lavorare con sé. Ai suoi ragazzi insegna che i libri possono far realizzare i sogni, che volere è potere. Mi sembra che il segreto del suo successo sia chiaro, ma ci tiene ad aggiungere: «Studio tanto, ascolto molto. Penso che in tutto questo la cosa più importante sia l’impegno, i sacrifici, ma a volte ci vuole anche un pizzico di fortuna. La mia fortuna è stata venire qui, amo l’Ogliastra, adoro questo posto. Dico sempre che non andrò mai più via da qui».
Ma il primo ingrediente è una frase che ripete quasi come un mantra: Io amo il mio lavoro.
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