di Claudia Carta.
Un futuro con poche luci e tante ombre. I sindaci chiedono a Stato e Regione disposizione chiare e interventi immediati, oltre che un coinvolgimento più diretto. No a scelte imposte dall’alto
Primi cittadini in tempo di pandemia. Epocale: «Essere sindaco di un piccolo paese è già di per sé totalizzante – commenta Anna Assunta Chironi, a Triei –; esserlo ai tempi del Coronavirus vuol dire che tutto questo è amplificato. Una situazione che mai avrei immaginato di vivere. Sono consapevole che la mia comunità conta su di me, vuole da me risposte per quello che sta accadendo e per quello che accadrà. E io cerco di essere presente. Non è facile. Si è lasciati soli. Ma vado avanti».
Strascichi della Fase 1 – ammesso sia passata – pesantissimi: «Il disagio maggiore lo vivono gli invisibili – sottolinea a Escalaplano il primo cittadino, Marco Lampis – i dimenticati, i diseredati da una società di arrivisti, che lascia indietro i meno istruiti e poco professionalizzati o i non perfettamente abili. I lavoratori a giornata, i conduttori di piccoli poderi, chi si aiuta con s’agiudu torrau, chi, per campare, deve uscire di casa. Non hanno avuto nulla, se non gli aiuti alimentari e l’assistenza dei servizi sociali. Dovrebbero essere loro – ne è convinto – i beneficiari degli 800 euro disposti dalla Regione, che speriamo si decida a fare chiarezza proprio su chi ne debba realmente usufruire».
Dal 4 maggio, in sostanza, scrivere una pagina nuova è impresa ardua. «Intanto – fa notare Gianluca Congiu, capo dell’esecutivo a Girasole – dobbiamo riuscire a comunicare ai cittadini che l’emergenza non è finita e che ci attendono mesi difficili sia dal punto di vista sanitario che economico. Lo Stato e la Regione – prosegue – hanno dato purtroppo risposte parziali e spesso confuse se non contradditorie. È mancato un quadro normativo certo e le risposte, a chi ha forte bisogno di sostegno sanitario ed economico, sono state finora insufficienti. Solo i comuni, con pochi mezzi, sono riusciti ad arginare il malcontento e parzialmente le richieste dei cittadini».
Risposte. Introvabili come le mascherine due mesi fa. Tutti vogliono risposte. Nel frattempo «la tanto annunciata fase di avvio delle “indagini sierologiche” non è ancora stata avviata», rileva Andrea Piroddi, sindaco di Ilbono, che sottolinea «l’esiguo numero di tamponi effettuati in Ogliastra». E aggiunge: «Il Presidente Solinas ha delegato a noi amministratori locali la possibilità o meno di consentire l’avvio a determinate categorie produttive, subordinandola alla comunicazione quotidiana dell’indice Rt (indice dei contagi) nei nostri comuni. Ora, ho forti dubbi sull’efficacia delle comunicazioni tra Asl, Unità di crisi regionale e comuni. Auspico un maggiore coinvolgimento di noi amministratori – da parte di Governo e Regione – nelle decisioni in tema di salute ed economia. Non è pensabile calare dall’alto provvedimenti senza averci consultati».
Incertezza. È il filo rosso che unisce tutte le anime di questo territorio. E la ripartenza? «L’attività agricola e vitivinicola è certamente forte – sono le parole di Carlo Lai, alla guida del comune di Jerzu –, ma non è fonte unica di reddito per tanti. Jerzu è polo scolastico e polo sanitario: scuole e Clinica Tommasini generano un indotto notevole, così come la Cantina Sociale, che fortunatamente non ha mai smesso di produrre». E aggiunge: «Anche Jerzu beneficerebbe di qualcosa che dovrebbe diventare una parola d’ordine: più investimenti, sbloccare cantieri e mettere denaro fresco nelle opere, prima fra tutte l’edilizia scolastica. Sarebbe una boccata d’ossigeno e un’ottima prospettiva».
A Villagrande Strisaili si fa quadrato attorno ai pilastri centenari della comunità: «Appena diffuse le notizie sull’emergenza sanitaria – racconta il primo cittadino, Alessio Seoni – ci siamo attivati al fine di rassicurarli, offrendo loro ogni forma di sostegno materiale e psicologico. Seppur avvezzi a ben altri sacrifici e difficoltà, rappresentano i soggetti più fragili di fronte al virus. La produzione delle mascherine – continua – è iniziata proprio per garantire loro l’assistenza domiciliare, cui si sono aggiunte la consegna di medicinali, della spesa, di libri e quotidiani e di tutto ciò che consentisse loro di trascorrere questi mesi in serenità. Una serenità di grande esempio per tutti».
Ma il virus, subdolo e inclemente, sia pure “di importazione”, nelle nostre comunità ci è arrivato, eccome. Due casi a Loceri, tre a Villaputzu e uno a Bari Sardo. «Entrambe le donne sono guarite e il loro stato di salute è ottimo – afferma Roberto Uda, a capo dell’amministrazione comunale di Loceri –. Attorno a loro, grande solidarietà, anche se non nascondo che, forse dettate dalla paura, ho letto e visto cose non degne del consorzio umano». Sul «dramma sociale ed economico» attuale, non nasconde la sua preoccupazione, ma prova a essere ottimista e vedere la crisi «come una possibilità di reinventarsi con più solidità, più coraggio e unità. Molti paradigmi sociali, economici culturali debbono essere reinventati. Può essere un’occasione».
Ottimismo anche nelle parole del sindaco di Villaputzu, Sandro Porcu: «Appena saputo di questi casi – racconta – ho subito informato la popolazione cercando il più possibile di non allarmarla e tenendola costantemente aggiornata. Occorre avere nervi saldi, non farsi prendere dal panico, seguire i protocolli e sensibilizzare costantemente sui comportamenti da seguire. La comunità – prosegue – ha compreso la situazione e si è stretta virtualmente ai nostri tre cittadini che stanno bene, sono a casa in isolamento e non presentano sintomi da settimane, seguiti e monitorati dalla Asl. Aspettiamo gli esiti dei tamponi e siamo pronti a ripartire».
Che la paura fa novanta l’hanno sperimentato anche a Bari Sardo, oggi sede della prima Usca, l’Unità speciale di continuità assistenziale. «Vi assicuro – sono le parole di Ivan Mameli, alla guida dell’esecutivo bariese dal 2017 – che soprattutto all’inizio, quando il quadro non era ben delineato, abbiamo passato brutti momenti. Fanno piacere, in situazioni come queste, le attestazioni di stima, solidarietà e vicinanza che provengono dai paesi vicini. Ci hanno fatto sentire meno soli e più appartenenti a un’unica comunità, quella ogliastrina. Il nostro concittadino sta bene. Ora l’attenzione e l’impegno massimi – afferma – sono tutti per affrontare il delicato momento che ci sta investendo, specie dal punto di vista economico».
C’è chi però, a livello nazionale, l’ha chiamata Fase uno e mezzo. Troppa prudenza? «Affatto. È anzi importantissima, visto che non abbiamo conoscenza assoluta del virus». A parlare è Davide Burchi, primo cittadino di Lanusei. «I cittadini vivono questa emergenza nel rispetto delle indicazioni e con la consapevolezza che la responsabilità individuale può fare la differenza. Le criticità di natura sanitaria ci sono e il sistema è fragile. Ovviamente c’è molta incertezza sul futuro – avverte – e questa è forse la criticità maggiore. Non sappiamo in che termini potremmo riaprire e in che misura il sistema economico darà delle difficoltà. È emersa una grande solidarietà in questo periodo. Ritengo che il sistema sociale, che pure è stato in parte bloccato in questi mesi, possa uscirne rafforzato».
Cautela e ragionevolezza. Ma un intero sistema attende di rimettersi in moto. Si naviga a vista. Ed è ciò che preoccupa di più: «Purtroppo sembra che all’orizzonte non ci sia alcuna pianificazione chiara – sostiene Salvatore Corrias, sindaco di Baunei e consigliere regionale d’opposizione in quota Pd –. Credo che il modo migliore sia quello di arrivare a luglio, per essere ottimisti, in una condizione tale da poter attuare i protocolli sanitari, e quindi anche quelli aziendali, nel modo più consono e conforme alle attese dei turisti. Sempre che i turisti arrivino. Ancora non si capisce, infatti, come verranno gestiti questi protocolli e cioè con quali tamponi, con quali test sierologici, chi se ne addosserà l’onere e dove verrannofatti». E sottolinea: «C’è un ritardo enorme sulla gestione del sostegno finanziario rivolto alle famiglie, mentre ancora non si sa quale sia l’entità e con quali modalità verrà attutato il sostegno finanziario alle imprese e a quelle del turismo in particolare. Nonostante questo, non possiamo non dirci fiduciosi e lo dobbiamo essere fino in fondo».
I sindaci:”Chiarezza, coinvolgimento e risposte immediate”
di Claudia Carta.
Un futuro con poche luci e tante ombre. I sindaci chiedono a Stato e Regione disposizione chiare e interventi immediati, oltre che un coinvolgimento più diretto. No a scelte imposte dall’alto
Primi cittadini in tempo di pandemia. Epocale: «Essere sindaco di un piccolo paese è già di per sé totalizzante – commenta Anna Assunta Chironi, a Triei –; esserlo ai tempi del Coronavirus vuol dire che tutto questo è amplificato. Una situazione che mai avrei immaginato di vivere. Sono consapevole che la mia comunità conta su di me, vuole da me risposte per quello che sta accadendo e per quello che accadrà. E io cerco di essere presente. Non è facile. Si è lasciati soli. Ma vado avanti».
Strascichi della Fase 1 – ammesso sia passata – pesantissimi: «Il disagio maggiore lo vivono gli invisibili – sottolinea a Escalaplano il primo cittadino, Marco Lampis – i dimenticati, i diseredati da una società di arrivisti, che lascia indietro i meno istruiti e poco professionalizzati o i non perfettamente abili. I lavoratori a giornata, i conduttori di piccoli poderi, chi si aiuta con s’agiudu torrau, chi, per campare, deve uscire di casa. Non hanno avuto nulla, se non gli aiuti alimentari e l’assistenza dei servizi sociali. Dovrebbero essere loro – ne è convinto – i beneficiari degli 800 euro disposti dalla Regione, che speriamo si decida a fare chiarezza proprio su chi ne debba realmente usufruire».
Dal 4 maggio, in sostanza, scrivere una pagina nuova è impresa ardua. «Intanto – fa notare Gianluca Congiu, capo dell’esecutivo a Girasole – dobbiamo riuscire a comunicare ai cittadini che l’emergenza non è finita e che ci attendono mesi difficili sia dal punto di vista sanitario che economico. Lo Stato e la Regione – prosegue – hanno dato purtroppo risposte parziali e spesso confuse se non contradditorie. È mancato un quadro normativo certo e le risposte, a chi ha forte bisogno di sostegno sanitario ed economico, sono state finora insufficienti. Solo i comuni, con pochi mezzi, sono riusciti ad arginare il malcontento e parzialmente le richieste dei cittadini».
Risposte. Introvabili come le mascherine due mesi fa. Tutti vogliono risposte. Nel frattempo «la tanto annunciata fase di avvio delle “indagini sierologiche” non è ancora stata avviata», rileva Andrea Piroddi, sindaco di Ilbono, che sottolinea «l’esiguo numero di tamponi effettuati in Ogliastra». E aggiunge: «Il Presidente Solinas ha delegato a noi amministratori locali la possibilità o meno di consentire l’avvio a determinate categorie produttive, subordinandola alla comunicazione quotidiana dell’indice Rt (indice dei contagi) nei nostri comuni. Ora, ho forti dubbi sull’efficacia delle comunicazioni tra Asl, Unità di crisi regionale e comuni. Auspico un maggiore coinvolgimento di noi amministratori – da parte di Governo e Regione – nelle decisioni in tema di salute ed economia. Non è pensabile calare dall’alto provvedimenti senza averci consultati».
Incertezza. È il filo rosso che unisce tutte le anime di questo territorio. E la ripartenza? «L’attività agricola e vitivinicola è certamente forte – sono le parole di Carlo Lai, alla guida del comune di Jerzu –, ma non è fonte unica di reddito per tanti. Jerzu è polo scolastico e polo sanitario: scuole e Clinica Tommasini generano un indotto notevole, così come la Cantina Sociale, che fortunatamente non ha mai smesso di produrre». E aggiunge: «Anche Jerzu beneficerebbe di qualcosa che dovrebbe diventare una parola d’ordine: più investimenti, sbloccare cantieri e mettere denaro fresco nelle opere, prima fra tutte l’edilizia scolastica. Sarebbe una boccata d’ossigeno e un’ottima prospettiva».
A Villagrande Strisaili si fa quadrato attorno ai pilastri centenari della comunità: «Appena diffuse le notizie sull’emergenza sanitaria – racconta il primo cittadino, Alessio Seoni – ci siamo attivati al fine di rassicurarli, offrendo loro ogni forma di sostegno materiale e psicologico. Seppur avvezzi a ben altri sacrifici e difficoltà, rappresentano i soggetti più fragili di fronte al virus. La produzione delle mascherine – continua – è iniziata proprio per garantire loro l’assistenza domiciliare, cui si sono aggiunte la consegna di medicinali, della spesa, di libri e quotidiani e di tutto ciò che consentisse loro di trascorrere questi mesi in serenità. Una serenità di grande esempio per tutti».
Ma il virus, subdolo e inclemente, sia pure “di importazione”, nelle nostre comunità ci è arrivato, eccome. Due casi a Loceri, tre a Villaputzu e uno a Bari Sardo. «Entrambe le donne sono guarite e il loro stato di salute è ottimo – afferma Roberto Uda, a capo dell’amministrazione comunale di Loceri –. Attorno a loro, grande solidarietà, anche se non nascondo che, forse dettate dalla paura, ho letto e visto cose non degne del consorzio umano». Sul «dramma sociale ed economico» attuale, non nasconde la sua preoccupazione, ma prova a essere ottimista e vedere la crisi «come una possibilità di reinventarsi con più solidità, più coraggio e unità. Molti paradigmi sociali, economici culturali debbono essere reinventati. Può essere un’occasione».
Ottimismo anche nelle parole del sindaco di Villaputzu, Sandro Porcu: «Appena saputo di questi casi – racconta – ho subito informato la popolazione cercando il più possibile di non allarmarla e tenendola costantemente aggiornata. Occorre avere nervi saldi, non farsi prendere dal panico, seguire i protocolli e sensibilizzare costantemente sui comportamenti da seguire. La comunità – prosegue – ha compreso la situazione e si è stretta virtualmente ai nostri tre cittadini che stanno bene, sono a casa in isolamento e non presentano sintomi da settimane, seguiti e monitorati dalla Asl. Aspettiamo gli esiti dei tamponi e siamo pronti a ripartire».
Che la paura fa novanta l’hanno sperimentato anche a Bari Sardo, oggi sede della prima Usca, l’Unità speciale di continuità assistenziale. «Vi assicuro – sono le parole di Ivan Mameli, alla guida dell’esecutivo bariese dal 2017 – che soprattutto all’inizio, quando il quadro non era ben delineato, abbiamo passato brutti momenti. Fanno piacere, in situazioni come queste, le attestazioni di stima, solidarietà e vicinanza che provengono dai paesi vicini. Ci hanno fatto sentire meno soli e più appartenenti a un’unica comunità, quella ogliastrina. Il nostro concittadino sta bene. Ora l’attenzione e l’impegno massimi – afferma – sono tutti per affrontare il delicato momento che ci sta investendo, specie dal punto di vista economico».
C’è chi però, a livello nazionale, l’ha chiamata Fase uno e mezzo. Troppa prudenza? «Affatto. È anzi importantissima, visto che non abbiamo conoscenza assoluta del virus». A parlare è Davide Burchi, primo cittadino di Lanusei. «I cittadini vivono questa emergenza nel rispetto delle indicazioni e con la consapevolezza che la responsabilità individuale può fare la differenza. Le criticità di natura sanitaria ci sono e il sistema è fragile. Ovviamente c’è molta incertezza sul futuro – avverte – e questa è forse la criticità maggiore. Non sappiamo in che termini potremmo riaprire e in che misura il sistema economico darà delle difficoltà. È emersa una grande solidarietà in questo periodo. Ritengo che il sistema sociale, che pure è stato in parte bloccato in questi mesi, possa uscirne rafforzato».
Cautela e ragionevolezza. Ma un intero sistema attende di rimettersi in moto. Si naviga a vista. Ed è ciò che preoccupa di più: «Purtroppo sembra che all’orizzonte non ci sia alcuna pianificazione chiara – sostiene Salvatore Corrias, sindaco di Baunei e consigliere regionale d’opposizione in quota Pd –. Credo che il modo migliore sia quello di arrivare a luglio, per essere ottimisti, in una condizione tale da poter attuare i protocolli sanitari, e quindi anche quelli aziendali, nel modo più consono e conforme alle attese dei turisti. Sempre che i turisti arrivino. Ancora non si capisce, infatti, come verranno gestiti questi protocolli e cioè con quali tamponi, con quali test sierologici, chi se ne addosserà l’onere e dove verrannofatti». E sottolinea: «C’è un ritardo enorme sulla gestione del sostegno finanziario rivolto alle famiglie, mentre ancora non si sa quale sia l’entità e con quali modalità verrà attutato il sostegno finanziario alle imprese e a quelle del turismo in particolare. Nonostante questo, non possiamo non dirci fiduciosi e lo dobbiamo essere fino in fondo».