I primi passi in terra nuorese
di Franco Colomo.
Il 15 settembre 2019 segna indubbiamente un momento storico particolare: l’ingresso del vescovo Antonello come pastore della diocesi di Nuoro. Tappe, parole, emozioni intense che gettano uno sguardo sul nuovo cammino di due diocesi sorelle, ma di una sola comunità cristiana.
Prima di arrivare nella Cattedrale dedicata a Santa Maria della Neve, nel giorno del suo ingresso in diocesi, mons. Antonello Mura ha mosso i primi passi in terra nuorese visitando tre luoghi simbolo: il monastero Mater Salvatoris delle Carmelitane scalze, il Carcere di Badu ‘e Carros e l’ospedale San Francesco. Il senso di questa scelta, di per sé significativa e simbolica, acquista quasi la valenza di un vero e proprio programma pastorale se letta alla luce del brano evangelico domenicale da cui si è dipanata la riflessione nell’omelia: «A avrei voluto sostare anche in qualche piazza, dove le persone si ritrovano, alcune lontane non solo fisicamente dalle nostre celebrazioni e riti; luoghi dove la gente passa del tempo, discute, talvolta si perde. Oggi però – ha detto il Vescovo – sarebbe stata forse percepita più come un’esibizione, che una vicinanza… Lo farò in altre occasioni, per imparare sempre daccapo a guardare tutto e tutti con gli occhi e le premure del pastore, che non sopporta che qualcuno si smarrisca, venga dimenticato o sia escluso».
Come infatti non ci si può accontentare di essere 99, ma occorre impegnarsi per recuperare chi è assente e così vivere una gioia piena, allo stesso modo la Chiesa per cui lottare insieme è quella che si dimostra «bisognosa di chi è lontano, bisognosa del mondo che le sta attorno, a cui andare incontro con simpatia, con fiducia, perché la nostra gioia si arricchisca di ciò che ci manca».
La celebrazione, sobria e solenne, ha vissuto momenti via via più intensi. Dall’accoglienza sul sagrato da parte del Capitolo della Cattedrale e delle autorità civili, all’ingresso in chiesa tra due ali di folla – i nuoresi ad attenderlo, i fedeli giunti con lui dall’Ogliastra per accompagnarlo –, alla sosta silenziosa davanti al Tabernacolo. E ancora, dopo il saluto da parte del Collegio dei consultori e del Consiglio pastorale diocesano, la lettura della Lettera apostolica di nomina, il passaggio del pastorale dalle mani del Vescovo emerito, mons. Mosè Marcia, fino a quando il nuovo Pastore è salito alla Cattedra per dare inizio al suo ministero.
Accanto a Mura, gli emeriti Marcia e mons. Pietro Meloni, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, il vescovo di Alghero-Bosa – sua diocesi di origine – Mauro Maria Morfino e quello di Tempio, Sebastiano Sanguinetti, ma soprattutto quel popolo di Dio senza il quale il vescovo non è tale.
Due diocesi sorelle, una sola comunità cristiana.
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