In breve:

Hermanu, l’olio della longevità

Hermanu olio

di Tonino Loddo.
I frati questuanti che un tempo venivano in Ogliastra, quando bussavano alle porte delle case chiedevano ollu hermànu, l’olio che consideravano il vero elisir di lunga vita. Di tutto il resto potevano anche fare a meno, ma di quell’olio no…

Cercavano soprattutto olio, i frati questuanti che venivano in Ogliastra. Avevano capito che in quel dorato e profumato alimento si trovava il segreto di una longevità che non scorgevano in altre parti della Sardegna. Non che ce ne fosse in abbondanza, perché la varietà d’olivo autoctona da cui proveniva (l’ogliastrina, appunto) era riservata e severa; i frutti erano (e sono) piuttosto piccoli e la produzione modesta. Insomma, un condimento da non sprecare, al punto che le mamme piene di cose da fare, al sentire il bambino piangere per capriccio, usavano dire: «Ciài no as’a pràngir’ollu». L’importante era custodirlo bene, quell’olio, e dosarlo con parsimonia. Sprecarlo era come commettere un peccato grave. Anche perché quegli ulivi solenni non erano facili da coltivare, aggrappati com’erano – sovente – a pendii scoscesi, lì dove erano nati ed erano cresciuti e da generazioni accuditi con amore e perfino con tenerezza.
Eppure, di quest’olio salutare fino a qualche anno fa s’erano perse quasi del tutto le tracce. Era possibile trovarlo nelle mense delle spesso povere case d’Ogliastra, conservato di anno in anno come bene prezioso. Si sarebbe anche voluto vendere, ma nessuno veniva a cercarlo… Insomma, un tesoro prezioso ma senza valore.
Fino a quando un gruppo di produttori non ha avuto l’intuizione giusta. Mettiamoci insieme e proviamo a fare sistema. Era il 1995, quando fu fondata a Lanusei la Cooperativa piccoli produttori e coltivatori d’Ogliastra, un gruppetto di agricoltori che individuarono nell’organizzazione cooperativa la strada per riunire le forze disperse della loro eccellente produzione; benché, infatti, il loro olio fosse di altissima qualità, era per essi impossibile affrontare il mercato sia a causa della polverizzazione fondiaria del territorio e sia a causa dei costi esorbitanti che la gestione della commercializzazione avrebbe richiesto. Sotto la guida entusiasta del primo presidente, Mario Aresu, fu individuato un sito in cui costruire un frantoio all’avanguardia, in cui raccogliere il prodotto da avviare alla commercializzazione e fu creata una rete per l’assistenza tecnica dei soci. Oggi la cooperativa conta 250 soci che conferiscono presso il frantoio sociale la loro produzione, in gran parte di alta collina, con procedimenti che ne preservano i valori e metodi di coltivazione antichi. Da quel lontano 1995 si sono susseguiti alla guida della cooperativa cinque presidenti (Attilio Orrù, Andrea Murgia, Giuseppe Angius, fino all’attuale Italo Rosini).
Un regolamento interno preciso e perfino maniacale, prevede che i soci debbano conferire le olive unicamente in cassette, entro 24 ore dalla raccolta, in modo che il prodotto mantenga intatte tutte le sue caratteristiche.

(Continua…)

Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.

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