Girasole. Un piccolo paese una grande storia
di Paola Lai
Per la sua posizione geografica favorevole, il territorio di Girasole era abitato sin dall’epoca nuragica, come testimonia la presenza di ben quattro nuraghi. In seguito i fenici e i cartaginesi costruirono un porto nel punto di confluenza del rio Girasole con lo stagno, il cosiddetto porto di Sulci orientale, di cui si possono ancora osservare i ruderi nel settore nord dell’attuale stagno di Tortolì. Doveva essere uno dei tanti scali stagionali fenicio-punici della costa orientale sarda, un centro d’importanza strategica, essendo l’unico approdo sicuro nella zona. E fu proprio in prossimità del porto che i cartaginesi furono sconfitti dai romani nel 258 a.C. (battaglia di Sulci), durante la prima guerra punica.
Dal XII secolo testimonianze documentarie fanno riferimento a un paese denominato Gelisoi, poi diventato Gelisuli e infine Girasol, che la maggior parte degli studiosi identifica proprio con l’antica Sulci orientale. Il paese divenne in epoca medievale un centro molto fiorente, tra i più ricchi della zona, appartenente prima al Regno giudicale di Carali e poi a quello di Gallura. In seguito finì sotto il dominio di Pisa, a cui versava esosi tributi, e infine sotto quello degli aragonesi. Nei secoli successivi però il paese attraversò un lungo periodo di decadenza di cui si avvantaggiarono i comuni limitrofi.
Forse, l’elemento architettonico più rilevante del paese attuale è la chiesa dedicata a No. S. del Monserrato. Bisogna andare a cercarla tra le viuzze del centro storico, lontano dal traffico della strada principale; quando poi la si scorge, con la sua facciata bianca, il piccolo rosone, il campanile a due piani con le aperture ogivali, colpisce per la sua semplicità e la sua imponenza. Non vi è un vero e proprio sagrato ma di fianco alla facciata il piccolo giardino ospita una pianta d’ulivo. Anche l’interno è molto semplice: l’ampia navata rettangolare, su cui si affacciano piccole cappelline, la copertura con volta a botte, una cornice scalettata che corre lungo le pareti e, nella parte alta dei muri laterali, quattro semplici finestre fanno entrare una luce lieve. Addossato alla parete del presbiterio e incorniciato da un lungo arco, l’altare maggiore, che appare spostato sulla destra, in posizione asimmetrica rispetto alla navata.
Non si hanno notizie certe sulla data della costruzione dell’edificio, ma lo stile gotico aragonese, comune a molte altre chiese in Sardegna, e la stessa dedicazione a Nostra Signora di Monserrato, consentono di collocarla, almeno nella sua configurazione attuale, all’epoca della dominazione spagnola, tra il XVI e il XVII secolo. Certo è che nel 1700 la Chiesa subì importanti lavori di ampliamento ma soltanto nella parte sinistra; a ciò si deve la singolare asimmetria che caratterizza non solo l’altare maggiore ma anche l’ingresso esterno e il campanile, che appaiono tutti spostati sulla destra.
Diversi sono stati gli interventi di restauro successivi. Quelli avviati nel 1992 hanno riportato alla luce i resti di pitture murali, risalenti al 1600, raffiguranti una coppa. Quelli più recenti, realizzati nel 2000 e nel 2012, hanno ripristinato, oltre alla coppa, alcune delicate decorazioni floreali, i colori originari dell’altare maggiore e la pavimentazione in cotto.
Per le dimensioni ridotte, la linearità della struttura architettonica, l’assenza di elementi decorativi importanti e la semplicità degli arredi, la Chiesa di Nostra Signora di Monserrato si presenta come un ambiente gentile e suggestivo, intimo e rassicurante che accoglie il visitatore e lo invita al raccoglimento e alla preghiera.
Un peccato non addentrarsi nei vicoli di Girasole per andare a vederla.
Certo, è un piccolo paese, con i suoi 1200 abitanti e un territorio di appena 13 Km2, ma ha anche un primato, quello della densità demografica tra le più alte in Ogliastra. La sua popolazione è quasi raddoppiata negli ultimi vent’anni ed è in continuo aumento. Anche l’età media è piuttosto bassa: al di sotto dei 40 anni, contro i 43 di Tortolì e i 45 di Lanusei, Barisardo e Lotzorai.
Un paese “giovane”, dunque, e in continua crescita.
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